Robertson Panel
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Sotto il nome di Robertson Panel, dal cognome del fisico statunitense che la presiedette, è designato un comitato di consulenza sul fenomeno UFO che la Central Intelligence Agency (CIA) riunì a Washington per quattro giorni nel gennaio del 1953. Sebbene non desse valutazioni del tutto scettiche sul problema, preoccupazioni di psicologia sociale indussero delle conclusioni nelle quali si esortavano le autorità di coordinamento dei servizi informazione a mettere in atto azioni volte a far diminuire l'interesse del pubblico per un argomento - quello degli UFO - ritenuto in grado di creare turbamento e sfiducia nell'ordine costituito.
Le conclusioni furono respinte dalle istanze superiori, ma di fatto i toni e le argomentazioni utilizzate spinsero i militari americani, in primo luogo coloro che si occupavano del problema nell'ambito del progetto Blue Book a diminuire quasi di colpo fino a livelli assai modesti l'impegno rivolto allo studio del fenomeno. Tale influenza perdurerà nell'USAF almeno sino alla primavera del 1966.
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Antecedenti e genesi del Robertson Panel
Fra l'ultima decade di luglio e la metà di agosto del 1952 la grande ondata di segnalazioni UFO che sin da giugno investiva gli Stati Uniti giunse al culmine. Migliaia di articoli dai toni sensazionali uscivano sulle prime pagine di tutti i quotidiani di qualsiasi cittadina dell'Unione.
Il 1° agosto il New York Times scrisse in prima pagina che le attività dei servizi d'informazione militari erano rallentate dal fatto che gli analisti prestavano attenzione a quell'enorme congerie di avvistamenti di fenomeni aerei insoliti.
La responsabilità per la valutazione complessiva dei fatti spettava all'Aeronautica militare, ma l'evidenza documentaria mostra che la CIA si occupava degli UFO anche se a ritmo modesto sin dal 1949. La psicosi di quell'estate spinse alcuni organismi operanti nella Central Intelligence Agency a prestare al problema un'attenzione assai maggiore.
L'Office of Scienfific Intelligence (OSI) preparò un documento destinato allo stesso direttore della CIA, il generale Walter Bedell Smith, per chiedere di autorizzare uno studio specifico sulla questione.
L'OSI aveva avuto disposizione per lavorare allo studio insieme all'Air Technical Intelligence Center (ATIC) dell'USAF, ossia con l'ente che includeva il Blue Book. Bedell Smith era scettico sia sulla possibilità che gli UFO costituissero una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti sia sul modo in cui l'USAF aveva impostato le sue attività al riguardo, tuttavia non intendeva trascurare nessuno di quelli che, anche se remoti, pensava potessero essere dei "rischi potenziali" per il suo Paese.
Il 2 dicembre del 1952 il vice-direttore dell'OSI della CIA, H. Marshall Chadwell, inviò una nota informativa al direttore Bedell Smith sostenendo che "alla luce degli avvistamenti di oggetti inspiegabili visti a grande altezza e viaggianti ad alte velocità presso alcune delle principali installazioni militari statunitensi", avvistamenti "non attribuibili a fenomeni noti o a velivoli conosciuti", era necessaria un'azione di maggiore portata.
Bedell Smith si rivolse così ad una delle maggiori istanze decisionali del suo Paese: il National Security Council (NSC), ossia al gabinetto ristretto per la politica militare del Presidente - che allora era formalmente ancora Harry S. Truman, ma che il 20 gennaio avrebbe lasciato il posto a Dwight D. Eisenowher - per chiedere che lo studio degli UFO diventasse un'argomento ad alta priorità.
Per quanto è noto, in realtà il National Security Council non giunse mai nemmeno a prendere in considerazione questa richiesta in occasione delle sue riunioni, ma essa diede un maggior senso di urgenza all'idea della CIA di riunione un comitato consultivo sul fenomeno.
Già il 30 novembre, peraltro, Chadwell aveva chiesto durante una riunione del Comitato di consulenza dei servizi d'informazione che la CIA potesse ingaggiare un gruppo di scienziati per chiederne il parere sul fenomeno.
Mentre l'organizzazione del panel accelerava, il Battelle Memorial Institute, che era ancora nella fase centrale del suo lavoro sulla valutazione statistica dell'evidenza UFO, chiese alla CIA di attendere che l'esito dello studio fosse più chiaro. La CIA respinse la richiesta e dunque i suoi consulenti al momento delle loro riunioni non poterono disporre di quei risultati.
