Marte nella fantascienza

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Il pianeta Marte è uno dei più popolari nelle opere di fantascienza, sia come ambientazione che come luogo di provenienza di extraterrestri. La sua vicinanza alla Terra, la somiglianza tra molte sue caratteristiche – come il periodo di rotazione, l’inclinazione dell’asse di rotazione, le calotte polari – con quelle del nostro pianeta, il suo acceso colore rosso e la rete di canali scoperta da Schiaparelli alla fine del XIX secolo e pubblicizzata come opera di esseri intelligenti hanno contribuito a portarlo all’attenzione degli scrittori.

Indice

Letteratura

Prima di Schiaparelli

Una delle più antiche apparizioni di Marte nella letteratura fantastica avviene ne I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift. In una descrizione di una società di scienziati chiamata Laputa, si accenna alla loro scoperta di due satelliti di Marte invisibili agli astronomi del resto del mondo. Poiché sono stati davvero scoperti due satelliti attorno a Marte nel 1877, in alcune opere successive di fantascienza si è immaginato che Swift fosse un preveggente o avesse ricevuto notizie dal futuro.

Dalla scoperta dei canali a Weinbaum

File:War of the Worlds original cover bw.jpg
Copertina originale de La guerra dei mondi di H.G.Wells

Nel 1877 l’astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli credette di scorgere una rete di canali sulla superficie di Marte. Nella traduzione in inglese delle sue osservazioni la parola “canali” fu resa come “canals” (che significa “canali artificiali”), così che si diffuse l’idea che i canali fossero opere di ingegneria realizzate da una specie intelligente per sopravvivere in un mondo più arido della Terra. L’astronomo statunitense Percival Lowell ebbe un ruolo di primo piano nella diffusione di queste idee. Anche se all’inizio del XX secolo si dimostrò che i canali erano un’illusione ottica, il concetto diede un grande impulso alla fantascienza.

La guerra dei mondi di H.G.Wells, pubblicato a puntate nel 1897 e in volume nel 1898, è uno dei primi e più famosi esempi di invasione extraterrestre nella letteratura. Racconta la storia dell’invasione della Terra da parte di marziani crudeli e tecnologicamente avanzati che, invulnerabili alle armi terrestri, vengono infine uccisi dai batteri della nostra atmosfera. Il romanzo è un’accusa al colonialismo dell’epoca, una descrizione di cosa si prova ad essere invasi da un popolo senza scrupoli e dalla tecnologia più avanzata, che era quello che l’Europa stava facendo in Africa. Il romanzo ebbe un enorme successo e dette il via a una tradizione letteraria di invasioni extraterrestri in cui era presente il sensazionalismo dell’opera di Wells, ma raramente il suo messaggio sociale.

Illustrazione di copertina per il romanzo A Princess of Mars di Edgar Rice Burroughs, McClurg, 1917
Copertina di Edison's Conquest of Mars (1898; illustrazione G. Y. Kauffman) scritto da Garrett P. Serviss, un seguito non autorizzato de La guerra dei mondi di Wells

A rendere popolare Marte agli albori del XX secolo contribuì la trilogia di romanzi di Edgar Rice Burroughs: A princess of Mars, The gods of Mars e The warlords of Mars, pubblicati tra il 1912 e il 1919. Il protagonista della trilogia è John Carter, trasportato con mezzi misteriosi sul pianeta Marte – chiamato Barsoom dai nativi – che fa da sfondo esotico ad avventure di ogni genere, in trame ricche di azione e sangue. Barsoom è un mondo morente, in cui i mari si stanno prosciugando e le antiche civiltà sono decadute; i suoi abitanti sono divisi in etnie caratterizzate dal diverso colore della pelle, nemiche le une delle altre. Nonostante la fama di questi romanzi sia sfumata nel corso del tempo, all’epoca ebbero un tale successo che Burroughs continuò a scrivere seguiti fino agli anni quaranta, ebbe innumerevoli imitatori e si costruì un fedele nucleo di appassionati.

Nel romanzo Infinito (1930), di Olaf Stapledon, i marziani hanno la forma di nuvole capaci di comunicare telepaticamente e formano una coscienza collettiva sul loro pianeta. Marte prova ad invadere la Terra, ma i terrestri riescono a battere gli alieni, anche perché i marziani che arrivano sulla Terra fuoriescono dalla mente comune e iniziano a concepire pensieri propri. La vittoria è però fatale ai terrestri, perché le molecole delle nubi marziani, che si disperdono sul loro pianeta, sono tossiche e causano il declino dell'umanità. Nelle ere successive, molte specie animali - comprese nuove specie umane - si adattano alle nuove sostanze e le includono nel proprio corpo, assumendo capacità telepatiche.

