Testi delle piramidi

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Testi delle piramidi

I Testi delle piramidi sono un insieme di formule rituali aventi lo scopo di assicurare l'immortalità e l'ascesa al cielo ai sovrani dell'antico Egitto.

I Testi compaiono per la prima volta nel monumento funebre di Unis (V dinastia) durante il periodo storico detto antico regno.
Si ritiene che prima di allora le formule venissero recitate durante la cerimonia funebre.
Trattandosi di formule rituali scritte in un linguaggio arcaico, e talvolta oscuro, non sempre è possibile comprendere pienamente il loro significato anche perché i Testi non formano un corpus organico.
Le formule avevano lo scopo di garantire al sovrano l'ascesa tra gli dei e la sua riunificazione con il dio-sole Ra.
Nei Testi compare anche la descrizione della Duat, l'oltretomba della religione egizia, formato dai Campi Hotep e dai Campi di Giunchi (detti anche Campi Iaru) la cui descrizione compare però solamente con i più tardi Testi dei sarcofagi. Nei testi delle piramidi si parlerebbe anche di un gruppo di esseri misteriosi chiamati Henmemet, provenienti dal remoto passato dell'Egitto, già antichi quando la civiltà del Nilo era ai primordi.

Riferimenti specifici al superbo animale, in Egitto, troviamo nei primevi miti della creazione, densi di profonde simbologie. Nei Testi delle Piramidi il dio Ra dà vita a "Gli Inerti" nell’Oceano Primordiale ", serpenti cosmici relati forse alle orbite di pianeti ancor privi di movimento, formati da gas inerti. In altri racconti lo stesso dio, nel pieno del suo fulgore, plasma un "primo universo" popolato da individui che si alleano contro di lui quando in seguito diventa vecchio. Indignato, decide di sterminarli con l’aiuto del suo Occhio, poi, stanco e deluso il sommo dio sale in alto nel cielo e nasce l’attuale mondo. Per garantire la vita sulla Terra, Ra e la sua progenie solcano la volta splendente della Galassia sulla "Barca dei Milioni di Anni", costantemente in lotta con l’antico serpente Apep. Rivalità espressa nei combattimenti tra Horus e Seth, quest’ultimo associato variamente alla dissoluzione in forma di serpente. I testi del tempio di Horus a Edfu ricordano, infatti, un grande serpente fiammeggiante che visitò la Terra in epoca remota.

La scena della battaglia solare è illustrata in molte pitture parietali all’interno di tombe e templi egizi, mentre la formula 332 dei Testi delle Piramidi, un corpus di sapere esoterico, recita: "Sono colui che è fuggito dal serpente attorcigliato, sono asceso in un’esplosione di fuoco dopo essermi girato all’intorno. I due cieli vengono a me".

L’intero mito di Ra andrebbe forse ascritto al confuso ricordo di una catastrofe cosmica di una stella centrale della Galassia, che ha interessato diversi pianeti. Murry Hope nota con acume che il processo di contrazione (la dipartita di Ra) da una stella gialla a una nana bianca prevede una spettacolare espansione in una rossa supergigante e l’eiezione dell’involucro in una nebulosa planetaria. L’effetto è simile a un enorme serpente che racchiude l’astro, l’Apep, destino che toccherà in sorte ai corpi celesti dopo svariati milioni di anni.

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Bibliografia

Tosi, Mario - Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto, Vol. I - Ananke, 2004 Torino - ISBN 88-7325-064-5

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