Tuareg
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I Tuareg sono una popolazione berbera africana che vive nomade nel Sahara (soprattutto Mali e Niger ma anche in Algeria, Libia, Burkina Faso e perfino nel Ciad e nel Sudan dove sono chiamati Kinnin).
Essi sono Berberi e la loro lingua (tamahaq, tamashek o tamajeq, a seconda dei parlari che la compongono) è un dialetto del berbero.
Il nome Twareg è di origine araba: è un plurale arabo dalla parola Targi "abitante della Targa" (targa in berbero significa "canale" e come toponimo indica il Fezzan). I Tuareg non si designano con questo nome, ma semplicemente come Kel tamahaq, cioè "Quelli che parlano la tamahaq". Il termine arabo è ovviamente di origine dialettale, poiché l'arabo classico non conosce il suono g. Per questo, in ambito arabofono spesso questo nome viene "classicizzato" in Tawāriq.
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Caratteristiche
Per quanto riguarda il loro aspetto fisico, presentano statura anche molto alta, faccia lunga e stretta, corporatura robusta, capelli ed occhi scuri. La pelle può essere anche molto chiara, ma non di rado è bruno-scura, segno di un meticciamento di genti sahariane con elementi negroidi.
Religione
La religione che praticano è l'Islam, anche se vi è chi ha visto in diverse loro pratiche e leggende dei residui di un anteriore animismo. L'epoca precisa di adozione dell'Islam è controversa, ma comunque risale a diversi secoli fa. Le donne hanno una libertà maggiore rispetto ad altre culture islamiche, e tra l'altro possono divorziare dal marito. Quando ciò si verifica, dal momento che le tende sono di proprietà della donna, l'ex-marito si ritrova senza un tetto e deve cercare ospitalità presso parenti di sesso femminile (madre, sorelle) [1].
Cenni storici
Circa la storia più antica dei tuareg si sa poco di preciso. Ogni confederazione conserva tradizioni relative all'arrivo nelle sedi storiche. Spesso il progenitore ancestrale è una donna (per esempio Tin Hinan presso i tuareg del Nord), e quasi sempre si ricorda la presenza anteriore di altre popolazioni (gli Isebeten, dalla lingua un po' diversa e dai modi più primitivi).
Comunque sia, per secoli i Tuareg sono vissuti come dominatori del deserto, esercitando l'allevamento, il commercio transahariano e la razzia, il che portava a frequenti scontri tra tribù. Oggi allevano dromedari e vivono in villaggi provvisori formati da tende.
Sottomessi (almeno nominalmente) dai Francesi intorno agli inizi del Novecento, i Tuareg poterono mantenere a lungo i propri capi e le proprie tradizioni. Ma con la decolonizzazione videro il loro paese frammentato in una serie di Stati-Nazione, con la conseguente creazione di frontiere e di barriere che rendevano estremamente difficile, quando non impossibile, il modo di vita tradizionale basato sul nomadismo. L'attrito con i governi al potere si fece sempre più forte e sfociò negli anni novanta, in aperti scontri tra tuareg e i governi di Mali e Niger; l'intervento militare, che a volte ha massacrato la popolazione di interi villaggi (Tchin Tabaraden, Niger, maggio 1990), ha causato la morte di molte persone.
Società
I loro clan sono matrilineari ma non basati sul matriarcato e le loro tribù sono divise in classi sociali o ceti.
La società tuareg tradizionale è molto gerarchizzata. Al suo interno si distinguono diversi livelli (caste). In particolare, le tre classi principali sono:
- Imajaghan (al nord: Ihaggaren): gli appartenenti alle tribù nobili
- Imghad (o kel ulli "quelli delle capre"): i "tributari", gli appartenenti a tribù vassalle,
- Iklan (singolare akli): gli schiavi negri.
Un ruolo a parte spetta poi a:
- Ineslemen (= "i musulmani"): le tribù marabuttiche, cui viene di norma affidata la gestione del sacro.
- inăḍăn: i fabbri, o artigiani, che costituiscono una classe a sé con forte endogamia.
- Irawellan: antico prigioniero Tuareg.
- Bella: schiavo affrancato di lingua Songhaï (popolo originario del Sudan occidentale).
- Bouzou: schiavo affrancato d lingua haoussa (una delle principali lingue commerciali dell'Africa dell'Ovest).
I Tuareg praticano la monogamia, anche se sotto l'influenza dell'Islam qualunque individuo può avere più mogli. Il futuro marito porterà una dote composta da dromedari, chiamati impropriamente "chameaux" (cammelli) nel Sahara, alla famiglia della sposa. La tenda e il suo arredamento sono forniti alla coppia dalla famiglia della sposa, in caso di divorzio la proprietà resterà alla moglie e il marito si ritroverà senza tetto. La coppia di sposi deve appartenere alla stessa casta.
