Vega
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Versione delle 18:18, 7 ott 2009
Vega (α Lyr / α Lyrae / Alfa Lyrae) è la stella più brillante della costellazione della Lira, la quinta più luminosa del cielo notturno, nonché la seconda più luminosa nell'emisfero celeste boreale, dopo Arturo. Vertice nord-occidentale dell'asterismo del Triangolo Estivo, Vega è una stella piuttosto vicina, posta a soli 25 anni luce di distanza, la più luminosa in termini assoluti entro un raggio di 30 anni luce dal sistema solare.
Si tratta di una stella bianca di sequenza principale di classe spettrale A0 V, che possiede una massa circa due volte quella solare ed una luminosità circa 37 volte superiore. L'astro è caratterizzato da un'altissima velocità di rotazione sul proprio asse, che gli conferisce l'aspetto di uno sferoide oblato. Questa rapida rotazione, a causa di un fenomeno noto come oscuramento gravitazionale, si riflette sulla temperatura effettiva fotosferica, che varia a seconda della latitudine presa in esame: infatti, si è notato che la temperatura all'equatore è di circa 2000 K più bassa rispetto a quella rilevata ai poli, ed è proprio in direzione di uno di essi che la stella risulta visibile dalla Terra. È inoltre una sospetta variabile Delta Scuti, che manifesta pulsazioni nella luminosità di pochi centesimi di magnitudine ogni 0,19 giorni (circa 4,56 ore).
Vega, definita dagli astronomi "la stella più importante nel cielo dopo il Sole", [1] riveste una grande importanza nell'astronomia, dal momento è stata impiegata per calibrare gli strumenti osservativi e come riferimento per la misurazione di alcuni parametri comuni a tutte le stelle; inoltre, circa 12 000 anni fa, a causa della precessione dell'asse terrestre, ha svolto il ruolo di stella polare, e lo ricoprirà nuovamente tra altri 13 700 anni [2].
A metà degli anni ottanta il satellite IRAS ha scoperto, che la stella presenta un eccesso di emissione infrarossa, attribuito alla presenza in orbita di un disco di polveri circumstellare. Queste polveri sarebbero il risultato di collisioni plurime tra gli oggetti orbitanti all'interno di una cintura asteroidale, assimilabile alla fascia di Kuiper nel sistema solare [3]. Alcune irregolarità riscontrate nel disco suggerirebbero la presenza in orbita di almeno un pianeta, per massa simile a Giove [4].
Il nome Vega deriva dalla seconda parte del nome in arabo della stella النسر الواقع an-nasr al-wāqi‘, Avvoltoio che plana [5].
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Nella cultura umana
Etimologia
Il nome originario della stella, Wega (in seguito corrotto in Vega), deriva da una libera traslitterazione dell'arabo wāqi (planante), tramite la frase النسر الواقع an-nasr al-wāqi‘, "l'avvoltoio planante". Tale nome fu assegnato a Vega dagli astronomi arabi dell'XI secolo, i quali videro nella Lira la forma di un'aquila (o un altro uccello rapace, probabilmente un avvoltoio) nell'atto di planare. La rappresentazione della costellazione come un avvoltoio non era nuova: era infatti già riconosciuta come tale dagli Egizi [6] e nell'antica India [7][8]. Il nome comparve per la prima volta in Occidente nelle tavole alfonsine, compilate tra il 1215 e il 1270 per ordine del re di Castiglia Alfonso X, e si affermò nel corso del XIII secolo [9]. In quest'epoca erano molto diffuse diverse varianti del nome originale arabo, in particolare Waghi, Vagieh e Veka.
Mitologia ed esoterismo
Intorno a Vega, per via della sua grande brillantezza e della sua posizione nel cielo notturno, si è intessuto un discreto apparato mitologico e religioso-esoterico.
Per gli Assiri la stella si chiamava Dayan-same, il "Giudice dei Cieli", mentre per gli Accadi era Tir-anna, la "Vita del Cielo"; i Babilonesi la conoscevano presumibilmente con nome Dilgan, "il Messaggero della Luce", attribuito anche ad altre stelle.
Gli antichi Greci, così come i Romani dopo di loro, ritenevano che la costellazione della Lira rappresentasse lo strumento musicale di Orfeo, costruito da Ermes sfruttando il carapace di una tartaruga come cassa armonica e il budello di una pecora per fabbricare le corde; Vega rappresentava il manico della lira ed era nota col nome di Λύρα (Lyra). Presso i Romani l'astro era noto, oltre che col nome Lyra, anche con i sinonimi Fidis, Fides e Fidicula, tutti indicanti lo strumento di Orfeo; inoltre la data d'inizio della stagione autunnale era stata scelta in modo da coincidere con la data in cui Vega tramontava al sorgere del Sole.
