Bottazzi Filippo
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Filippo Bottazzi nasce a Diso (Le) il 23 dicembre 1867 da Giuseppe Maria Antonio Buttazzo e Maria Donata Cecilia Bortone.(Il cognome paterno Buttazzo fu mutato in Bottazzi con Decreto Reale del 31 dicembre 1928 in seguito alla richiesta del figlio Filippo Giacomo).
I coniugi Buttazzo avevano voluto fortemente questo figlio vista la sfortuna che la sorte aveva riservato agli ultimi figli nati: Anna Maria Eleonora nata il 10 ottobre 1863 era deceduta dopo solo quattro giorni dalla nascita e Raffaele nato il 23 maggio del 1865 scompariva nell'aprile del 1866 prima di aver compiuto un anno.
La nascita di Filippo Giacomo allontanò i funesti presagi che avevano accompagnato la gravidanza di Donna Cecilia e la vita della famiglia Buttazzo proseguì il suo itinerario dimenticando gli ultimi luttuosi eventi.
Il piccolo Filippo trascorse la sua spensierata vita di fanciullo insieme alle primogenite Giovannina Beatrix e Maria Aurora Anna sotto la guida del padre Giuseppe, pittore di notevole talento, e della madre Cecilia, donna semplice e schietta dai quali ereditò alcune doti che lo accompagneranno nel corso di tutta la sua esistenza: forte capacità di sintesi e d'osservazione (proprie del pittore), ferrea volontà e spiccato senso riflessivo (proprie della madre).
Dopo aver effettuato gli studi secondari nel Ginnasio di Maglie ed in seguito nel Liceo Palmieri di Lecce, Filippo Bottazzi si iscrisse, nel novembre del 1887, alla Facoltà di Medicina dell'Università di Roma dove il 7 luglio 1893 conseguì la Laurea in Medicina con il massimo dei voti e la lode.
Nell'anno seguente, grazie al suo ingegno, fu designato dal prof. Giulio Fano quali Aiuto nel Laboratorio di Fisiologia nel R.Istituto Superiore di Firenze.
Fu a Firenze che il Bottazzi affina le sue ricerche e dopo la pubblicazione di vari trattati, viene invitato da sir Michael Foster, quali suo assistente, presso l'Università di Cambridge.
La permanenza in Inghilterra, anche se calorosa ed accogliente, non dura più di cinque mesi, causa le tristi nebbie inglesi e la nostalgia per il solare cielo d'Italia.
Fu così, che ritornato in patria, nel 1902 vince il concorso come Professore Straordinario alla Cattedra di Fisiologia alla R.Università di Genova e alla fine dello stesso anno divenne direttore del rispettivo laboratorio.
Negli anni trascorsi a Firenze, Bottazzi conobbe Annunziata Fabbri che sposò, dopo aver ottenuto la sicurezza economica, il 26 luglio del 1903 nella stessa città di Firenze e che resterà al suo fianco, moglie fedele e madre encomiabile, fino alla Sua morte.
Da tale unione nacquero Cecilia (02/06/1904-09/01/1986) e Marcella (26/05/1905-27/08/1937).
Nel dicembre del 1904 Bottazzi si trasferì a Napoli come Professore Straordinario di Fisiologia presso la Facoltà di Medicina e qui continuò la sua esistenza sino alla fine della sua vita; fu così che il Professore, partito dal sud col suo carico di giovanili speranze, ora vi faceva ritorno col suo carico di esperienze e fama nazionale.
Comincia in tale modo la permanenza partenopea dell'Illustre Fisiologo, pregna di studi, ricerche, collaborazioni, pubblicazioni e tante nomine a livello nazionale ed internazionale, sino al 1917 quando la Facoltà Medico-Chirurgica della R.Università di Roma gli propone il trasferimento dall'Ateneo napoletano a quello della capitale, per occupare la cattedra di Fisiologia, vacante dopo la morte del Prof. Luciani suo titolare.
