Titani
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[[File:Oceanus IstArchMu764c.jpg|250|thumb|[[Oceano (mitologia)|Oceano]] (Ὠκεανός), in una statua rinvenuta a Efeso e risalente al II secolo d.C., oggi conservata presso il [[Museo archeologico di Istanbul]]. Oceano è il primo figlio di Urano (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante") e Gaia (Γαῖα, "Terra"). Nell<nowiki>'</nowiki>''Iliade'' (XIV 201) è detto «padre degli dèi». La sua potenza si manifesta nell'acqua primordiale che circonda la Terra origine di tutti i fiumi. Sposo di Tethys (Τηθύς, anche Teti) <ref>Da non confondersi con la nereide Thetis (Θέτις, anche Teti), madre di Achille.</ref> con lei genera i Fiumi (Ποταμοί) e le Oceanine (Ὠκεανίδες), tra cui Stige (Στύξ), la più illustre, le quali con il loro elemento acquatico nutrono di giovinezza gli uomini. Oceano per quanto Titano, non verrà incatenato da Zeus nel [[Tartaro]] in quanto non parteciperà alla lotta contro gli dèi olimpici<ref>[[Giulio Guidorizzi]]. ''Il mito greco''. Vol.1 Gli eroi. Mondadori, Milano, 2011, p. 987.</ref>.]] | [[File:Oceanus IstArchMu764c.jpg|250|thumb|[[Oceano (mitologia)|Oceano]] (Ὠκεανός), in una statua rinvenuta a Efeso e risalente al II secolo d.C., oggi conservata presso il [[Museo archeologico di Istanbul]]. Oceano è il primo figlio di Urano (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante") e Gaia (Γαῖα, "Terra"). Nell<nowiki>'</nowiki>''Iliade'' (XIV 201) è detto «padre degli dèi». La sua potenza si manifesta nell'acqua primordiale che circonda la Terra origine di tutti i fiumi. Sposo di Tethys (Τηθύς, anche Teti) <ref>Da non confondersi con la nereide Thetis (Θέτις, anche Teti), madre di Achille.</ref> con lei genera i Fiumi (Ποταμοί) e le Oceanine (Ὠκεανίδες), tra cui Stige (Στύξ), la più illustre, le quali con il loro elemento acquatico nutrono di giovinezza gli uomini. Oceano per quanto Titano, non verrà incatenato da Zeus nel [[Tartaro]] in quanto non parteciperà alla lotta contro gli dèi olimpici<ref>[[Giulio Guidorizzi]]. ''Il mito greco''. Vol.1 Gli eroi. Mondadori, Milano, 2011, p. 987.</ref>.]] | ||
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I '''Titani''' (dal [[Lingua greca|greco]]: Τιτάνες, ''Titânes''; singolare: Τιτάν) sono, nella [[mitologia greca|mitologia]] e nella [[religione greca]], gli dèi più antichi (''prótheroi theoí''<ref>Esiodo ''Teogonia'' 424.</ref>), nati prima degli Olimpi e generati da [[Urano (mitologia)|Urano]] (Cielo) e [[Gaia (mitologia)|Gaia]] (anche Gea, Terra)<ref>Cfr. ad es. [[Herbert Jennings Rose]]. ''Oxford Classical Dictionary'' 1970; trad. it. ''Dizionario di antichità classiche''. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p.2106; Franco Ferrari, Marco Fantuzzi, Maria Chiara Martinelli, Maria Screna Mirto. ''Dizionario della Civiltà classica'', vol. 2. Milano, Rizzoli, 2001, p.1757.</ref>. '''Titanidi''' erano invece chiamate le loro sorelle, mogli e compagne. I Titani vengono solitamente considerati come le forze primordiali del cosmo, che imperversavano sul mondo prima dell'intervento regolatore ed ordinatore degli [[Olimpi|Dei olimpici]]. | I '''Titani''' (dal [[Lingua greca|greco]]: Τιτάνες, ''Titânes''; singolare: Τιτάν) sono, nella [[mitologia greca|mitologia]] e nella [[religione greca]], gli dèi più antichi (''prótheroi theoí''<ref>Esiodo ''Teogonia'' 424.