Antiche città su Marte
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- | Sembra che su [[Marte]], nella regione di Cydonia Mensae, ci siano ruderi di un'antica colonia aliena (vicina alla [[Faccia su Marte|faccia di Cydonia]]). Lo sostiene anche l'autore [[Ennio Piccaluga]] nel suo libro [[Piccaluga Ennio, Ossimoro Marte|Ossimoro Marte]] e lo studioso [[Zecharia Sitchin]]. | + | Sembra che su [[Marte]], nella regione di [[Cydonia Mensae]], ci siano ruderi di un'antica colonia aliena (vicina alla [[Faccia su Marte|faccia di Cydonia]]). Lo sostiene anche l'autore [[Ennio Piccaluga]] nel suo libro [[Piccaluga Ennio, Ossimoro Marte|Ossimoro Marte]] e lo studioso [[Zecharia Sitchin]]. |
+ | ==Secondo Piccaluga== | ||
+ | Il termine “Chaos”, nella geografia marziana, si riferisce a fondi sedimentari lacustri e sta ad indicare una zona in cui l’intersecarsi di linee complesse crea paesaggi alquanto tormentati. | ||
+ | Per uno strano e sconcertante effetto ottico, capovolgendo le immagini relative alle zone caotiche, l’aspetto cambia completamente: quelli che sembravano altipiani diventano crateri ed il paesaggio non è più riconoscibile. | ||
+ | L’apparenza è quella di un terreno prima umido e poi soggetto a desertificazione con lunghi solchi che sottolineano una evidente aridità. L’unica differenza è che, in questo caso, le fenditure sono larghe anche chilometri, mostrando una straordinaria complessità. Sembra quasi di osservare delle grandi città sommerse da un maremoto di dimensioni planetarie, con colate di fango che hanno coperto e modellato caoticamente le sottostanti “strutture”. | ||
+ | Oggetto di attenzioni da parte di sonde sia sovietiche che americane sono state alcune di queste zone che si trovano in una fascia temperata vicina all’equatore, tra 320 e 350 gradi di longitudine, ad una profondità, rispetto al livello dato (quello che si ritiene essere stato il livello del mare quando su Marte c’erano degli oceani), che varia tra zero e quattromila metri. | ||
+ | Hydaspis Chaos è situata nella Margaritifer Terra, pochi gradi sopra l’equatore, fra i 330 ed i 335 gradi, ed ha una profondità che varia dal livello zero a 3500 mt. con punte di 4000 mt. | ||
+ | Haram Chaos, sempre nella Margaritifer Terra, a destra di Hydaspis, si trova fra i 335 ed i 340 gradi e la sua profondità varia fra 2000 e 3000 mt. | ||
+ | Sulla destra di Haram Chaos, a 343 gradi, la Ares Vallis, letto di un antico grande fiume, si origina dalla zona di Iani Chaos, la più elevata tra le altre con una profondità che, dal livello dato, non scende oltre i duemila metri. La zona di Aureum Chaos si trova invece poco sotto l’equatore fra 330 e 335 gradi con livello variabile fra -2000 e -3000 metri. | ||
+ | A notevole profondità, con punte di -5000 mt. troviamo Hydraothes Chaos, a cavallo dell’equatore fra 323 e 328 gradi di longitudine. | ||
+ | Proprio quest’ultima località è stata oggetto di grande interesse da parte degli scienziati sovietici che l’hanno fotografata con la sonda Phobos2, poco prima che quest’ultima sparisse misteriosamente nello spazio. Sorvolando la zona gli scienziati a terra notarono la stranezza del sito, alquanto diverso dalle zone circostanti, ed azionarono la fotocamera ad infrarossi di cui la navicella era dotata. | ||
+ | Vennero scattate alcune decine di foto straordinarie che furono, però, quasi immediatamente secretate. | ||
+ | Sul sito MarsNews.com James Burk svela almeno in parte questo mistero, mostrando alcune immagini apparse in un servizio (Settembre 1989) della rete inglese “Channel 4 TV”. Nel report si vede una delle foto ad infrarossi scattate dalla Phobos2: la regolarità delle linee, gran parte delle quali rigorosamente ortogonali, è impressionante ed inusitata. Il dott. John Backlake, del museo delle scienze di Londra, evidentemente ben informato ed in contatto con gli scienziati sovietici di cui riscuoteva la fiducia, affermò, nella trasmissione, che le linee suggerivano l’idea di una metropoli vista dall’alto: una città sotterranea ampia 60 Km. e visibile ai raggi infrarossi. Ciò poteva significare solo una cosa: essa aveva una temperatura differente da quella esterna, tanto da essere rilevata chiaramente dalle fotocamere I.R. | ||
