Titani
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I Titani (dal greco: Τιτάνες, Titânes; singolare: Τιτάν) sono, nella mitologia e nella religione greca, gli dèi più antichi (prótheroi theoí[3]), nati prima degli Olimpi e generati da Urano (Cielo) e Gaia (anche Gea, Terra)[4]. Titanidi erano invece chiamate le loro sorelle, mogli e compagne. I Titani vengono solitamente considerati come le forze primordiali del cosmo, che imperversavano sul mondo prima dell'intervento regolatore ed ordinatore degli Dei olimpici.
Indice |
Etimologia
L'origine del termine Τιτάνες non è assolutamente certa. Esiodo [5] la fa discendere, ma in modo del tutto fantasioso, dal termine τιταίνειν ("produrre uno sforzo", "tendere in alto") e da τίσις ("vendetta", "punizione") collegandoli alla relazione con Urano, loro padre[6] che li avrebbe chiamati così per disprezzo, per odio [7].
I Titani nella Teogonia di Esiodo
Nella Teogonia di Esiodo, ai vv. 133-138, viene narrato che unendosi a Urano (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante"), Gaia (Γαῖα, "Terra") genera i sei Titani:
- Oceano (Ὠκεανός)[8],
- Coio (Κοῖος, anche Ceo),
- Creio (Κριός, anche Crio),
- Iperione (Ύπέριον),
- Iapeto (Ιαπετός, anche Giapeto)
- Kronos (Κρόνος, anche Crono);
e le sei Titanidi:
- Theia (Θεία, anche Teia o Tia)[9],
- Rea (Ῥέα),
- Themis (Θέμις, anche Temi),
- Mnemosyne (Μνημοσύνη, anche Menmosine),
- Phoibe (Φοίϐη, anche Febe),
- Tethys (Τηθύς, anche Teti).
Dopo i Titani (vv. 139-153), l'unione tra Gaia e Urano genera i tre Ciclopi (Κύκλωπες: Brontes, Steropes e Arges[10])[11]; e i Centimani (Ἑκατόγχειρες, Ecatonchiri): Cotto, Briareo e Gige dalla forza terribile[12].
Urano (vv.154-182) imprigiona i tre Centimani ed i Ciclopi partoriti da Gaia. La ragione di questo rifiuto risiederebbe secondo alcuni autori[13], nella loro "mostruosità". Gaia allora costruisce una falce dentata e chiede agli altri figli, i Titani a mettersi contro il volere del padre Urano. Solo l'ultimo dei Titani, Kronos, risponde all'appello della madre: appena Urano si stende nuovamente su Gaia, Kronos, nascosto[14] lo evira.
Da questo momento inizia il dominio di Kronos il quale, unendosi a Rea, genera: Istie (Ἱστίη, ionico; anche Estia dall'attico Ἑστία), Demetra (Δήμητρα), Era (Ἥρα, anche Hera), Ade (Ἅιδης) ed Ennosigeo (Ἐννοσίγαιον, Scuotitore della terra, da intendere come Posidone o Poseidone Ποσειδῶν[15]); ma tutti questi figli vengono divorati da Kronos in quanto, avvertito dai genitori Gaia e Urano che uno di questi lo avrebbe spodestato, non vuole cedere il potere regale. Grande sconforto questo stato di cose procura a Rea, la quale, incinta dell'ultimo figlio avuto da Kronos, Zeus (Ζεύς), e consigliatasi con gli stessi genitori, decide di partorire nascostamente a Lycto (Creta)[16], consegnando a Kronos una pietra che questi divora pensando fosse il proprio ultimo figlio.
Zeus (vv.492-500) cresce in forza e intelligenza e infine sconfigge il padre Kronos facendogli vomitare [17] gli altri figli che aveva divorato, e il primo oggetto vomitato da Kronos è proprio quella pietra che egli aveva inghiottito scambiandola per Zeus[18]. Quindi Zeus (vv.501-506) scioglie dalle catene i tre Ciclopi[19] così costretti dallo stesso Kronos, i quali lo ricambieranno consegnandogli il tuono, il fulmine e il lampo.
I versi 617-720 della Teogonia si occupano della Titanomachia, la lotta tra i titani residenti sul monte Othrys[20] e gli dèi dell'Olimpo (figli di Kronos e di Rea): da dieci anni la lotta tra i due schieramenti prosegue incerta quando Zeus, su consiglio di Gaia, libera i tre Centimani precedentemente costretti nella terra da Urano e, dopo averli rifocillati con nettare e ambrosia, li coinvolge nella battaglia che diverrà così decisiva e si concluderà con la sconfitta dei titani e la loro segregazione nel Tartaro, chiuso da mura e da porte di bronzo costruite appositamente da Poseidone e guardati a vista dagli stessi tre Centimani.