</ref>), nati prima degli Olimpi e generati da [[Urano (mitologia)|Urano]] (Cielo) e [[Gaia (mitologia)|Gaia]] (anche Gea, Terra)<ref>Cfr. ad es. [[Herbert Jennings Rose]]. ''Oxford Classical Dictionary'' 1970; trad. it. ''Dizionario di antichità classiche''. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p.2106; Franco Ferrari, Marco Fantuzzi, Maria Chiara Martinelli, Maria Screna Mirto. ''Dizionario della Civiltà classica'', vol. 2. Milano, Rizzoli, 2001, p.1757.</ref>. '''Titanidi''' erano invece chiamate le loro sorelle, mogli e compagne. I Titani vengono solitamente considerati come le forze primordiali del cosmo, che imperversavano sul mondo prima dell'intervento regolatore ed ordinatore degli [[Olimpi|Dei olimpici]]. | ||
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in pace, si spartivano i frutti del loro lavoro in mezzo a beni infiniti,<br> ricchi d'armenti, cari agli dèi beati.|[[Esiodo]], ''[[Erga]]'', 109-120. Traduzione di [[Graziano Arrighetti]], in Esiodo ''Opere'' : 1998 Einaudi-Gallimard; 2007 Mondadori, p.61|χρύσεον μὲν πρώτιστα γένος μερόπων ἀνθρώπων <br>ἀθάνατοι ποίησαν Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχοντες. <br>οἳ μὲν ἐπὶ Κρόνου ἦσαν, ὅτ᾽ οὐρανῷ ἐμβασίλευεν: <br>ὥστε θεοὶ δ᾽ ἔζωον ἀκηδέα θυμὸν ἔχοντες <br>νόσφιν ἄτερ τε πόνων καὶ ὀιζύος: οὐδέ τι δειλὸν <br>γῆρας ἐπῆν, αἰεὶ δὲ πόδας καὶ χεῖρας ὁμοῖοι <br>τέρποντ᾽ ἐν θαλίῃσι κακῶν ἔκτοσθεν ἁπάντων: <br>θνῇσκον δ᾽ ὥσθ᾽ ὕπνῳ δεδμημένοι: ἐσθλὰ δὲ πάντα <br>τοῖσιν ἔην: καρπὸν δ᾽ ἔφερε ζείδωρος ἄρουρα <br>αὐτομάτη πολλόν τε καὶ ἄφθονον: οἳ δ᾽ ἐθελημοὶ <br>ἥσυχοι ἔργ᾽ ἐνέμοντο σὺν ἐσθλοῖσιν πολέεσσιν. <br>ἀφνειοὶ μήλοισι, φίλοι μακάρεσσι θεοῖσιν.|lingua=grc}}</ref>. <br> | in pace, si spartivano i frutti del loro lavoro in mezzo a beni infiniti,<br> ricchi d'armenti, cari agli dèi beati.|[[Esiodo]], ''[[Erga]]'', 109-120. Traduzione di [[Graziano Arrighetti]], in Esiodo ''Opere'' : 1998 Einaudi-Gallimard; 2007 Mondadori, p.61|χρύσεον μὲν πρώτιστα γένος μερόπων ἀνθρώπων <br>ἀθάνατοι ποίησαν Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχοντες. <br>οἳ μὲν ἐπὶ Κρόνου ἦσαν, ὅτ᾽ οὐρανῷ ἐμβασίλευεν: <br>ὥστε θεοὶ δ᾽ ἔζωον ἀκηδέα θυμὸν ἔχοντες <br>νόσφιν ἄτερ τε πόνων καὶ ὀιζύος: οὐδέ τι δειλὸν <br>γῆρας ἐπῆν, αἰεὶ δὲ πόδας καὶ χεῖρας ὁμοῖοι <br>τέρποντ᾽ ἐν θαλίῃσι κακῶν ἔκτοσθεν ἁπάντων: <br>θνῇσκον δ᾽ ὥσθ᾽ ὕπνῳ δεδμημένοι: ἐσθλὰ δὲ πάντα <br>τοῖσιν ἔην: καρπὸν δ᾽ ἔφερε ζείδωρος ἄρουρα <br>αὐτομάτη πολλόν τε καὶ ἄφθονον: οἳ δ᾽ ἐθελημοὶ <br>ἥσυχοι ἔργ᾽ ἐνέμοντο σὺν ἐσθλοῖσιν πολέεσσιν. <br>ἀφνειοὶ μήλοισι, φίλοι μακάρεσσι θεοῖσιν.|lingua=grc}}</ref>. <br> | ||
Il confronto tra il testo teogonico esiodeo e il racconto, ad esempio, di Diodoro Siculo evidenzia due differenti approcci tradizionali sulla natura dei Titani: | Il confronto tra il testo teogonico esiodeo e il racconto, ad esempio, di Diodoro Siculo evidenzia due differenti approcci tradizionali sulla natura dei Titani: | ||
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+ | [[Giulio Guidorizzi]]. ''Il mito greco'' vol.1 Gli dèi. Milano, Mondadori, 2009, p.33 | ||
