Catalhoyuk
Da Ufopedia.
(→Voci correlate) |
|||
(13 revisioni intermedie non mostrate.) | |||
Riga 1: | Riga 1: | ||
- | [[File: | + | [[File:Map-of-Turkey-showing-location-of-Catalhoeyuek.png|thumb|350px|Localizzazione di Çatalhöyük su una carta geografica della Turchia]] |
- | + | [[File:Culture_ceramiche_del_Vicino_Oriente_nel_medio_Halaf_-_5200-4500_a_C.jpg|thumb|350px|Zone di influenza delle diverse culture nel periodo [[Cultura Halaf|medio Halaf]], 5600-4500 a.C. (le dimensioni del [[Golfo Persico]] sono quelle ipotizzate per il [[3000 a.C.]]) Legenda (da sudest a nordovest approssimativamente): rosso - Cultura di Haggi Muhammad; verde - Cultura di Samarra; giallo - Cultura di Halaf; viola - Cultura di Hassuna; azzurro - Culture "tipo Halaf"; rosa - Ceramiche anatoliche; grigio - Amuq D e neolitico ceramico B palestinese; bianco - (area di Biblo): neolitico medio di Biblo | |
- | + | ||
- | [[File:Culture_ceramiche_del_Vicino_Oriente_nel_medio_Halaf_-_5200-4500_a_C.jpg|thumb| | + | |
]] | ]] | ||
Riga 16: | Riga 14: | ||
== Schema abitativo e culto dei morti == | == Schema abitativo e culto dei morti == | ||
- | |||
Il villaggio era costruito secondo una logica completamente diversa da quella moderna: le case erano monocellulari e addossate l'una all'altra; essendo poi di altezze diverse, ci si spostava passando da un tetto ad un altro e per molte case l'ingresso su quest'ultimo era l'unica apertura. La circolazione e gran parte delle attività domestiche avveniva dunque al livello delle terrazze. L'assenza di aperture verso l'esterno, nonché di porte a livello del terreno, difendeva la comunità dagli animali selvatici e da eventuali incursioni di popolazioni confinanti, anche se resta oscuro il livello di conflittualità tra le diverse comunità dell'epoca. L'unica via d'accesso all'intero complesso erano scale che potevano facilmente essere ritirate in caso di pericolo.<ref>Cfr. Liverani, 2009, cit., p. 83-4.</ref> | Il villaggio era costruito secondo una logica completamente diversa da quella moderna: le case erano monocellulari e addossate l'una all'altra; essendo poi di altezze diverse, ci si spostava passando da un tetto ad un altro e per molte case l'ingresso su quest'ultimo era l'unica apertura. La circolazione e gran parte delle attività domestiche avveniva dunque al livello delle terrazze. L'assenza di aperture verso l'esterno, nonché di porte a livello del terreno, difendeva la comunità dagli animali selvatici e da eventuali incursioni di popolazioni confinanti, anche se resta oscuro il livello di conflittualità tra le diverse comunità dell'epoca. L'unica via d'accesso all'intero complesso erano scale che potevano facilmente essere ritirate in caso di pericolo.<ref>Cfr. Liverani, 2009, cit., p. 83-4.</ref> | ||
Riga 28: | Riga 25: | ||
== Economia e commercio == | == Economia e commercio == | ||
- | |||
Fra i ritrovamenti relativi alla cultura materiale sono da segnalare l'abbondante produzione ceramica (via via lustrata chiara, poi scura, poi [[Ingubbio|ingubbiata]] di rosso, ma non ancora dipinta, come poi accadrà nel [[neolitico anatolico]]<ref name=Liv83/>) e la raffinata [[industria litica]], realizzata per il 90% in [[ossidiana]], pietra vulcanica vetrosa di cui la regione è ricca e di cui è attestato un intenso commercio locale fin dall'epoca protostorica<ref>Liverani, 2009, cit., pp. 80 e 83.</ref>. | Fra i ritrovamenti relativi alla cultura materiale sono da segnalare l'abbondante produzione ceramica (via via lustrata chiara, poi scura, poi [[Ingubbio|ingubbiata]] di rosso, ma non ancora dipinta, come poi accadrà nel [[neolitico anatolico]]<ref name=Liv83/>) e la raffinata [[industria litica]], realizzata per il 90% in [[ossidiana]], pietra vulcanica vetrosa di cui la regione è ricca e di cui è attestato un intenso commercio locale fin dall'epoca protostorica<ref>Liverani, 2009, cit., pp. 80 e 83.</ref>. | ||
Riga 34: | Riga 30: | ||
==Galleria immagini== | ==Galleria immagini== | ||
<gallery> | <gallery> | ||
- | Immagine: | + | Immagine:Vi-a-10-restored.png |
- | Immagine: | + | Immagine:Cahokia1-scaled.png |
+ | Immagine:Image_1681_1e-Catalhoyuk.jpg | ||
+ | Immagine:Catalhoyuk_exterior.jpg | ||
+ | Immagine:Reconstruction-catal-huyuk-catalhoyuk-sanctuary-9561727.png | ||
+ | Immagine:Catalhoyuk-Turkey-11552126463.jpg | ||
+ | Immagine:Ankara Muzeum B19-36.jpg | ||
+ | Immagine:Ankara Muzeum B20-08.jpg | ||
+ | Immagine:Konya_districts.png | ||
+ | Immagine:Konya_in_Turkey.svg.png | ||
Immagine:Map_of_OIC.png | Immagine:Map_of_OIC.png | ||
Immagine:NATO Map.png | Immagine:NATO Map.png | ||
Riga 56: | Riga 60: | ||
*[[Çayönü]] | *[[Çayönü]] | ||
*[[nevali Cori|Nevalı Çori]] | *[[nevali Cori|Nevalı Çori]] | ||
- | *[[Göbekli Tepe]] | + | *[[gobekli Tepe|Göbekli Tepe]] |
*[[Mersin]] | *[[Mersin]] | ||
Versione attuale delle 09:11, 8 feb 2023
Çatalhöyük (pronuncia turca [tʃaˈtaɫhœˌjyk]; spesso scritto Çatal Hüyük fuori dalla Turchia; da çatal, "forcella"[1] e hüyük, "collina"[2], variante dialettale della parola höyük) è un importante centro abitato di epoca neolitica dell'Anatolia (in Turchia), nella Provincia di Konya, ai margini meridionali della pianura.[3]
Il sito, ricostruito lungo una sequenza di 18 livelli stratigrafici che vanno dal 7400 al 5700 a.C. ca., occupa una superficie di 13,5 ettari, dei quali solo un 5% è stato indagato con scavi archeologici.[4]
È stato distrutto a causa di un incendio nel 5880 a.C.