+ | A pensarci bene, su un pianeta come Marte, quale posto potrebbe essere più adatto per costruire una città? A 5000 metri di profondità la temperatura è senz’altro più elevata che in superficie, sia per la maggiore vicinanza agli strati interni a temperatura man mano crescente in direzione del nucleo, sia per l’effetto di cattura del calore solare dovuto alla forte concavità. La pressione raggiungerebbe libelli ben superiori alla media in superficie dove non si discosta molto dagli 8 millibar. A livelli così bassi, inoltre, sarebbe molto più facile reperire acqua allo stato liquido che sappiamo essere presente abbondantemente nel sottosuolo marziano. A questo punto basterebbe costruire delle zone protette e con una pressione interna adeguata per avere, praticamente, tutte le condizioni necessarie e sufficienti per la vita di tipo umano. Incredibilmente di queste immagini non si seppe più nulla ed a nulla valsero le insistenze degli studiosi per poter visionare le altre foto di cui si sapeva l’esistenza. | ||
+ | Sicuramente le sonde americane, tutte dotate di fotocamere I.R., guardarono, da quel momento, con occhi diversi quelle zone caotiche, ma tutto lascia pensare che anche in questo caso sia trapelato ben poco. Tuttavia, anche se poco pubblicizzata, esiste almeno una immagine agli infrarossi, inviata dalla Mars Odissey, che riprende le zone caotiche. Nel rarissimo fotogramma, sempre di MarsNews.com, viene ripresa la zona di Hydaspis Chaos, vicinissima ad Hydraotes Chaos, in cui, con molta chiarezza, si intravedono strutture alquanto regolari che descrivono zone sotterranee assimilabili ad enormi isolati di una città. | ||
+ | Ma c’è un particolare che io ritengo, tra tutti, più ricco di sorprese per i futuri studi, ed è la “città” sommersa dalla polvere, sita nella Vallis Marineris da me osservata nei primi giorni di Maggio del 2005. La matrice “artificiale” è indirettamente confermata dalla presenza, nelle immediate vicinanze, di volti, strutture e conformazioni palesemente non naturali. | ||
+ | La sua geometria ed i tanti angoli di 90° non lasciano molto spazio alla “creatività” della natura. Tutto lascia supporre che, asportando qualche metro di polvere, potremmo trovarci di fronte a qualcosa di straordinario. Per chi dubitasse dell’artificialità del sito basterà qualche semplice considerazione matematica: la possibilità per la natura di rappresentare due linee a 90 gradi è di 1/360 (con la tolleranza di un grado). La probabilità che tre linee consecutive siano disposte a 90 gradi è di 1/360*360: c’è quindi una sola possibilità su centomila (approssimando per difetto) che sia stata la natura a disporre le tre linee in quel modo. Nel nostro caso le linee a 90 gradi sono decine ed il numero che viene fuori per indicare la possibilità di un intervento naturale è del tutto improponibile. Ci troviamo, quindi, di fronte alla quasi certezza (il quasi è solo per una formale rigorosità matematica) che questo luogo sia artificiale. | ||
+ | Questo sito, sconosciuto fino ad oggi , dedico al ricercatore italiano Gianni Viola che per primo ha ipotizzato una possibile “Civiltà di Marte “ . | ||
+ | Può sembrare presunzione: so bene che senza le foto dell’ESA e della NASA non avrei potuto fare alcuno studio sul quarto pianeta del sistema solare, ma bisogna prendere atto che a tutt’oggi , a due anni dall’arrivo delle prime immagini dalla Mars Express, nessuno ha mai parlato dei particolari evidenziati in questo studio, neanche i ricercatori dell’ente spaziale europeo. | ||
+ | E chi l’ha fatto è stato licenziato! | ||
+ | Ovviamente non ho alcun dubbio sulla capacità e professionalità degli scienziati dell’ESA. Anzi, da come alcune foto sono state effettuate e ripetute, non è escluso che essi possano essere a conoscenza del particolare evidenziato; ma se cosi fosse, hanno il demerito di non averne mai parlato e, cosa molto più grave, di aver taciuto al momento del licenziamento (fine Luglio 2004) del loro collega che diceva di aver individuato, su Marte, strutture dall’apparenza artificiale. | ||
+ | Se esiste una giustizia ed un’etica scientifica, sarebbe quindi giusto rendere noto il nome del ricercatore ESA licenziato per aver accennato a quelle strutture marziane. Se ci fosse anche una giustizia sostanziale dovrebbe essere reintegrato nel suo ruolo e gli dovrebbe essere riconosciuta la paternità delle scoperte da lui effettuate. | ||
+ | Ma forse è pretendere troppo: in fondo ci separano ancora pochi secoli dall’epoca di Giordano Bruno e Galileo Galilei. | ||
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==Collegamenti esterni== | ==Collegamenti esterni== | ||
http://www.brainstrain.mars.iwarp.com/ | http://www.brainstrain.mars.iwarp.com/ | ||
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Versione attuale delle 08:50, 28 giu 2013
Sembra che su Marte, nella regione di Cydonia Mensae, ci siano ruderi di un'antica colonia aliena (vicina alla faccia di Cydonia). Lo sostiene anche l'autore Ennio Piccaluga nel suo libro Ossimoro Marte e lo studioso Zecharia Sitchin.
