Teoria del salto dimensionale
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Per le api, il 2007 è stato un anno terribile. Morie massicce si sono infatti registrate in tutto il mondo. La punta massima si è raggiunta in alcune aree degli Stati Uniti, dove è scomparso il 90% delle api. Ma il fenomeno non ha risparmiato l'Italia: nel nostro settentrione si sono svuotati la metà degli alveari. Le cause sono ancora sconosciute. E la strage potrebbe continuare. Ora, quindi, anche le api sarebbero a rischio estinzione. L’ allarme è stato lanciato dall’Apat e sottoscritto da Francesco Panella, presidente dell’Unione Apicoltori, il quale sostiene che la colpa risiede nei cambiamenti climatici ma anche nell’inasprimento delle infezioni da virus e dall’inquinamento da fitofarmaci. | Per le api, il 2007 è stato un anno terribile. Morie massicce si sono infatti registrate in tutto il mondo. La punta massima si è raggiunta in alcune aree degli Stati Uniti, dove è scomparso il 90% delle api. Ma il fenomeno non ha risparmiato l'Italia: nel nostro settentrione si sono svuotati la metà degli alveari. Le cause sono ancora sconosciute. E la strage potrebbe continuare. Ora, quindi, anche le api sarebbero a rischio estinzione. L’ allarme è stato lanciato dall’Apat e sottoscritto da Francesco Panella, presidente dell’Unione Apicoltori, il quale sostiene che la colpa risiede nei cambiamenti climatici ma anche nell’inasprimento delle infezioni da virus e dall’inquinamento da fitofarmaci. | ||
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Dal 1976 al 2006 si è verificata una drastica riduzione del numero delle api selvatiche negli Stati Uniti (ormai quasi estinte) ed un significativo, sebbene graduale, declino nel numero delle famiglie allevate dagli apicoltori. Questo declino comprende il cumulo delle perdite dovute a tutti i fattori come l'urbanizzazione, l'uso dei pesticidi, l'Acariosi e la Varroa, il pensionamento degli apicoltori e la chiusura delle attività commerciali. Tuttavia alla fine del 2006, inizio del 2007, il tasso di riduzione è cresciuto raggiungendo proporzioni fino ad allora sconosciute. Da notare che il sistema di orientamento delle api si basa notoriamente sul campo magnetico terrestre. | Dal 1976 al 2006 si è verificata una drastica riduzione del numero delle api selvatiche negli Stati Uniti (ormai quasi estinte) ed un significativo, sebbene graduale, declino nel numero delle famiglie allevate dagli apicoltori. Questo declino comprende il cumulo delle perdite dovute a tutti i fattori come l'urbanizzazione, l'uso dei pesticidi, l'Acariosi e la Varroa, il pensionamento degli apicoltori e la chiusura delle attività commerciali. Tuttavia alla fine del 2006, inizio del 2007, il tasso di riduzione è cresciuto raggiungendo proporzioni fino ad allora sconosciute. Da notare che il sistema di orientamento delle api si basa notoriamente sul campo magnetico terrestre. | ||
- | + | Anche i cetacei (delfini e balene) hanno dei problemi in questo periodo: lo spiaggiamento. Sino a pochi anni or sono, in pratica tutto ciò che sapevamo dei delfini aveva a fondamento le analisi compiute sugli esemplari morti in mare e trascinati a riva dalle correnti oppure arenatisi ancora vivi in una lenta agonia. Simili incidenti diventano clamorosi quando lo spiaggiamento coinvolge simultaneamente un gran numero di animali, come spesso avviene tra i globicefali neri e le pseudorche. | |
