Tiamat
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Versione delle 14:30, 26 feb 2009
Tiāmat è la personificazione delle acque salate nella mitologia mesopotamica. Sposa di Apsû, secondo il mito fu la progenitrice della stirpe divina.
Appartenente alla mitologia babilonese, secondo il poema Enūma Eliš genera insieme al marito i serpenti mostruosi Laḫmu e Laḫamu; questa progenie dà poi vita agli dèi primordiali Anšar (dio dell'Alto) e Kišar (dio del Basso), i quali generano gli dèi Anunnaki. Fra questi Marduk (dio della terra), unico valoroso in grado di affrontarla, sconfigge Tiāmat, secondo una prima interpretazione, con l'aiuto di un forte vento, che le impediva di chiudere la bocca, e scagliando dunque una freccia che le trafisse il cuore attraverso la gola, simboleggiando così la vittoria dell'ordine sul caos, mentre secondo un'altra interpretazione grazie all'aiuto di una rete magica, imprigiona Tiāmat e la fa esplodere, dopo averle infilato nel corpo il dio-uragano; quindi con il corpo del drago spaccato in due parti, Marduk crea il Cielo e la Terra [1].
Generalmente è descritta come una specie di drago. In alcune versioni la si descrive come una creatura con testa di coccodrillo, denti da orso, corna da toro, criniera e zampe da leone, ali da aquila, corpo da serpente; altre versioni si soffermano sulla caratteristiche da androgino primitivo, evidenziate dalla doppia faccia, dai quattro occhi e orecchie.
Le teorie di Zecharia Sitchin
Secondo Zecharia Sitchin, Tiamat sarebbe il termine sumerico per indicare un pianeta primordiale (detto anche Sposa del Sole) che si frantumò nel corso della Battaglia Celeste, dando vita alla Cintura degli Asteroidi e alla Terra (vedi la teoria dell'impatto gigantesco).
Note
1^ "Dizionario dei mostri", di Massimo Izzi, ediz. L'Airone, Roma, 1997, (alla pag.120 - voce "Tiāmat"
Bibliografia
- L. Cagni, La religione della Mesopotamia, in "Storia delle religioni. Le religioni antiche", Laterza, Roma-Bari 1997, ISBN 9788842052050