Attività del Robertson Panel
Le riunioni del comitato si aprirono la mattina del 14 gennaio 1953 e durarono soltanto quattro giorni. Membri effettivi del gruppo erano:
- Howard Percy Robertson, fisico, dipendente della CIA, capo del Gruppo per la valutazione dei sistemi d'arma del Dipartimento della Difesa. Robertson fu nominato direttore del comitato;
- Samuel A. Goudsmit, fisico presso i Brookhavevn National Laboratories;
- Luis W. Alvarez, fisico delle alte energie, che nel 1968 vincerà il Premio Nobel per la fisica;
- Thornton Leigh Page, astronomo e vice direttore dell'Ufficio ricerche della John Hopkins University;
- Lloyd V. Berkner, fisico atmosferico ed ingegnere, che però prese parte ai lavori soltanto dal terzo giorno.
Membri associati erano:
- Frederick C. Durant, studioso di missilistica;
- Josef Allen Hynek, astronomo, consulente del progetto Blue Book.
Page e Goudsmit erano i più ostili all'idea di una realtà oggettiva dei fenomeni UFO.
La prima giornata fu impegnata dall'esame di due fra le poche riprese filmate di presunti UFO allora disponibili: quella fatta da Nicholas Mariana il 15 agosto 1950 a Great Falls, nel Montana, e quella girata da Dlbert C. Newhouse a Tremonton, nello Utah, il 2 luglio del 1952.
Due fotointerpreti del Laboratorio fotografico della Marina, convocati, presentarono le loro analisi secondo le quali non erano stati in grado di identificare gli oggetti ripresi.
Poi il capitano Edward J. Ruppelt, direttore del Blue Book, iniziò un'ampia presentazione delle attività in corso.
Il secondo giorno, 15 gennaio, trascorse ascoltando ancora Ruppelt e con Hynek che illustrava quanto stava facendo l'Istituto Battelle. Alcuni ufficiali dell'USAF spiegarono delle difficoltà nei piani, allora in discussione, d'installazione di strumenti per il monitoraggio della volta celeste in una serie di aeroporti militari degli Stati Uniti.
Il terzo giorno, 16 gennaio, parlò di nuovo Hynek, poi seguito da Dewey J. Fournet, ex-portavoce del Dipartimento della Difesa, che sin dal 1950, insieme al giornalista ed ufologo Donald E. Keyhoe era diventato un sostenitore dell'ipotesi extraterrestre. Furono riesaminati diversi casi presenti negli archivi del Blue Book.
Nel pomeriggio si tennero le discussioni fra i membri effettivi del progetto circa le conclusioni da trarre. Fu redatta una bozza da sistemare al mattino dopo, cosa che in effetti impegnò il tempo restante, ossia parte della giornata del 17 gennaio. Poi i lavori furono chiusi.
In tutto erano durati tre giorni e mezzo per un totale effettivo di non più di dodici ore.
La conclusione dei cinque membri effettivi fu che siccome gran parte dei casi d'avvistamento erano spiegabili, lo doveva essere anche il resto se si fosse indagato a sufficienza. Tuttavia, un'iniziativa del genere sarebbe stato uno spreco di tempo e di denaro, anche se essa avrebbe avuto forse uno scopo di tipo addestrativo.
La preoccupazione fondamentale era di tipo sociologico: i tanti avvistamenti segnalati tendevano ad ostruire il flusso informativo della difesa con fatti irrilevanti, cosa che avrebbe potuto far diminuire l'attenzione rispetto a minacce aeree reali.
Era per questo che si consigliava che l'Aeronautica s'impegnasse in un programma di "discredito" (debunking) dell'argomento, in modo che l'interesse dell'opinione pubblica diminuisse. Si auspicava addirittura un programma di educazione del pubblico in cui coinvolgere celebrità, psicologi, astrofili, scienziati ed autori di cartoni animati, in modo da mostrare come certe cose in apparenza inspiegabili potevano essere ricondotte a cause convenzionali.
Tuttavia, nel frattempo - per un anno o due - si riteneva che fondi e personale destinato al Blue Book dovessero essere accresciuti, ma soltanto per poter assolvere i compiti sopra delineati. Al termine di quel periodo, era la previsione dei cinque consulenti, i pericoli sociali posti dalla malsana attenzione per gli UFO sarebbero tornati a livelli minimi.
Era addirittura chiesto di sorvegliare le attività dei primi, modesti gruppi ufologici del tempo a causa della loro "potenziale grande influenza sulle opinioni della massa se dovessero verificarsi avvistamenti in gran quantità". Il comportamento tenuto dai gruppi ufologici era considerato irresponsabile e non si nascondevano possibili "usi sovversivi" di essi.
In chiusura si raccomandava formalmente che:
le agenzie nazionali addette alla sicurezza intraprendano passi immediati per privare gli Oggetti volanti non identificati dello status speciale che è stato dato loro e dell'atmosfera misteriosa che hanno purtroppo acquisito.
Malgrado le conclusioni del Robertson Panel non siano mai state adottate in modo ufficiale da qualche agenzia governativa americana perché ritenute eccessive e non necessarie, in realtà fin da subito esse ebbero una grande influenza di fatto sull'atteggiamento dei militari che dovevano occuparsi del problema.