Sino agli anni Sessanta l'avvistamento di un delfino dalla testa a melone era considerato un evento eccezionale, ma da allora si sono moltiplicati gli episodi di incagliamenti in massa. Scartata come improbabile l'ipotesi di una precedente sottostima, non resta che appellarsi all'incremento demografico. In certi casi, l'aumento del numero degli spiaggiamenti sembra potersi ricollegare all'abbondanza in quella zona di specie ittiche prelibate. Per esempio, il recente aumento di globicefali neri arenatisi nell'Inghilterra sud-occidentale, soprattutto nel periodo autunno-inverno (una media di meno di uno all'anno tra il 1913 e il 1947; due all'anno tra il 1948 e il 1962; più di cinque all'anno tra il 1963 e il 1978) trova riscontro in un maggior numero di segnalazioni di animali vivi e di grosse concentrazioni di sgombri in quelle acque. Poiché però molti da quelle parti restano impigliati nelle reti da pesca, anche la mortalità può aver subito un'impennata. L'arrivo a terra del corpo di un delfino morto dipende dalla presenza e direzione di venti e correnti e dalla conformazione della linea costiera, per cui se la specie in generale frequenta acque non litoranee è possibile che i cadaveri affondino e non vengano recuperati. Tuttavia, la causa degli spiaggiamenti di animali vivi rimane inspiegata. | Sino agli anni Sessanta l'avvistamento di un delfino dalla testa a melone era considerato un evento eccezionale, ma da allora si sono moltiplicati gli episodi di incagliamenti in massa. Scartata come improbabile l'ipotesi di una precedente sottostima, non resta che appellarsi all'incremento demografico. In certi casi, l'aumento del numero degli spiaggiamenti sembra potersi ricollegare all'abbondanza in quella zona di specie ittiche prelibate. Per esempio, il recente aumento di globicefali neri arenatisi nell'Inghilterra sud-occidentale, soprattutto nel periodo autunno-inverno (una media di meno di uno all'anno tra il 1913 e il 1947; due all'anno tra il 1948 e il 1962; più di cinque all'anno tra il 1963 e il 1978) trova riscontro in un maggior numero di segnalazioni di animali vivi e di grosse concentrazioni di sgombri in quelle acque. Poiché però molti da quelle parti restano impigliati nelle reti da pesca, anche la mortalità può aver subito un'impennata. L'arrivo a terra del corpo di un delfino morto dipende dalla presenza e direzione di venti e correnti e dalla conformazione della linea costiera, per cui se la specie in generale frequenta acque non litoranee è possibile che i cadaveri affondino e non vengano recuperati. Tuttavia, la causa degli spiaggiamenti di animali vivi rimane inspiegata. | ||
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La mia teoria personale è che questi accadimenti mostrino un’alterazione del campo elettromagnetico terrestre, alterazione che coinciderebbe col cambiamento di frequenza di cui parlano i New Age (passaggio dalla terza alla quarta dimensione per “promozione” della popolazione terrestre sotto l’aspetto spirituale, sembra nel 2012). | La mia teoria personale è che questi accadimenti mostrino un’alterazione del campo elettromagnetico terrestre, alterazione che coinciderebbe col cambiamento di frequenza di cui parlano i New Age (passaggio dalla terza alla quarta dimensione per “promozione” della popolazione terrestre sotto l’aspetto spirituale, sembra nel 2012). | ||
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Versione attuale delle 08:12, 1 mar 2014
Negli ultimi anni si è diffuso un fenomeno grave per specie di animali, anche utili all’uomo (come api e delfini).
Per le api, il 2007 è stato un anno terribile. Morie massicce si sono infatti registrate in tutto il mondo. La punta massima si è raggiunta in alcune aree degli Stati Uniti, dove è scomparso il 90% delle api. Ma il fenomeno non ha risparmiato l'Italia: nel nostro settentrione si sono svuotati la metà degli alveari. Le cause sono ancora sconosciute. E la strage potrebbe continuare. Ora, quindi, anche le api sarebbero a rischio estinzione. L’ allarme è stato lanciato dall’Apat e sottoscritto da Francesco Panella, presidente dell’Unione Apicoltori, il quale sostiene che la colpa risiede nei cambiamenti climatici ma anche nell’inasprimento delle infezioni da virus e dall’inquinamento da fitofarmaci.