*[[Apollonio Rodio]] (''Argonautiche'' I, 503-506) racconta, per mezzo di [[Orfeo]], come, prima di Crono e Rea, i Titani fossero sudditi del serpente marino [[Ofione]] (Ὀφίων) e dell'oceanina [[Eurinome]] (Εὐρυνόμη) i quali avevano sede sull'Olimpo, ma questi sovrani dovettero cedere il potere regale rispettivamente a Crono e a Rea dopo essere stati gettati nei flutti dell'Oceano. | *[[Apollonio Rodio]] (''Argonautiche'' I, 503-506) racconta, per mezzo di [[Orfeo]], come, prima di Crono e Rea, i Titani fossero sudditi del serpente marino [[Ofione]] (Ὀφίων) e dell'oceanina [[Eurinome]] (Εὐρυνόμη) i quali avevano sede sull'Olimpo, ma questi sovrani dovettero cedere il potere regale rispettivamente a Crono e a Rea dopo essere stati gettati nei flutti dell'Oceano. | ||
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I Titani (dal greco: Τιτάνες, Titânes; singolare: Τιτάν) sono, nella mitologia e nella religione greca, gli dèi più antichi (prótheroi theoí[3]), nati prima degli Olimpi e generati da Urano (Cielo) e Gaia (anche Gea, Terra)[4]. Titanidi erano invece chiamate le loro sorelle, mogli e compagne. I Titani vengono solitamente considerati come le forze primordiali del cosmo, che imperversavano sul mondo prima dell'intervento regolatore ed ordinatore degli Dei olimpici.
- « I racconti titanici trattano degli dei che appartengono ad un passato tanto remoto, che noi li conosciamo soltanto da una particolare specie di storie, in cui essi figurano in una particolare funzione. Il nome Titani, con cui noi li definiamo, ha designato per lunghissimo tempo la divinità del Sole e pare che originariamente fosse l'alto titolo attribuito agli dei del cielo, ma agli dei del cielo molto antichi, non ancora assoggettati ad alcuna legge e selvaggi. Per noi essi non erano divinità cui si attribuisse culto, eccettuati forse Crono ed Elio. [...] che qua e là avevano i loro culti. Essi invece erano dei che avevano parte soltanto nella mitologia. Tale parte è sempre quella dei vinti... Questi vinti portavano in sé i caratteri di una generazione maschile più antica, di antenati, le cui qualità pericolose si ripetono nei discendenti. »
Károly Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia. Milano, il Saggiatore, 1963, p. 29
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Etimologia
L'origine del termine Τιτάνες non è assolutamente certa. Esiodo [5] la fa discendere, ma in modo del tutto fantasioso, dal termine τιταίνειν ("produrre uno sforzo", "tendere in alto") e da τίσις ("vendetta", "punizione") collegandoli alla relazione con Urano, loro padre[6] che li avrebbe chiamati così per disprezzo, per odio [7].
I Titani nella Teogonia di Esiodo
Nella Teogonia di Esiodo, ai vv. 133-138, viene narrato che unendosi a Urano (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante"), Gaia (Γαῖα, "Terra") genera i sei Titani:
- Oceano (Ὠκεανός)[8],
- Coio (Κοῖος, anche Ceo),
- Creio (Κριός, anche Crio),
- Iperione (Ύπέριον),
- Iapeto (Ιαπετός, anche Giapeto)
- Kronos (Κρόνος, anche Crono);
e le sei Titanidi:
- Theia (Θεία, anche Teia o Tia)[9],
- Rea (Ῥέα),
- Themis (Θέμις, anche Temi),
- Mnemosyne (Μνημοσύνη, anche Menmosine),
- Phoibe (Φοίϐη, anche Febe),
- Tethys (Τηθύς, anche Teti).
Dopo i Titani (vv. 139-153), l'unione tra Gaia e Urano genera i tre Ciclopi (Κύκλωπες: Brontes, Steropes e Arges[10])[11]; e i Centimani (Ἑκατόγχειρες, Ecatonchiri): Cotto, Briareo e Gige dalla forza terribile[12].
