Ankh
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Versione delle 01:53, 29 dic 2008
L'ankh, conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio che essenzialmente simboleggia la vita. Gli dèi sono spesso raffigurati con un ankh in mano, portato al gomito, oppure sul petto. In funzione di geroglifico l'ankh, oltre che significare "vita", assume diverse sfumature, in base al contesto in cui è inserito, sebbene sempre con caratteri mistici e religiosi.
Indice |
Significati
Il significato originale di questo simbolo nella cultura egizia rimane un mistero per gli egittologi, molte ed in contrasto sono infatti le teorie che ipotizzano le origini dell'ankh. Molti hanno speculato si tratti di:
- una rappresentazione stilizzata del grembo materno;
- il laccio delle antiche calzature egizie. Tra i fautori di questa teoria ricordiamo Alan Gardiner che ha ipotizzato che l'origine dell'ankh sia da ricollegare al laccio delle antiche calzature egizie. Questa interpretazione (la parte circolare circonda la caviglia, il laccio orizzontale si collega alla tomaia e la parte verticale è collegata con la punta della scarpa) può essere interpretata in senso mistico, tenendo presente che la saggezza egizia vedeva la vita come un sentiero da percorrere, ricco di negatività alternate alle positività, che ogni uomo percorre per giungere alla propria meta, alla propria realizzazione, intesa anche dal punto di vista spirituale;
- una stilizzazione dei genitali umani in atto di unione. Tra i fautori di questa teoria ricordiamo Howard Carter che afferma che l'origine dell'ankh sia da ricollegare a alla simbolica unione mistica dei due principi, il principio maschile e il principio femminile. Le due parti dell'ankh, la tau sottostante e l'ansa sovrastante, corrispondono infatti ai simboli di due delle divinità più importanti della religione egizia, Iside e Osiride. L'ansa è il simbolo isiaco, probabilmente una stilizzazione dell'utero; la tau, ovvero una croce senza l'estensione superiore del braccio verticale, è invece il simbolo di Osiride, rimandabile al fallo.
- una rappresentazione simbolica del sorgere del sole, con il cerchio simboleggiante il Sole che si è appena levato dall'orizzonte rappresentato dalla linea orizzontale. La sezione verticale sotto la linea orizzontale simboleggerebbe il cammino del Sole.
- una rappresentazione dello stesso Egitto: la parte superiore sarebbe il delta del Nilo e il tratto verticale sottostante il Nilo stesso, mentre le due braccia orizzontali reffigurerebbero il deserto libico, ad ovest,e quello arabico, ad est.
Come simbolo dell'unione dei due principi cosmici sta ad indicare anche l'unione mistica tra il cielo e la terra, ovvero il contatto tra il mondo divino e il mondo umano, nonché l'unione dei due principi intesa come generatrice dell'esistenza. La denominazione chiave della vita, oltre che un richiamo alla forma del simbolo stesso, sta ad indicare anche il significato escatologico del simbolo: l'ankh è anche infatti vita eterna, grazie alla quale l'uomo riesce a superare la morte, per giungere alla rinascita.
In quanto simbolo della vita e dell'immortalità, il suo significato è estensibile a quello di simbolo dell'universo, dato che il cosmo è pura vita, pura esistenza ed eterno alternarsi di cicli regolatori, oltre che costantemente generato dall'alternarsi di principi in eterna opposizione.
Nell'antico Egitto
L'ankh appare di frequente nelle opere artistiche dell'antico Egitto. Nelle raffigurazioni divine appare come caratteristica delle stesse divinità, ad indicare la natura ultraterrena e l'eterna esistenza di esse. In quanto è la vita il suo significato principale, abbinato agli dèi ne indica la natura di forze cosmiche, generatrici dell'universo e dunque della vita. L'ankh veniva utilizzato in particolare come amuleto, capace di infondere salute, benessere e fortuna. Spesso alla morte di una persona, che venisse mummificata meno, l'ankh era un elemento fondamentale, con il quale il corpo doveva essere sepolto. Un altro uso frequente dell'ankh era quello che lo vedeva in funzione di specchio, nel quale il vetro riflettente era posto nell'ansa.
Nella tarda antichità
In epoca romana è probabile che l'ankh abbia influenzato il simbolo della mano di Venere (o specchio di Venere), simbolo della divinità, in seguito adottato come simbolo dell'omonimo pianeta nell'astrologia; come simbolo del rame nell'alchimia e come simbolo del sesso femminile nella biologia.
Con l'imposizione del Cristianesimo, e conseguente destituzione e persecuzione del Paganesimo, tutti i simboli appartenenti alla sfera di quest'ultima forma religiosa vennero repressi. Nonostante ciò l'ankh continuò a mantenere una certa importanza in Egitto date le profonde radici che il simbolo aveva nella cultura del luogo, e finì con l'essere assimilato dalla Chiesa copta ortodossa e adottato come simbolo stesso del Cristianesimo copto, data la similarità con la croce e l'assenza di elementi zoomorfici o antropomorfici, ripudiati in origine dalla religione cristiana. Da qui la denominazione latina di crux ansata, ovvero "croce ansata". Anche in epoca cristiana mantenne l'uso di amuleto.
Nel Kemetismo
Nel Kemetismo, la forma di Neopaganesimo che riprende l'antica religione egizia, l'ankh ha riacquisito i suoi significati autentici. È visto come un potente simbolo mistico, significante dell'esistenza e dell'universo, unione dei principi cosmici primordiali. Sta inoltre ad indicare la reincarnazione, quindi la vita dopo la morte e l'incontro del mondo spirituale delle forze divine con il mondo fisico dell'umanità. Ha una valenza anche nella Wicca, in particolare nella corrente kemetica, in cui anche in questo caso oltre che con i suoi significati originali è inteso come simbolo magico.