Non vi sono dubbi che già dal febbraio del 1953 le attività del progetto Blue Book siano state ridotte e che le idee di ampliamento quantitativo e qualitativo propugnate dal suo direttore, il capitano Ruppelt, siano state accantonate sine die.
Polemiche, indiscrezioni e declassificazione del rapporto
Il Panel Robertson ha costituito per lunghi anni una sorta di caso esemplare per i sostenitori della teoria della congiura del silenzio delle autorità statunitensi sugli UFO.
Esso fu classificato "segreto", ma la sua comprensione deve collocarsi in modo deciso nel clima politico e sociale del tempo nonché essere letto alla luce dei modelli psicologico-sociali allora prevalenti. Non vi sono dubbi che esso ebbe conseguenze nefaste per gli sforzi di studio del fenomeno, ma non esiste alcuna evidenza documentaria che ad esso abbia fatto seguito una politica sistematica e generalizzata anti-ufologica. In realtà, tutto mostra che fu sufficiente che esso fosse prodotto perché il fragile sostegno per una maggiore attenzione al problema che esisteva in alcuni organismi dell'Aeronautica militare americana fosse messo fuori gioco.
Già nel 1956 Edward Ruppelt ne parlò in maniera - in sostanza poco rispondente alla realtà - nel suo libro "The Report on Unidentified Flying Objects". Però quella presentazione parzialissima fu sufficiente a far sì che l'associazione ufologica NICAP, sulla scorta delle posizioni che già sosteneva dalla fine del 1949 il suo direttore, il giornalista Donald Keyhoe, si attivasse con tutte le sue risorse per cercare di ottenere la pubblicazione del documento. Nel 1958, dietro l'ennesima richiesta di Keyohe, l'USAF fece avere al gruppo una versione delle raccomandazioni del Robertson Panel che nella realtà comprendevano soltanto tre paragrafi del documento finale. Erano omesse proprio le parti più imbarazzanti, ossia quelle in cui i consulenti chiedevano alla comunità dei servizi d'informazione di mettere in atto delle iniziative di "discredito" dell'intero problema e che erano rimaste classificate come segreto.
Due anni dopo, nel 1960, una presentazione ancora più edulcorata del documento sarà fatta dal tenente colonnello Lawrence J. Tacker, portavoce del Dipartimento della Difesa, nel libro "Flying Saucer and the U. S. Air Force". Il tentativo di proteggersi dalle polemiche che si sarebbero scatenate se l'intero documento fosse giunto ai critici della politica ufologica dei militari stavano producendo effetti deleteri.
Negli anni a seguire le indiscrezioni circa il contenuto delle parti ancora ignote del documento finale del comitato si fecero più circostanziate. Solo nell'estate del 1966 il giornalista John Lear ne otterrà la versione integrale e la pubblicherà il 3 settembre in articolo del periodico Saturday Review.
Nel 1972 l'astrofisico J. A. Hynek, che aveva fatto parte del Panel Robertson quale membro associato scriverà nel suo primo libro sul fenomeno UFO che l'attenzione del gruppo dei consulenti ingaggiati dalla CIA era quasi del tutto rivolto a preoccupazioni di sicurezza militare, non ad interessi scientifici. L'omissione dei casi non identificati e dei problemi da essi posti era pressoché totale.
In seguito gli ufologi Lawrence Fawcett e Barry Greenwood, che sono stati fra i primi analisti sistematici dei documenti d'archivio americani sugli UFO hanno definito il Panel Robertson come un'iniziativa di mera propaganda politica. La definizione di "consulenza scientifica" su un fenomeno tanto complesso che fu assegnata a delle riunioni durate in tutto dodici ore appariva loro al limite della mancanza di serietà, ove si rifletta che uno solo dei casi ritenuti non identificati dallo stesso comitato, il filmato girato a Tremonton nel 1952, secondo le fonti disponibili aveva comportato per gli analisti della Marina un lavoro complessivo di circa mille ore[1][2][3][4][5].
Fonti
- ↑ Sparks, Brad (1980). CIA Involvement. In: Story, Ronald D. The Encyclopedia of UFOs. Garden City (New York): Doubleday and Company. 72-73
- ↑ Haines, Gerald K. (1997). CIA's Role in the Study of UFOs, 1947-90. Studies in Intelligence: Semiannual Unclassified Edition. 1. 67-84
- ↑ Fawcett, Lawrence & Greenwood, Barry J. (1984). Clear Intent: The Government Coverup of the UFO Experience. Englewood Cliffs (New Jersey): Prentice-Hall
- ↑ Swords, Michael D. (1995). Dr. Robertson Requests the Honor of Your Attendance. International UFO Reporter. 20 (4). luglio-agosto. 16-20
- ↑ Clark, Jerome (1998). Robertson Panel. In: The UFO Encyclopedia. The Phenomenon from the Beginning. Volume 2: L-Z. Detroit: Ominigraphics. 802-804