Urano (vv.154-182) imprigiona i tre Centimani ed i Ciclopi partoriti da Gaia. La ragione di questo rifiuto risiederebbe secondo alcuni autori[13], nella loro "mostruosità". Gaia allora costruisce una falce dentata e chiede agli altri figli, i Titani a mettersi contro il volere del padre Urano. Solo l'ultimo dei Titani, Kronos, risponde all'appello della madre: appena Urano si stende nuovamente su Gaia, Kronos, nascosto[14] lo evira.
Da questo momento inizia il dominio di Kronos il quale, unendosi a Rea, genera: Istie (Ἱστίη, ionico; anche Estia dall'attico Ἑστία), Demetra (Δήμητρα), Era (Ἥρα, anche Hera), Ade (Ἅιδης) ed Ennosigeo (Ἐννοσίγαιον, Scuotitore della terra, da intendere come Posidone o Poseidone Ποσειδῶν[15]); ma tutti questi figli vengono divorati da Kronos in quanto, avvertito dai genitori Gaia e Urano che uno di questi lo avrebbe spodestato, non vuole cedere il potere regale. Grande sconforto questo stato di cose procura a Rea, la quale, incinta dell'ultimo figlio avuto da Kronos, Zeus (Ζεύς), e consigliatasi con gli stessi genitori, decide di partorire nascostamente a Lycto (Creta)[16], consegnando a Kronos una pietra che questi divora pensando fosse il proprio ultimo figlio.
Zeus (vv.492-500) cresce in forza e intelligenza e infine sconfigge il padre Kronos facendogli vomitare [17] gli altri figli che aveva divorato, e il primo oggetto vomitato da Kronos è proprio quella pietra che egli aveva inghiottito scambiandola per Zeus[18]. Quindi Zeus (vv.501-506) scioglie dalle catene i tre Ciclopi[19] così costretti dallo stesso Kronos, i quali lo ricambieranno consegnandogli il tuono, il fulmine e il lampo.
I versi 617-720 della Teogonia si occupano della Titanomachia, la lotta tra i titani residenti sul monte Othrys[20] e gli dèi dell'Olimpo (figli di Kronos e di Rea): da dieci anni la lotta tra i due schieramenti prosegue incerta quando Zeus, su consiglio di Gaia, libera i tre Centimani precedentemente costretti nella terra da Urano e, dopo averli rifocillati con nettare e ambrosia, li coinvolge nella battaglia che diverrà così decisiva e si concluderà con la sconfitta dei titani e la loro segregazione nel Tartaro, chiuso da mura e da porte di bronzo costruite appositamente da Poseidone e guardati a vista dagli stessi tre Centimani.
Sempre nella Teogonia esiodea viene citata la generazione di altri Titani:
- (vv.233-239) Ponto (Πόντος, il Mare) genera[21] Nereo (Νηρεύς) detto il "vecchio", divinità marina sincera ed equilibrata; poi, sempre Ponto ma unitosi a Gaia, genera Taumante (Θαῦμας)[22], quindi Phorcy (Φόρκυς, Phòrkys)[23], Cetó (Κητώ)[24] dalle "belle guance"[25], ed Eurybie (Εὐρύβια)[26];
- (vv.371-374) i titani Theia (Θεία, Teia) e Iperione (Ἰαπετός) generano Elios (Ἥλιος, Helios, Sole), Selene (Σελήνη, Luna) e Eós (Ἠώς, Aurora)
- (vv.404-410) i titani Phoibe (Φοίβη) e Coio (Κοῖος) generano la dolce Letó (Λητώ, anche Latona)[27] dal peplo azzurro, Asterie (Ἀστερία, anche Asteria) che Perse (Πέρσης) condusse al suo palazzo come consorte;
- (vv.411-452) Asterie e Perse generano Ecate (Ἑκάτη)[28]; i versi 404-52 della Teogonia corrispondono all'Inno a Ecate la dea di stirpe titanica che qui possiede un rango particolarmente elevato, assegnatole da Zeus in persona; la sua zona di influenza è la terra, il mare e il cielo[29] dove ella appare a protezione dell'uomo oltre che nel ruolo di intermediaria tra questi e il mondo degli dèi;
- (vv.507-616) il titano Iapeto e l'oceanina Climene (Κλυμένη) generano Atlante (Ἄτλας) dal cuore violento, Menetio (Μενοίτιος), Prometeo (Προμηθεύς) e Epimeteo (Ἐπιμηθεύς): il destino di Atlante e di Menetio sono decisi da Zeus i quali costringe il primo a sorreggere la volta celeste con la testa e facendo forza sulle braccia, mentre il secondo, per via della sua tracotanza, lo scaglia con il fulmine nell'Erebo. Complessivamente, a parte la vicenda di Epimeteo ("colui che pensa dopo", a differenza del fratello Prometeo "colui che pensa prima") il quale accoglierà improvvidamente il dono di Zeus consistente nella "donna", "portatrice di guai" per l'uomo, i versi 507-616 narrano la vicenda di Prometeo, il titano campione degli uomini il quale avendo cercato di ingannare Zeus durante la spartizione del bue sacrificale, e successivamente per aver rubato il fuoco agli dèi donandolo agli uomini, viene condannato dallo stesso Zeus a essere eternamente legato a una colonna, dove un'aquila di giorno gli mangia il fegato[30] che di notte gli ricresce, questo finché Eracle, figlio di Zeus e con il suo permesso, non lo libererà dal tormento.