Secondo Piccaluga
Il termine “Chaos”, nella geografia marziana, si riferisce a fondi sedimentari lacustri e sta ad indicare una zona in cui l’intersecarsi di linee complesse crea paesaggi alquanto tormentati. Per uno strano e sconcertante effetto ottico, capovolgendo le immagini relative alle zone caotiche, l’aspetto cambia completamente: quelli che sembravano altipiani diventano crateri ed il paesaggio non è più riconoscibile. L’apparenza è quella di un terreno prima umido e poi soggetto a desertificazione con lunghi solchi che sottolineano una evidente aridità. L’unica differenza è che, in questo caso, le fenditure sono larghe anche chilometri, mostrando una straordinaria complessità. Sembra quasi di osservare delle grandi città sommerse da un maremoto di dimensioni planetarie, con colate di fango che hanno coperto e modellato caoticamente le sottostanti “strutture”. Oggetto di attenzioni da parte di sonde sia sovietiche che americane sono state alcune di queste zone che si trovano in una fascia temperata vicina all’equatore, tra 320 e 350 gradi di longitudine, ad una profondità, rispetto al livello dato (quello che si ritiene essere stato il livello del mare quando su Marte c’erano degli oceani), che varia tra zero e quattromila metri. Hydaspis Chaos è situata nella Margaritifer Terra, pochi gradi sopra l’equatore, fra i 330 ed i 335 gradi, ed ha una profondità che varia dal livello zero a 3500 mt. con punte di 4000 mt. Haram Chaos, sempre nella Margaritifer Terra, a destra di Hydaspis, si trova fra i 335 ed i 340 gradi e la sua profondità varia fra 2000 e 3000 mt. Sulla destra di Haram Chaos, a 343 gradi, la Ares Vallis, letto di un antico grande fiume, si origina dalla zona di Iani Chaos, la più elevata tra le altre con una profondità che, dal livello dato, non scende oltre i duemila metri. La zona di Aureum Chaos si trova invece poco sotto l’equatore fra 330 e 335 gradi con livello variabile fra -2000 e -3000 metri. A notevole profondità, con punte di -5000 mt. troviamo Hydraothes Chaos, a cavallo dell’equatore fra 323 e 328 gradi di longitudine. Proprio quest’ultima località è stata oggetto di grande interesse da parte degli scienziati sovietici che l’hanno fotografata con la sonda Phobos2, poco prima che quest’ultima sparisse misteriosamente nello spazio. Sorvolando la zona gli scienziati a terra notarono la stranezza del sito, alquanto diverso dalle zone circostanti, ed azionarono la fotocamera ad infrarossi di cui la navicella era dotata. Vennero scattate alcune decine di foto straordinarie che furono, però, quasi immediatamente secretate. Sul sito MarsNews.com James Burk svela almeno in parte questo mistero, mostrando alcune immagini apparse in un servizio (Settembre 1989) della rete inglese “Channel 4 TV”. Nel report si vede una delle foto ad infrarossi scattate dalla Phobos2: la regolarità delle linee, gran parte delle quali rigorosamente ortogonali, è impressionante ed inusitata. Il dott. John Backlake, del museo delle scienze di Londra, evidentemente ben informato ed in contatto con gli scienziati sovietici di cui riscuoteva la fiducia, affermò, nella trasmissione, che le linee suggerivano l’idea di una metropoli vista dall’alto: una città sotterranea ampia 60 Km. e visibile ai raggi infrarossi. Ciò poteva significare solo una cosa: essa aveva una temperatura differente da quella esterna, tanto da essere rilevata chiaramente dalle fotocamere I.R. A pensarci bene, su un pianeta come Marte, quale posto potrebbe essere più adatto per costruire una città? A 5000 metri di profondità la temperatura è senz’altro più elevata che in superficie, sia per la maggiore vicinanza agli strati interni a temperatura man mano crescente in direzione del nucleo, sia per l’effetto di cattura del calore solare dovuto alla forte concavità. La pressione raggiungerebbe libelli ben superiori alla media in superficie dove non si discosta molto dagli 8 millibar. A livelli così