Sempre nella Teogonia esiodea viene citata la generazione di altri Titani:
- (vv.233-239) Ponto (Πόντος, il Mare) genera[21] Nereo (Νηρεύς) detto il "vecchio", divinità marina sincera ed equilibrata; poi, sempre Ponto ma unitosi a Gaia, genera Taumante (Θαῦμας)[22], quindi Phorcy (Φόρκυς, Phòrkys)[23], Cetó (Κητώ)[24] dalle "belle guance"[25], ed Eurybie (Εὐρύβια)[26];
- (vv.371-374) i titani Theia (Θεία, Teia) e Iperione (Ἰαπετός) generano Elios (Ἥλιος, Helios, Sole), Selene (Σελήνη, Luna) e Eós (Ἠώς, Aurora)
- (vv.404-410) i titani Phoibe (Φοίβη) e Coio (Κοῖος) generano la dolce Letó (Λητώ, anche Latona)[27] dal peplo azzurro, Asterie (Ἀστερία, anche Asteria) che Perse (Πέρσης) condusse al suo palazzo come consorte;
- (vv.411-452) Asterie e Perse generano Ecate (Ἑκάτη)[28]; i versi 404-52 della Teogonia corrispondono all'Inno a Ecate la dea di stirpe titanica che qui possiede un rango particolarmente elevato, assegnatole da Zeus in persona; la sua zona di influenza è la terra, il mare e il cielo[29] dove ella appare a protezione dell'uomo oltre che nel ruolo di intermediaria tra questi e il mondo degli dèi;
- (vv.507-616) il titano Iapeto e l'oceanina Climene (Κλυμένη) generano Atlante (Ἄτλας) dal cuore violento, Menetio (Μενοίτιος), Prometeo (Προμηθεύς) e Epimeteo (Ἐπιμηθεύς): il destino di Atlante e di Menetio sono decisi da Zeus i quali costringe il primo a sorreggere la volta celeste con la testa e facendo forza sulle braccia, mentre il secondo, per via della sua tracotanza, lo scaglia con il fulmine nell'Erebo. Complessivamente, a parte la vicenda di Epimeteo ("colui che pensa dopo", a differenza del fratello Prometeo "colui che pensa prima") il quale accoglierà improvvidamente il dono di Zeus consistente nella "donna", "portatrice di guai" per l'uomo, i versi 507-616 narrano la vicenda di Prometeo, il titano campione degli uomini il quale avendo cercato di ingannare Zeus durante la spartizione del bue sacrificale, e successivamente per aver rubato il fuoco agli dèi donandolo agli uomini, viene condannato dallo stesso Zeus a essere eternamente legato a una colonna, dove un'aquila di giorno gli mangia il fegato[30] che di notte gli ricresce, questo finché Eracle, figlio di Zeus e con il suo permesso, non lo libererà dal tormento.
I Titani nelle altre tradizioni mitologiche greche
- Diodoro Siculo ( Bibliotheca historica V, 64 e sgg.) riferisce che secondo i Cretesi, i Titani nacquero al tempo dei Cureti. Essi vivevano nei pressi di Cnosso, erano sei maschi (Crono, Iperione, Ceo, Iapeto, Crio, Oceano) e cinque femmine (Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti), figli di Urano e di Gea, oppure figli di uno dei Cureti andato in sposo a una certa Titaia da cui essi presero il nome. Ognuno di questi Titani ebbe modo di lasciare un dono prezioso in eredità agli uomini conquistando in questo modo un onore imperituro. Crono, dei Titani il più anziano, fu re, e grazie a lui gli uomini passarono dallo stato selvaggio alla civiltà. Insegnò agli uomini anche ad essere probi e semplici d'animo, questa è la ragione per cui si sostiene che gli uomini al tempo di Crono furono giusti e felici[31].
Il confronto tra il testo teogonico esiodeo e il racconto, ad esempio, di Diodoro Siculo evidenzia due differenti approcci tradizionali sulla natura dei Titani: Template:Q
- Apollonio Rodio (Argonautiche I, 503-506) racconta, per mezzo di Orfeo, come, prima di Crono e Rea, i Titani fossero sudditi del serpente marino Ofione (Ὀφίων) e dell'oceanina Eurinome (Εὐρυνόμη) i quali avevano sede sull'Olimpo, ma questi sovrani dovettero cedere il potere regale rispettivamente a Crono e a Rea dopo essere stati gettati nei flutti dell'Oceano.
Note
Bibliografia
- Esiodo. Opere. Traduzione di Graziano Arrighetti, 1998 Torino, Einaudi-Gallimard; Milano, Mondadori, 2007.
- Esiodo. Tutte le opere. Traduzione di Cesare Cassanmagnago, Milano, Bompiani, 2009.
- Esiodo. Opere. Traduzione di Aristide Colonna, Torino, UTET, 1977.
Voci correlate
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