È stato scoperto alla fine degli anni cinquanta; James Mellaart vi ha condotto campagne di scavi tra il 1961 ed il 1965. Dal 1993, ulteriori ricerche sono condotte da Ian Hodder.[5]
Il sito archeologico si trova 60 chilometri a sud della città di Konya ed è visitabile da parte dei turisti.
Indice |
Schema abitativo e culto dei morti
Il villaggio era costruito secondo una logica completamente diversa da quella moderna: le case erano monocellulari e addossate l'una all'altra; essendo poi di altezze diverse, ci si spostava passando da un tetto ad un altro e per molte case l'ingresso su quest'ultimo era l'unica apertura. La circolazione e gran parte delle attività domestiche avveniva dunque al livello delle terrazze. L'assenza di aperture verso l'esterno, nonché di porte a livello del terreno, difendeva la comunità dagli animali selvatici e da eventuali incursioni di popolazioni confinanti, anche se resta oscuro il livello di conflittualità tra le diverse comunità dell'epoca. L'unica via d'accesso all'intero complesso erano scale che potevano facilmente essere ritirate in caso di pericolo.[6]
A Çatalhöyük ogni abitazione era divisa in due stanze. Quella più grande aveva al centro un focolare rotondo ed intorno dei sedili e delle piattaforme elevate per dormire; in un angolo c'era un forno per cuocere il pane. La stanza più piccola era una dispensa per conservare il cibo: tra una casa e l'altra c'erano dei cortili usati come stalle per capre e pecore. Circa un terzo delle case presenta stanze decorate e arredate apparentemente per scopi cultuali: sulle pareti, infatti, sono state rinvenute pitture e sculture di argilla che raffigurano teste di animali (qualcosa di analogo ai bucrani) e divinità (specialmente femminili, legate al culto domestico della fertilità e della generazione).[7] Queste abitazioni non vanno pensate come santuari: il culto è ancora solo domestico e dà conto di una "ossessione simbolica", quella di un aggregato di umani che vivono a stretto contatto con i propri morti e che ha da tempo istintivamente associato penetrazione sessuale e sepoltura dei semi per l'agricoltura.[7] Gli abitanti della città di Çatalhöyük seppellivano i propri morti, divisi per sesso, sotto il letto. Questi, prima di essere sistemati sotto i letti, venivano esposti all’aperto in attesa che gli avvoltoi procedessero ad una completa escarnazione, con lo stesso sistema usato ancora oggi in India ed in Persia, dove i cadaveri sono depositati nelle cosiddette Torri del Silenzio.[8]
Economia e commercio
Fra i ritrovamenti relativi alla cultura materiale sono da segnalare l'abbondante produzione ceramica (via via lustrata chiara, poi scura, poi ingubbiata di rosso, ma non ancora dipinta, come poi accadrà nel neolitico anatolico[3]) e la raffinata industria litica, realizzata per il 90% in ossidiana, pietra vulcanica vetrosa di cui la regione è ricca e di cui è attestato un intenso commercio locale fin dall'epoca protostorica[9].
Lo schema economico di base è quello tipicamente agro-pastorale, ma si segnalano scelte ardite, quali quella di coltivare frumento invece che orzo e quella di allevare bovini invece che caprovini.[3]
Galleria immagini
Note
- ↑ Maurizio Stasi, Atlantide: la verità, Armando Editore, 2007, p. 143.
- ↑ Delfino Ambaglio e Daniele Foraboschi (a cura di), Le civiltà dell'antichità 1, ed. Scolastiche Mondadori, Milano, 1994, p. 71.
- ↑ 3,0 3,1 3,2 Liverani, 2009, cit., p. 83.
- ↑ Ian Hodder, The Leopard's Tale, 2010, Thames & Hudson, London.
- ↑ Dal sito ufficiale.
- ↑ Cfr. Liverani, 2009, cit., p. 83-4.
- ↑ 7,0 7,1 Cfr. Liverani, 2009, cit., p. 84.
- ↑ Template:Cita web
- ↑ Liverani, 2009, cit., pp. 80 e 83.
Bibliografia
- Mario Liverani, Antico Oriente: storia, società, economia, Roma-Bari, Laterza, 2009. ISBN 978-88-420-9041-0.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Template:En Il sito della missione archeologica a Çatalhöyük
- Template:En Bibliografia
- Panoramica del sito archeologico (richiede QuickTime)
- Catal Huyuk la città più antica del mondo di Milost Della Grazia
- Template:En Prehistoric society: a new picture emerges, articolo di William K. Stevens dal New York Times del 16 dicembre 1986 (vd. in particolare p. 3)
- Template:En Scheda su knol