In Italia ci sono circa 50 mila apicoltori e 100 mila alveari, vengono prodotti oltre 10 mila tonnellate di miele all’anno. Ma il danno (circa 250 milioni di euro) non riguarda solo il mercato del miele e dei suoi sottoprodotti, infatti le api sono fondamentali nella produzione di pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, ciliegie, cocomeri, zucchine, pomodori, soia, colza. Le api inoltre rappresentano un bioindicatore molto importante, infatti queste muoiono a causa di qualsiasi cambiamento importante che si registri all’interno del nostro ecosistema. Solo nel 2007 il nostro paese ha perso duecentomila alveari.
Il Disturbo da collasso dell'alveare o Sindrome dello spopolamento degli alveari (SSA, in inglese CCD, ovvero Colony Collapse Disorder) è un fenomeno ancora poco conosciuto per il quale le famiglie di api (Apis mellifera) periscono bruscamente. La SSA/CCD è stata riscontrata per la prima volta nelle colonie di api del Nord America alla fine del 2006. Gli apicoltori europei osservarono un fenomeno simile in Belgio, Francia, Olanda, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Le prime segnalazioni arrivarono anche dalla Svizzera e dalla Germania anche se in misura minore. Possibili casi di SSA/CCD sono stati riscontrati anche a Taiwan dall'aprile 2007.
Dal 1976 al 2006 si è verificata una drastica riduzione del numero delle api selvatiche negli Stati Uniti (ormai quasi estinte) ed un significativo, sebbene graduale, declino nel numero delle famiglie allevate dagli apicoltori. Questo declino comprende il cumulo delle perdite dovute a tutti i fattori come l'urbanizzazione, l'uso dei pesticidi, l'Acariosi e la Varroa, il pensionamento degli apicoltori e la chiusura delle attività commerciali. Tuttavia alla fine del 2006, inizio del 2007, il tasso di riduzione è cresciuto raggiungendo proporzioni fino ad allora sconosciute. Da notare che il sistema di orientamento delle api si basa notoriamente sul campo magnetico terrestre.
Anche i cetacei (delfini e balene) hanno dei problemi in questo periodo: lo spiaggiamento. Sino a pochi anni or sono, in pratica tutto ciò che sapevamo dei delfini aveva a fondamento le analisi compiute sugli esemplari morti in mare e trascinati a riva dalle correnti oppure arenatisi ancora vivi in una lenta agonia. Simili incidenti diventano clamorosi quando lo spiaggiamento coinvolge simultaneamente un gran numero di animali, come spesso avviene tra i globicefali neri e le pseudorche.
Sino agli anni Sessanta l'avvistamento di un delfino dalla testa a melone era considerato un evento eccezionale, ma da allora si sono moltiplicati gli episodi di incagliamenti in massa. Scartata come improbabile l'ipotesi di una precedente sottostima, non resta che appellarsi all'incremento demografico. In certi casi, l'aumento del numero degli spiaggiamenti sembra potersi ricollegare all'abbondanza in quella zona di specie ittiche prelibate. Per esempio, il recente aumento di globicefali neri arenatisi nell'Inghilterra sud-occidentale, soprattutto nel periodo autunno-inverno (una media di meno di uno all'anno tra il 1913 e il 1947; due all'anno tra il 1948 e il 1962; più di cinque all'anno tra il 1963 e il 1978) trova riscontro in un maggior numero di segnalazioni di animali vivi e di grosse concentrazioni di sgombri in quelle acque. Poiché però molti da quelle parti restano impigliati nelle reti da pesca, anche la mortalità può aver subito un'impennata. L'arrivo a terra del corpo di un delfino morto dipende dalla presenza e direzione di venti e correnti e dalla conformazione della linea costiera, per cui se la specie in generale frequenta acque non litoranee è possibile che i cadaveri affondino e non vengano recuperati. Tuttavia, la causa degli spiaggiamenti di animali vivi rimane inspiegata.