Un’odissea marziana di Stanley G. Weinbaum, del 1934, ribalta gli stereotipi che circolavano da decenni nella fantascienza, in cui i marziani sono crudeli invasori o razze di guerrieri simili all’uomo. Il Marte descritto da Weinbaum è abitato da creature pacifiche, spesso intelligenti quanto gli esseri umani ma con una psicologia del tutto diversa e incomprensibile. Mentre il protagonista della storia sta esplorando Marte, il suo veicolo si blocca e lui deve fare ritorno alla base a piedi. Lo accompagna un indigeno simile a uno struzzo, che gli dimostra comprensione e lealtà, anche se il terrestre non riesce a capire i suoi ragionamenti né a comunicare con lui. I due incontrano nel loro viaggio altri esseri incomprensibili, come una creatura quasi immortale a base di silicio che passa tutta la sua vita a costruire piramidi con i blocchi di silice che produce respirando; un predatore che attira le sue vittime creando allucinazioni piacevoli; una civiltà sotterranea di esseri a forma di barile.

Sempre del 1934 è Vecchio fedele, racconto di Raymond Z. Gallun anch'esso tra i primi a ribaltare gli stereotipi sui marziani malvagi. In esso un marziano fugge dal governo dispotico del suo pianeta e, con l'aiuto di una cometa, raggiunge la Terra dove riesce ad incontrare i terrestri con cui era entrato in contatto radio, quindi muore perché l'atmosfera terrestre è troppo densa per lui.

Nel 1937, con il romanzo Gli Astrigeni, H.G. Wells ritratta l'immagine dei marziani che aveva creato ne La guerra dei mondi: i marziani - che non appaiono mai nella narrazione, ma le cui caratteristiche vengono dedotte dai personaggi con la logica - sono una sorta di fratelli maggiori e più saggi dell'umanità, che guidano l'evoluzione dell'intelletto umano con una dosata irradiazione di raggi cosmici.

Dal secondo dopoguerra a oggi

Cronache marziane, scritto da Ray Bradbury nel 1950, è una serie di racconti che narra della conquista di Marte da parte dei terrestri. Bradbury, più che interessarsi all’aspetto scientifico della colonizzazione, fa notare la somiglianza tra questa e la conquista del Nuovo Mondo: gli umani si insediano sul suolo marziano senza considerazione per gli indigeni, che vengono uccisi dalle malattie portate dalla Terra, come accadde ai nativi americani. Per colmo di umiliazione, quando l’antica civiltà marziana è ormai distrutta i terrestri abbandonano Marte per combattere una guerra mondiale sul loro pianeta.

Nel 1952, Isaac Asimov ambienta Lucky Starr, il vagabondo dello spazio, primo romanzo di una serie per ragazzi su Marte. Il pianeta è rappresentato come un deserto rosso, colonizzato dai terrestri, dove il protagonista riesce a scovare una civiltà autoctona, nascosta in immense caverne scavate sotto la superficie, estrememente evoluta, al punto di essere costituita "di puro pensiero".

Marziani, andate a casa! di Fredric Brown, del 1955, è invece una satira dei racconti di invasioni aliene: sulla Terra appaiono istantaneamente milioni di omini verdi, che portano l’umanità vicino al collasso semplicemente con la maleducazione. I marziani sono intangibili, quindi impossibili da scacciare. Le loro attività preferite sono sbeffeggiare gli umani e rivelare informazioni che dovrebbero rimanere segrete – dai documenti top secret ai tradimenti nelle coppie – di cui vengono in possesso grazie alla loro capacità di vedere al buio e attraverso gli oggetti.

Nel corso del XX secolo l’accrescersi delle conoscenze su Marte fece abbandonare le speranze sull’esistenza di vita marziana intelligente, e l’atterraggio di sonde interplanetarie sul pianeta rosso a partire dal 1965 non confermò neanche l’esistenza di vita primitiva. Questo provocò una diminuzione – ma non la scomparsa totale – di storie su un Marte abitato e portò nella fantascienza a considerare il pianeta soprattutto come base di future colonie terrestri.

La trilogia Red Mars, Green mars, Blue Mars (Marte rosso, Marte verde, Marte blu) scritta da Kim Stanley Robinson, si concentra sul processo di terraformazione del pianeta, che dal suo stato iniziale (Marte rosso) viene reso abitabile coltivandovi sopra della piante (Marte verde) finché non diventa un pianeta simile alla Terra (Marte blu).

Filmografia

Televisione

Videogiochi

Uno dei più noti scenari videoludici di ambientazione marziana è la famosa serie di sparatutto in prima persona composta da Doom del 1993 e i suoi due seguiti. Gli eventi di Doom e Doom II si svolgono nelle basi militari terrestri presenti sulle due lune di Marte, Fobos e Deimos dove gli esperimenti col teletrasporto hanno aperto un varco direttamente con l'inferno. In Doom 3, l'ultimo videogioco della serie, l'azione si sposta direttamente su Marte.

Altri videogiochi di ambientazione marziana:

Fumetti

File:Planet Comics 43658.jpg
Copertina della rivista a fumetti Planet Comics, 1953 (illustrazione di Bill Discount)

Altri media

Copertina della partitura musicale per A Signal From Mars, March and Two Step, 1901

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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