Altare di Pergamo
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=== ''Il fregio di Telefo'' === | === ''Il fregio di Telefo'' === |
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L'Altare di Zeus di Pergamo è uno degli edifici più famosi e uno dei capolavori dell'arte ellenistica. Fu fatto edificare da Eumene II in onore di Zeus Sóter e Atena Nikephòra (Zeus salvatore e Atena portatrice di vittoria) per celebrare la vittoria sui Galati.
Il fregio fu distrutto durante le invasioni barbariche e ricostruito coi frammenti superstiti da archeologi tedeschi a Berlino, nel Pergamon Museum.
La realizzazione dell'altare fu iniziata sotto il regno di re Eumene II (200 a.C.) e, in seguito alla sua morte, continuata dal successore e fratello Attalo II. L'opera si poneva come conferma definitiva della vittoria di Pergamo sui rivali, i Galati, nel 166 a.C. sotto il regno appunto di Eumene II. Nel periodo compreso tra il 166 a.C. e il 156 a.C., l'altare fu quasi totalmente realizzato, nonostante il re Prusia II di Bitinia, intorno al 156 a.C., attaccò la città.
Nel 1886, l'altare fu portato da Pergamo a Berlino, Germania, con il permesso del sultano Abdul Hamid II, al potere in quel tempo. Quasi un secolo dopo, nel 1948, il fregio dell'Altare di Zeus fu confiscato dal'Armata Rossa e portato da questa a Leningrado. Solo dieci anni più tardi, il fregio ritornò nella Germania dell'Est, come regalo da parte dell'allora Unione Sovietica. Attualmente la parte anteriore dell'altare si trova conservata al Pergamon Museum di Berlino.
L'aspetto ufologico dipende dal fatto che la figura mitica e inventata (dalla religione greca) di Zeus deriva da quella reale di Enlil, alieno anunnako di Nibiru passato alla storia come un dio sumero.
Indice |
L'autore e i contorni politici
L'ideatore e il realizzatore dell'opera non c'è pervenuto: ciò che si ha tutt'oggi sono solo ipotesi. La più accreditata è quella secondo cui l'ideatore delle sculture (realizzate forse da lui stesso o da una cerchia di suoi collaboratori) sarebbe Firomaco, uno dei sette più grandi scultori greci. Questa ipotesi trova conferma soprattutto per lo stile con cui sono state scolpiti gli altorilievi, tipico dell'arte ateniese: l'impostazione di Zeus e Atena che combattono, per esempio, è la stessa di Atena e Poseidon nel frontone occidentale del Partenone.
Questa somiglianza dunque assume anche contorni politici, sociali e religiosi: accumunava infatti i pergameni agli ateniesi, facendo risalire quindi e affermando l'appartenenza dei due popoli ad un'unica stirpe, con gli stessi valori e la stessa cultura.
L'altare
L'altare consisteva di un ampio recinto quadrilatero, contornato all'esterno da un colonnato, alto circa 4 metri: questo si protendeva in due avancorpi a forma di U. Al centro, era situata una scala, facendo in modo che il colonnato si trovasse alla sommità di un alto basamento, in parte modellato ad alto rilievo, in parte liscio.
La parte superiore è costituita da un doppio porticato con colonne in stile ionico: il primo si estende lungo tutto il perimetro della piattaforma superiore; il secondo invece , a coppie di colonne unite da un'anima muraria, si estende intorno all'altare interno. In secondo piano, dietro alla prima fila di colonne, si svolge un fregio continuo che rappresenta le storie di Telefo, figlio di Eracle. Lungo tutti i lati dello zoccolo e i bordi della scalinata centrale, si estendono complessi scultorei raffiguranti scene di gigantomachia.
Gigantomachia
Il fregio, lungo ben 110 mt e scolpito su pannelli alti 2,3 mt, rappresenta la lotta tra dei e giganti. Non si parla però solamente di una rappresentazione, ma anche di una vera e propria trasposizione del mito alla realtà della guerra appena vinta: lo scontro tra i Pergameni e i Galati. L'identificazione di questi ultimi però non è del tutto casuale; fonti attestano infatti che per incutere timore ai nemici, i Galati usassero acconciarsi i capelli in piccole ciocche rigide, frizionadoli con un impasto di gesso: questo in greco prende il nome di tìtanos. Da qui l'ulteriore similitudine al termine Titànes, i Titani, simili ai giganti.
Il fregio di Telefo
Le figure, realizzate a basso rilievo, rappresentano in una narrazione continua, le avventure di Telefo, figlio di Eracle, trasportato dall'Arcadia in Misia dove diviene re e fonda una dinastia; queste hanno un senso tutt’altro che aneddotico: ricollegando la propria stirpe a questa stirpe eroica, Eumene si proclama discendente da una progenie divina, in quanto Eracle era figlio di Zeus. Oggi ignoriamo quale potesse essere la portata di questa propaganda per immagini.