Sono ancora in corso gli studi sul perché i Cetacei arrivino spontaneamente al suicidio spiaggiandosi. La prima ipotesi sarebbe quella di errori nelle lettura del campo magnetico terrestre: in poche parole si tratta di errori nella navigazione poiché spesso, gli spiaggiamenti, sono concentrati in zone in cui le linee del campo intersecano perpendicolarmente la costa o dove proprietà magnetiche generano anomalie che li portano alla perdita dell’orientamento. Infatti i delfini possiederebbero un sesto senso: quello magnetico con cui sarebbero in grado di leggere il campo terrestre e navigare in base ad esso. Una lettura sbagliata sarebbe la causa dei numerosi spiaggiamenti. Tutt'oggi il numero degli spiaggiamenti è in continuo aumento, tanto che l'anno 2002 è stato definito l'anno nero per il susseguirsi continuo di questi episodi. Il motivo di tale numeri sarebbe i crescente numero di sottomarini che con i loro sonar farebbero perdere l'orientamento a questi animali. Talvolta gli sforzi dei soccorritori si rivelano inutili, in quanto una volta riportati al largo questi mammiferi tornano immediatamente ad arenarsi, come se fossero determinati ad uccidersi.
Oltre a questi sembra che si spiaggino anche tartarughe marine e squali. Una caratteristica degli squali è la elettroricezione. Una delle ultime caratteristiche dello squalo che si è scoperta è la sua sensibilità ai campi magnetici ed elettrici grazie ad alcuni recettori che si trovano collegati ai pori del muso. Il vero organo capace di questa caratteristica è il complesso formato dalle ampolle di Lorenzini. Il funzionamento è molto simile a quello del labirinto presente nell'orecchio umano, in quanto alcune ciglia immerse in un gel vengono sollecitate da questa variazione di campo grazie all'azione di una pompa protonica e quindi suscettibili ad un gradiente elettrochimico. Da alcuni esperimenti fatti in mare aperto si è visto che lo squalo utilizza tutti i sensi ma ne attiva solo alcuni a distanze più prossime alla preda. Infatti se da lontano prevale l'odore, magari del sangue di una ferita, e logicamente la vista, da vicino se l'acqua si fa torbida e deve procedere alla cieca fa proprio affidamento a questo sistema che gli permette di serrare la mascella a colpo sicuro. Le ampolle di Lorenzini sono l'organo elettrorecettore dello squalo e variano in numero da individuo ad individuo, da un paio di centinaia a qualche migliaio. Gli squali le usano per riconoscere i campi elettrici che ogni essere vivente produce. Questa percezione aiuta l'animale a trovare le prede (in modo particolare ciò accade per lo squalo martello). Tra tutti gli animali conosciuti, gli squali sono quelli con la più precisa percezione elettrica. L'identificazione delle prede diventa utile quando esse si nascondono sotto la sabbia del fondale marino. Anche in quei momenti esse producono infatti inavvertitamente dei campi elettrici. È a causa di questo senso se a volte gli squali attaccano per sbaglio delle barche: il potenziale elettrochimico che l'interazione tra il metallo e l'acqua salata genera assomiglia ai deboli campi generati dalle prede, in più essendo spesso più potente di questi ultimi riesce ad attirare squali che si trovano molto lontano. Un altro utilizzo dell'elettroricezione è a scopi di orientamento: le correnti oceaniche dovute al campo magnetico terrestre producono anch'esse campo elettrico e sono usate dagli squali per migliorare la navigazione.
La mia teoria personale è che questi accadimenti mostrino un’alterazione del campo elettromagnetico terrestre, alterazione che coinciderebbe col cambiamento di frequenza di cui parlano i New Age (passaggio dalla terza alla quarta dimensione per “promozione” della popolazione terrestre sotto l’aspetto spirituale, sembra nel 2012).