Il Bottazzi declinò l'invito e precludendosi l'ingresso nel gotha della medicina mondiale, restò nella città che ormai aveva conquistato il suo cuore e dove viveva con tutta la sua famiglia: Napoli.
Molto aveva fatto il prof. Bottazzi per l'Ateneo napoletano e molto ancora sarebbe riuscito a fare; il suo laboratorio, infatti, era divenuto punto fermo di riferimento e massima aspirazione dei giovani Fisiologi italiani e stranieri e dirigendo la stazione di zoologia era riuscito a mantenerla in vita anche durante gli anni tristi e bui della prima guerra mondiale.
Continuò così la sua vita dedita alla ricerca e mirata allo sviluppo della Chimica Biologica in Italia, battendosi affinchè le ricerche e i trattati dei ricercatori italiani fossero pubblicate su riviste italiane ed in lingua italiana, partecipando a Congressi e ricevendo menzioni, pubblicando trattati e svolgendo al meglio la sua attività d'Insegnante, senza tuttavia restare estraneo ai fatti della vita pubblica.
Fu per queste ragioni che nelle elezioni amministrative avvenute a Diso, suo paese natale, il 17 ottobre 1920 venne eletto consigliere e nella seduta del 5 novembre 1920 venne nominato sindaco.
Dal 9 novembre 1920 al 29 dicembre 1925 Egli prestò la Sua opera di Amministratore e anche se questi anni risultarono, per il piccolo centro, i più vitali ed operosi, forse a causa di inspiegabili invidie e di ingiustificate gelosie, dettate tra l'altro dalla consapevole comune inferiorità mentale dei propri concittadini, l'operato di Filippo Bottazzi non fu da molti apprezzato, ma per molti versi venne anche screditato.
Un'altra lato interessante della poliedrica personalità del Bottazzi, fino ad allora sconosciuto si evidenzia nei lunghi periodi di permanenza a Diso: la speleologia; infatti, grazie ad alcune amicizie salentine (P.De Lorentiis e G.Stasi), Egli fu tra i primi esploratori di tante grotte marine presenti sul territorio intorno a Diso (Rumaneddhi, Palummara, Purcinara) tra le quali la grotta Zinzulusa all'interno della quale intorno agli anni venti scoprì la Thiphlocaris un raro decapode cieco della famiglia Palaemonidae.
Tuttavia, le pubbliche incombenze, gli encomi e gli incarichi anche di carattere internazionale, non distolsero mai Filippo Bottazzi dal suo primo e grande amore: la ricerca scientifica.
Le varie nomine derivanti dal grande genio del Maestro, non furono, però, prive di ciechi rancori e di menzogne infamanti, che in quegli anni potevano essere caldeggiate e favorite dal clima politico che si respirava; nel 1926, infatti, il Bottazzi fu accusato, tramite un anonimo volantino fatto circolare nell'Ateneo napoletano, di non essere un sincero fascista e oltretutto di intascare lo stipendio di alcuni suoi assistenti e ancora di usare la gestione della stazione zoologica di Napoli a solo scopo di lucro personale.
Amici, alunni e colleghi si strinsero intorno a Lui contro questa menzogna infamante e da un'accurata perizia tramite un'ispezione richiesta dallo stesso Professore al Ministro e al Capo del Governo, nessuna irregolarità venne trovata ed ogni ombra fu per sempre fugata.
Piena di impegni e produzioni scientifiche può continuare, così, senza ombra di dubbio l'esistenza dello scienziato che oltre ad insigne Fisiologo si rivela anche dottissimo storico della scienza, pensatore e filosofo eletto.
Una Sua grande passione fu , infatti, lo studio di Leonardo da Vinci, sicuramente irraggiungibile modello per la Sua poliedrica mente, passione questa, sfociata in numerosi scritti pubblicati su svariate riviste dell'epoca; tali lavori su Leonardo appaiono di frequente nella vasta produzione del Bottazzi e risultano essere come momenti di pausa che l'Autore scriveva nei momenti di relax, quando cioè si riposava dal duro e faticoso lavoro di laboratorio.