I Titani nelle altre tradizioni mitologiche greche
- Diodoro Siculo ( Bibliotheca historica V, 64 e sgg.) riferisce che secondo i Cretesi, i Titani nacquero al tempo dei Cureti. Essi vivevano nei pressi di Cnosso, erano sei maschi (Crono, Iperione, Ceo, Iapeto, Crio, Oceano) e cinque femmine (Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti), figli di Urano e di Gea, oppure figli di uno dei Cureti andato in sposo a una certa Titaia da cui essi presero il nome. Ognuno di questi Titani ebbe modo di lasciare un dono prezioso in eredità agli uomini conquistando in questo modo un onore imperituro. Crono, dei Titani il più anziano, fu re, e grazie a lui gli uomini passarono dallo stato selvaggio alla civiltà. Insegnò agli uomini anche ad essere probi e semplici d'animo, questa è la ragione per cui si sostiene che gli uomini al tempo di Crono furono giusti e felici[31].
Il confronto tra il testo teogonico esiodeo e il racconto, ad esempio, di Diodoro Siculo evidenzia due differenti approcci tradizionali sulla natura dei Titani: "Talvolta i Titani erano considerati figure primitive e selvagge, al limite della crudeltà mostruosa: divinità imperfette che regnavano con la forza, non con la sapienza e la giustizia di Zeus. [...] Alcuni però pensavano che questi antichi dèi possedessero una loro giustizia, più mite e modesta rispetto a quella degli olimpi, e in fondo più benevola nei confronti dell'umanità" Giulio Guidorizzi. Il mito greco vol.1 Gli dèi. Milano, Mondadori, 2009, p.33
- Apollonio Rodio (Argonautiche I, 503-506) racconta, per mezzo di Orfeo, come, prima di Crono e Rea, i Titani fossero sudditi del serpente marino Ofione (Ὀφίων) e dell'oceanina Eurinome (Εὐρυνόμη) i quali avevano sede sull'Olimpo, ma questi sovrani dovettero cedere il potere regale rispettivamente a Crono e a Rea dopo essere stati gettati nei flutti dell'Oceano.
Galleria personaggi di fantasia con i titani
In ufologia c'è la teoria che almeno alcuni personaggi cinematografici o letterari con titano come nome o soprannome indichino un collegamento (magari segreto) con gli andromediani.
Note
- ↑ Da non confondersi con la nereide Thetis (Θέτις, anche Teti), madre di Achille.
- ↑ Giulio Guidorizzi. Il mito greco. Vol.1 Gli eroi. Mondadori, Milano, 2011, p. 987.
- ↑ Esiodo Teogonia 424.
- ↑ Cfr. ad es. Herbert Jennings Rose. Oxford Classical Dictionary 1970; trad. it. Dizionario di antichità classiche. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p.2106; Franco Ferrari, Marco Fantuzzi, Maria Chiara Martinelli, Maria Screna Mirto. Dizionario della Civiltà classica, vol. 2. Milano, Rizzoli, 2001, p.1757.
- ↑ Teogonia 209
- ↑ Cfr. ad es. Herbert Jennings Rose. Oxford Classical Dictionary 1970; trad. it. Dizionario di antichità classiche. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p.2106.
- ↑ Teogonia 208
- ↑ In Iliade, XIV 201, Oceano è detto «padre degli dèi». Aristotele, in Metafisica I (A) 3,983 intende questo, «Oceano e Teti genitori del divenire», come anticipazione delle teorie di Talete.
- ↑ Pindaro Istmica V la canta; da intendere come divinità della luce (cfr. Colonna p.83)
- ↑ Dèi con un "occhio solo", i loro nomi richiamano rispettivamente il "Tonante", il "Fulminante" e lo "Splendente".