Usi e tradizioni
Ai Tuareg spetta il merito di aver introdotto l'utilizzo dei dromedari, animali resistenti, ideali per lunghi trasferimenti e utili fornitori di latte.
I Tuareg sono anche soprannominati Uomini Blu, con riferimento alla tradizione degli uomini di coprirsi il capo ed il volto con un velo blu (la tagelmust), di cui rimangono alcune tracce sulla loro pelle.
I Tuareg portano un velo sulla testa di colore diverso rispetto alla casta da cui provengono: esso è indaco per i nobili e ricchi, nero per la gente comune e bianco per i servi e per gli schiavi. Gli uomini della comunità hanno imparato a mangiare e a bere senza togliersi la tagelmust (il velo). Il velo è d'obbligo solo per gli uomini, mentre per le donne è necessario un velo che copre solo la testa.
I Tuareg usano in abbondanza i cosmetici, a scopo terapeutico contro le malattie dell'apparato visivo, quali l'oftalmia.
I giovani, abitualmente, si rasano la testa, mentre gli adulti, maschi e femmine, portano i capelli lunghi e intrecciati. Gli uomini, tradizionalmente, fanno crescere la barba ma sono privi di baffi, le donne curano l'estetica della pelle usando belletti e ocra rossa a scopo protettivo.
I Tuareg mantengono molti aspetti linguistici e culturali originari delle popolazioni berbere che popolano il Nordafrica dalla notte dei tempi. La lingua dei tuareg, a differenza di quella dei Berberi del nord, ha un apporto trascurabile di prestiti dall'arabo. Inoltre i Tuareg hanno mantenuto fino ad oggi l'uso della scrittura tradizionale del Nordafrica, detta tifinagh, che discende da quella delle antiche iscrizioni libiche (I millennio a.C.).
La cultura tradizionale dei Tuareg ha conservato numerosi miti antichi, in cui non è difficile scorgere un fondo preislamico, anche se in molti casi si osserva un'integrazione tra elementi antichi ed elementi più recenti, di origine arabo-islamica. Per esempio i miti della progenitrice Tin Hinan, della cammella Fakrou, dell'eroe fondatore Amerolqis, dell'astuto Aligurran, ecc.
In Ufologia
I Tuareg si chiamano tra loro Imohag cioè Uomini liberi. Alcuni li ritengono discendenti degli antichi Egizi, altri derivanti di Garamanti, i mitici abitanti del Sahara descritti da Erodoto, altri ancora come provenienti dallo Yemen. I Tuareg ricordano che i Garamanti si sovrapposero alla popolazione locale degli Isebeten. Ricordano che da Atlantide sarebbe giunta Tin Hinan, l'ultima regina. Costei era la Zarma, titolo della regina di Atlantide che deteneva il potere elettivo, e l'ultima si chiamava Antinea. Scampata al disastro Tin Hinan, assieme alla fedele ancella Takama, proveniente da Tafilalet (sud del Marocco) si rifugiò sul Garet le Djenoun (la montagna dei Misteri), nell'Ahaggar.
Galleria immagini
Note
1^ Casajus 1987: 66-67.
Bibliografia
Due eccellenti introduzioni sono i volumi:
- Gian Carlo Castelli Gattinara. I tuareg attraverso la loro poesia orale. Roma, 1992
- Attilio Gaudio. Uomini Blu. Firenze, 1993
Due volumi in italiano scritti da un Tuareg che narra la lotta del suo popolo:
- Mano Dayak. Sono nato con la sabbia negli occhi. Bologna, Editrice Missionaria Italiana, 2005 ISBN 88-307-1235-3
- Mano Dayak. Tuareg. Il popolo del deserto. Bologna, Editrice Missionaria Italiana, 2006 ISBN 88-307-1527-1
Su aspetti particolari si possono consultare inoltre:
- Vanni Beltrami; Harry Proto. Niger. Tuareg e altre genti del deserto. Firenze, 2001
- Vermondo Brugnatelli (a cura di). Fiabe del Sahara. Milano, 1996
- Lia Dragani. Giavellotti tifinagh. Poesia e poeti dei Tuareg del Sahara. Torino, 2005
- Mano Dayak. Tuareg, la tragedia. Bologna, 1995
- Hawad e Hélène Claudot-Hawad. Il paese dilaniato. Torino, 1996
- Dominique Casajus, La tente dans la solitude. La société et les morts chez les touaregs Kel Ferwan, Cambridge (UP)-Paris (MSH) 1987
- Elena Dak, "La carovana del sale". Torino, 2007. CDA & Vivalda Editori
Voci correlate
- Tin Hinan
- Battaglia di Tit
- Amenukal dei Kel Adagh
- Amenukal dell'Azawagh
- Amenukal dell'Ahaggar
- Charles de Foucauld
- Cronologia tuareg
- Costellazioni tuareg
- Calendario tuareg
- Dama tuareg