bassi, inoltre, sarebbe molto più facile reperire acqua allo stato liquido che sappiamo essere presente abbondantemente nel sottosuolo marziano. A questo punto basterebbe costruire delle zone protette e con una pressione interna adeguata per avere, praticamente, tutte le condizioni necessarie e sufficienti per la vita di tipo umano. Incredibilmente di queste immagini non si seppe più nulla ed a nulla valsero le insistenze degli studiosi per poter visionare le altre foto di cui si sapeva l’esistenza. Sicuramente le sonde americane, tutte dotate di fotocamere I.R., guardarono, da quel momento, con occhi diversi quelle zone caotiche, ma tutto lascia pensare che anche in questo caso sia trapelato ben poco. Tuttavia, anche se poco pubblicizzata, esiste almeno una immagine agli infrarossi, inviata dalla Mars Odissey, che riprende le zone caotiche. Nel rarissimo fotogramma, sempre di MarsNews.com, viene ripresa la zona di Hydaspis Chaos, vicinissima ad Hydraotes Chaos, in cui, con molta chiarezza, si intravedono strutture alquanto regolari che descrivono zone sotterranee assimilabili ad enormi isolati di una città. Ma c’è un particolare che io ritengo, tra tutti, più ricco di sorprese per i futuri studi, ed è la “città” sommersa dalla polvere, sita nella Vallis Marineris da me osservata nei primi giorni di Maggio del 2005. La matrice “artificiale” è indirettamente confermata dalla presenza, nelle immediate vicinanze, di volti, strutture e conformazioni palesemente non naturali. La sua geometria ed i tanti angoli di 90° non lasciano molto spazio alla “creatività” della natura. Tutto lascia supporre che, asportando qualche metro di polvere, potremmo trovarci di fronte a qualcosa di straordinario. Per chi dubitasse dell’artificialità del sito basterà qualche semplice considerazione matematica: la possibilità per la natura di rappresentare due linee a 90 gradi è di 1/360 (con la tolleranza di un grado). La probabilità che tre linee consecutive siano disposte a 90 gradi è di 1/360*360: c’è quindi una sola possibilità su centomila (approssimando per difetto) che sia stata la natura a disporre le tre linee in quel modo. Nel nostro caso le linee a 90 gradi sono decine ed il numero che viene fuori per indicare la possibilità di un intervento naturale è del tutto improponibile. Ci troviamo, quindi, di fronte alla quasi certezza (il quasi è solo per una formale rigorosità matematica) che questo luogo sia artificiale. Questo sito, sconosciuto fino ad oggi , dedico al ricercatore italiano Gianni Viola che per primo ha ipotizzato una possibile “Civiltà di Marte “ . Può sembrare presunzione: so bene che senza le foto dell’ESA e della NASA non avrei potuto fare alcuno studio sul quarto pianeta del sistema solare, ma bisogna prendere atto che a tutt’oggi , a due anni dall’arrivo delle prime immagini dalla Mars Express, nessuno ha mai parlato dei particolari evidenziati in questo studio, neanche i ricercatori dell’ente spaziale europeo. E chi l’ha fatto è stato licenziato! Ovviamente non ho alcun dubbio sulla capacità e professionalità degli scienziati dell’ESA. Anzi, da come alcune foto sono state effettuate e ripetute, non è escluso che essi possano essere a conoscenza del particolare evidenziato; ma se cosi fosse, hanno il demerito di non averne mai parlato e, cosa molto più grave, di aver taciuto al momento del licenziamento (fine Luglio 2004) del loro collega che diceva di aver individuato, su Marte, strutture dall’apparenza artificiale. Se esiste una giustizia ed un’etica scientifica, sarebbe quindi giusto rendere noto il nome del ricercatore ESA licenziato per aver accennato a quelle strutture marziane. Se ci fosse anche una giustizia sostanziale dovrebbe essere reintegrato nel suo ruolo e gli dovrebbe essere riconosciuta la paternità delle scoperte da lui effettuate. Ma forse è pretendere troppo: in fondo ci separano ancora pochi secoli dall’epoca di Giordano Bruno e Galileo Galilei.