Ancora Congressi, onoreficenze e menzioni costellano la vita di Filippo Bottazzi, fino al 1935 quando il fisico di questo instancabile lavoratore della scienza cominciò a dare i primi segni di stanchezza e a causa di alcuni accessi di extrasistoli, i medici furono costretti a negargli il permesso a partecipare al XV Congresso Internazionale di Fisiologia che si tenne a Leningrado.
Il Bottazzi, dopo aver ritemprato il fisico e la mente nella pace della sua villetta disina, si rituffò, con ritrovato entusiasmo giovanile, nella ricerca e negli studi.
Seguirono ancora Congressi, nomine e cariche sino al 27 agosto del 1937 quando il suo fisico, già duramente provato, dovette superare un'ennesima dura prova: la figlia Marcella, Laureatasi in Chimica a Napoli e che sicuramente avrebbe potuto ripercorrere le orme paterne, si spegneva nella città partenopea a causa di una reticolo endoteliosi leucemica.
Filippo Bottazzi grazie alla sua cristiana rassegnazione riuscì a superare quest'ennesima prova che il destino Gli aveva riservato e rimarginata la dolorosa ferita si aggrappò ad un rinnovato fervore di iniziative sino all'anno successivo, quando con Suo immenso dolore, fu collocato a riposo per raggiunti limiti di età.
Purtuttavia Egli continuò ad esercitare collaborando con l'Ateneo napoletano, elargendo il Suo sapere attraverso consigli e partecipando alle ricerche che in esso si effettuavano.
Continuarono ad arrivare per Lui nomine, onoreficenze e partecipazioni a vari congressi, ma la morte dell'amata figlia fece rinascere in Lui un forte richiamo per la terra natia.
L'undici aprile del 1939, leggendo il discorso inaugurale nell'Aula Magna dell'Università di Pavia, la sua voce dapprima si fece roca e poi sparisce del tutto; a tale vicenda seguirono consulti medici dai quali risultò una diagnosi amara: Ossificazione delle Cartilagini Laringee e delle Corde Vocali.
Lo scienziato, medico, fu subito a conoscenza dell'inesorabilità della malattia, ma riuscì a nasconderla a tutti, continuando ad apparire sereno sia in famiglia che in laboratorio.
Nel 1940, dopo un nuovo consulto medico, volle ritornare a Diso, consapevole della fine imminente e voglioso di restituire il Suo corpo a quella terra che tanto aveva amato e che tanto amava ancora.
Fu proprio a Diso che il 16 febbraio 1940 al Bottazzi giunse la notizia di essere stato candidato quali rappresentante italiano per l'assegnazione del Premio Nobel per la Medicina; purtroppo il secondo conflitto mondiale era alle porte e fece si che nel 1940 l'assegnazione dei Premi Nobel venisse interrotta (riprese nel 1943) e il Maestro accettò con una esemplare rassegnazione sia la mancata assegnazione del Premio Nobel che la malattia che continuava inesorabilmente a consumarLo.
Il 25 novembre del 1940 fu operato di tracheotomia a Napoli e poi trasferito a Firenze presso l'Istituto Radioterapico.
Dal 1940 al 1941 venne sottoposto a molteplici applicazioni di radio che ne determinarono un flebile miglioramento delle condizioni fisiche, ma il male continuava il suo altalenante corso e il 19 settembre 1941, assistito dalla moglie, dalla figlia e dal Prof. Quagliariello, Filippo Bottazzi si spegne.
I funerali solenni, officiati dall'Arcivescovo di Otranto Cornelio Sebastiano Cuccarolo, si tennero a Diso, sua cittadina natale, lunedì 22 settembre 1941 alle ore 10 e videro la presenza di colleghi, studenti, personalità del mondo scientifico e politico del Paese e migliaia di persone comuni, tutti convenuti per rendere omaggio e dare l'estremo saluto ad uno dei Figli più illustri a cui l'Italia avesse mai dato i natali.