La stella è associata al mito di 七夕 (Qi Xi, "la Principessa Tessitrice"), originario della Cina ma molto diffuso, seppur con alcune varianti, anche in Corea e Giappone. Il mito tratta della storia d'amore che lega 織女 (Zhi Nü, "la Tessitrice", che rappresenta Vega) e il marito 牛郎 (Niu Lang, "il Mandriano", ovvero la stella Altair), che si trova insieme ai due figli della coppia (le vicine stelle Tarazed e Alshain); i due coniugi sono costretti a restare separati alle due sponde del 銀河 "Fiume d'Argento" (la Via Lattea) [10]. Tuttavia, i due possono incontrarsi per un solo giorno all'anno, la "settima notte della settima luna" (ovvero il settimo giorno del settimo mese del calendario lunisolare cinese, corrispondente nel calendario gregoriano agli inizi del mese di agosto); in questa circostanza le gazze si adoperano per formare con le loro ali un momentaneo ponte che unisca le due rive del fiume, permettendo l'incontro dei due amanti. Da questo mito traggono origine due festività: in Cina il Qi Qiao Jie, mentre in Giappone il Tanabata [11].
Presso i popoli polinesiani Vega era nota come whetu o te tau, la stella dell'anno: infatti il sorgere eliaco della stella, per un certo periodo della storia di queste popolazioni, segnava l'inizio del nuovo anno e il momento in cui il terreno poteva essere preparato per piantare i vegetali coltivati; questa funzione fu in seguito assunta dalle Pleiadi [12].
Nella religione zoroastriana era talvolta associata a Vanant, una divinità minore il cui nome significa "conquistatore" [13].
Nell'astrologia medioevale occidentale ed araba Vega era annoverata tra le quindici stelle fisse di importanza magica, denominate da Agrippa di Nettesheim Behenii, dall'arabo bahman che significa radice; i suoi pianeti collegati erano Mercurio e Venere, la pietra preziosa l'olivina e la pianta la santoreggia invernale. Agrippa assegnò inoltre alla stella il simbolo cabalistico con il nome Vultur cadens ("Avvoltoio cadente"), una traduzione letterale in latino del nome arabo.
In Ufologia
La razza dei Cetacei Lyriani è una razza siriana che vivrebbe in vari pianeti del sistema di Vega.
Note
1^ A. F. Gulliver, G. Hill, S. J. Adelman, Vega: A rapidly rotating pole-on star, The Astrophysical Journal, 1994, vol.429, numero 2, pagine L81-L84, accesso 29-10-2007
2^ A. E. Roy, D. Clarke, 2003, Astronomy: Principles and Practice, CRC Press, ISBN 0750309172
3^ K. Y. L. Su et al, The Vega Debris Disk: A Surprise from Spitzer, The Astrophysical Journal, 2005, vol.628, pag.487-500, accesso 18-06-2009
4^ D. Wilner, M. Holman, M. Kuchner, P. T. P. Ho, Structure in the Dusty Debris around Vega, The Astrophysical Journal, 2002, volume 569, pagine L115–L119, accesso 30-10-2007, 10.1086/340691
5^ William Tyler Olcott, 1911, Star Lore of All Ages: A Collection of Myths, Legends, and Facts Concerning the Constellations of the Northern Hemisphere, Putnam's sons
6^ G. Massey, 2001, Ancient Egypt: the Light of the World, Adamant Media Corporation, ISBN 140217442X
7^ W. T. Olcott, 1911, Star Lore of All Ages: A Collection of Myths, Legends, and Facts Concerning the Constellations of the Northern Hemisphere, G.P. Putnam's sons
8^ D. Houlding, dicembre 2005, Lyra: The Lyre, 04-11-2007
9^ M. T. Houtsma, A. J. Wensinck, H. A. R. Gibb, W. Heffening, L. Lévi-Provençal, 1987, E.J. Brill's First Encyclopaedia of Islam, 1913-1936, volume VII, pag.292, E.J. Brill
10^ W. Liming, L. Yue, L. Lang Tao, 2005, Chinese Festivals, Chinese Intercontinental Press, ISBN 750850836X
11^ J. R. Kippax, 1919, The Call of the Stars: A Popular Introduction to a Knowledge of the Starry Skies with their Romance and Legend, G. P. Putnam's Sons
12^ S. P. Smith, The Fatherland of the Polynesians – Aryan and Polynesian Points of Contact, The Journal of the Polynesian Society, 1919, volume 28, pag.18–20, accesso 08-08-2008
13^ M. Boyce, 1996, A History of Zoroastrianism, volume one: The Early Period, E. J. Brill, New York, ISBN 9004088474