- ↑ Da notare la differenza con l'Odissea, IX 187, dove i Ciclopi risultano dei giganteschi e selvaggi pastori e in cui, uno di questi, Polifemo,è figlio di Posidone. Qui, nella Teogonia esiodea, sono invece tre, dèì figli di Urano e Gaia, costruttori di fulmini che poi consegneranno a Zeus; in Callimaco, Inno ad Artemide, sono gli aiutanti di Efesto, costruttori delle fortificazioni delle città dell'Argolide, ma lo scoliaste (Esiodo Theog., 139) indica questi ultimi come una "terza" categoria di Ciclopi: «perché di Ciclopi ci sono tre stirpi: i Ciclopi che costruirono le mura di Micene, quelli attorno a Polifemo e gli dèi stessi.»
- ↑ Così lo scoliaste (148): «Costoro sono detti venti che prorompono dalle nubi, e sono di sicuro devastatori. Per questo miticamente sono provvisti anche di cento braccia perché hanno pulsionalità guerresche. Cotto, Briareo e Gige sono i tre momenti (dell'anno): Cotto è la canicola, cioè il momento dell'estate, Briareo è la primavera in rapporto con il fiorire ('bryein') e crescere le piante; Gige è il tempo invernale.» (Trad. Cassanmagnago, p. 503.
- ↑ Fritz Graf. Il mito in Grecia. Bari, Laterza, 2007, p.61; Cassanmagnago Op.cit. p.929
- ↑ Nella vagina della madre, locheòs, ( così legge Shawn O'Bryhim, Hesiod and the Cretan Cave in "Rheinisches Museum fuer Philologie" 140: 95-96, 1997.)
- ↑ Colonna nota 31 p.86.
- ↑ O sul monte Egeo, per il confronto cfr. Arrighetti p. 345-6.
- ↑ In Apollodoro I,2,1 è Metis (Μῆτις), una delle oceanine e prima moglie di Zeus, a far somministrare a Kronos l'emetico che lo costrinse a vomitare i figli.
- ↑ Pasuania, X, 24,6 testimonia di una "pietra sacra" collocata sul monte Parnaso, nei pressi della tomba di Neottolemo.
- ↑ Vanno letti infatti come Brontes, Steropes e Arges: in tal senso, e tra gli altri, Arrighetti, p.347 e Cassanmagnago (89) p.936.
- ↑ Collocato a sud del monte Olimpo e a nord della piana della Tessaglia.
- ↑ Non è chiaro se per partenogenesi, o come gli altri successivi a lui, per mezzo dell'unione con Gaia, cf. Arrighetti p.294, Cassanmagnago p.931 (46).
- ↑ L'aspetto meraviglioso del mare, cfr. Arrighetti p.294.
- ↑ L'aspetto mostruoso del mare, cfr. Arrighetti p.294.
- ↑ Anch'esso aspetto mostruoso del mare, cfr. Arrighetti p.294.
- ↑ καλλιπάρηος, kallipáreos.
- ↑ L'aspetto violento del mare, cfr. Arrighetti p.294.
- ↑ Letó è una dei pochi titani che conserva un suo culto e templi in epoca storica, ad es. il Letoon di Delo (cfr. Semo di Delo in Ateneo 614a) o anche il Letoon di Festo (cfr. Nicandro in Antonino Liberale 17)
- ↑ Cassanmagnago la vuole figlia di Asteria e Perse p.934; così anche Guidorizzi p. 637 e p. 1419 e Kerényi (Gli dei della Grecia, p.40); mentre Herbert Jennings Rose e Charles Martin Robertson (in Oxford Classical Dictionary 1970; trad. it. Dizionario di antichità classiche. Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p. 729) la leggono come figlia di Febe (Phoibe) e Ceo (Coio).
- ↑ Non quindi il Tartaro.
- ↑ Sede dell'anima irascibile, posta quindi a metà tra il razionale e il concupiscibile (Platone, Timeo 70d-71d); così Cassanmagnago p. 937 nota 91.
- ↑ Cfr. il mito esiodeo: Template:Q
Bibliografia
- Esiodo. Opere. Traduzione di Graziano Arrighetti, 1998 Torino, Einaudi-Gallimard; Milano, Mondadori, 2007.
- Esiodo. Tutte le opere. Traduzione di Cesare Cassanmagnago, Milano, Bompiani, 2009.
- Esiodo. Opere. Traduzione di Aristide Colonna, Torino, UTET, 1977.