Deir el-Medina

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Il villaggio di Deir el-Medina, in Egitto nei pressi dell'odierna Luxor, costituisce uno dei tre esempi noti di "villaggio operaio" (gli altri sono quello di Tell el-Amarna, l'antica Akhetaton, e di El-Kahum, nei pressi di el-Lashur) che ospitavano gli artigiani e, in genere, le maestranze preposte alla realizzazione e manutenzione delle tombe degli antichi Re della XVIII], XIX, e XX Dinastia. Si tratta, in questo caso, delle tombe della Valle dei Re.

Indice

La scoperta

La scoperta del villaggio di Deir el-Medina, ed i primi scavi, dal 1905 al 1909, si devono all'italiano Ernesto Schiapparelli, mentre le definitive operazioni di scavo furono, dal 1922 al 1951, a cura di spedizioni francesi sotto la direzione di Bernard Bruyère assistito dall'egittologo cecoslovacco Jaroslav Cerny.

Struttura urbanistica

In tutti e tre i casi si assiste, nonostante i salti temporali tra una struttura e l'altra (ci sono, ad esempio, quasi mille anni tra il villaggio di Kahum della XII dinastia, e quello di Deir el-Medina al suo crepuscolo, con la XX dinastia) alla fioritura di villaggi con caratteristiche pressocchè similari su cui spiccano, a colpo d'occhio, il concetto di egualitarismo che permea tutte le costruzioni, unito ad un concetto di "modularietà" che potremme definire straordinariamente moderno.

Guardando le piante dei tre siti si nota che le abitazioni sono distribuite in maniera più ordinata a Tell el-Amarna (forse perché appositamente costruiti con concezioni architettoniche precise, non fuorviate, nel corso dei secoli, da sovrapposizioni stilistiche data la breve vita del centro stesso), più suddivisa in quartieri ad el-Kahum (che costituisce, peraltro, il più grande degli insediamenti), più "disordinata", infine, a Deir el-Medina che è, però, il risultato del sovrapporsi di oltre 500 anni di nuove abitazioni, di ristrutturazioni di quelle più vecchie, di ampliamenti areali per giungere dalle iniziali 60 abitazioni circa, alle finali 120. Nonostante l'esistenza del vllaggio di Deir el-Medina sia attestata fin dalla XI Dinastia, può dirsi, di fatto, che esso cominci a prosperare agli inizi della XVIII Dinastia con la prima sepoltura nella Valle che, secondo la tradizione, sarebbe quella di Thutmosi I o, secondo altri, di quella di Amenhotep I). A favore della prima ipotesi, vengono indicati i cartigli di questo Re impressi sui muri del nucleo più antico del villaggio mentre, per la seconda ipotesi, si fa riferimento alle numerose immagini di Amenhotep e di sua madre, la Regina Ahmes Nefertari, rinvenute in alcune abitazioni ed evidentemente oggetto di culto.

Originariamente il villaggio, sempre circondato da un muro nelle varie fasi della sua esistenza, presentava 60 complessi abitativi successivamente incrementati sino ad ospitare circa 120 nuclei familiari per un complesso, stimato, di 500 abitanti; pur essendo attestata una frequentazione costante del sito sino alla XX dinastia, esiste tuttavia un periodo "vuoto" che corrisponde a quello dell'eresia Amarniana, verosimilmente per il trasferimento delle maestranze ad Akhetaton. Per quanto non attestato archeologicamente, non può escludersi, perciò, che abitanti di Deir el-Medina abbiano vissuto anche a Tell el-Amarna. Il villaggio riprenderà vita ed attività sotto il successore di Ay, e di Tutankhamon, Horemhab.

Deir el-Medina presenta, in pianta, forma allungata che ricorda quella di una nave (m. 130 x 50 circa); una strada principale lo attraversa tutto separando le abitazioni in due grossi quartieri che, proprio per il richiamo alla forma di nave cui si è sopra detto, erano denominati "quartiere di tribordo", ad est, e "di babordo", ad ovest. Ed ancora, proprio come su una nave, le maestranze erano suddivise in "Squadre di tribordo" e "di babordo" composte da circa 60 unità ognuna capeggiate da un "Architetto" Capo Squadra.

Dislocazione e vita quotidiana

Il Villaggio si trova a relativa breve distanza dal Nilo e non è servito da acqua; ciò lasca supporre che l'approvvigionamento avvenisse a mezzo carovane di animali da soma. Le maestranze, suddivise in squadre da 60 unità ciascuna (con termine marinaro chiamate "iswt"), raggiungevano il luogo di lavoro percorrendo un sentiero (ancora oggi esistente e percorribile) che passa alla sommità delle alture che delimitano la Valle e su cui sono ancora visibili i luoghi di sosta ove, peraltro, erano posizionate anche le sentinelle che garantivano la sicurezza delle tombe. Le squadre prestavano serviio per una "settimana" di dieci giorni cui, ritornati a Deir el-Medina, seguiva un "week-end" di due giorni. È interessante notare che doveva trattarsi di una comunità abbastanza cosmopolita tanto che, su una popolazione maschile lavorativa di circa 100 unità, sono stati riscontrati 30 nomi palesemente stranieri e ben 16 fra templi e cappelle dedicate a divinità locali, ma anche non appartenenti al pantheon egiziano.

Le donne di Deir el-Medina

Considerato che i maschi erano costantemente lontani dal villaggio per gran parte dell'anno Deir el-Medina doveva essere una comunità principalmente femminile. È interessante rilevare che il livello "scolastico" di tale comunità era di certo elevato: di certo si doveva prevedere, oltre ai normali lavori domestici, il mantenimento del villaggio nel suo insieme anche dal punto logistico e di approvvigionamento cui era intimamente collegato il discorso economico. Sono note, ioltre, le professioni di alcune di tali donne che spaziano dalle "cantrici" alle "sacerdotesse" dedicate a vari culti, e doveva essere alta anche l'alfabetizzazione riscontrabile dai molteplici "ostraka" rinvenuti ed identificabili come messaggi inviati ai mariti lavoratori alla valle. Anche il livello di emancipazione doveva essere garantito se Naunakhe, vedova dello scriba Kenhekhepeshef, poteva disporre dei beni del marito per la distribuzione ai suoi figli di quanto di spettanza.

La necropoli degli operai

Trattandosi in gran parte di maestranze edili e di artisti, si assiste alla nascita di una necropoli operaia in cui le sepolture nulla hanno da invidiare alle tombe nobiliari. Originariamente, non esiste un piano di insieme prestabilito, e solo con la XIX dinastia le tombe di famiglia si concentreranno sul lato nord-occidentale. Si tratta di tombe ad architettura c.d. "composita" in cui la sovrastruttura è costituita da una piccola piramide, costruita in materiale povero e deperibile, che dimostra il processo di democratizzazione iniziato con la trascrizione, su papiro, del "libro dei morti", e da un ipogeo con una vano sotterraneo coperto da una volta a mattoni. I rilievi e le opere pittoriche sono spesso di altissima qualità e, caso raro in Egitto, si assiste all'impiego di pittura "a fresco" su "pisé" (argilla mista a fango su cui viene applicato l'intonaco che serve da base per la pittura).

schema di una sepoltura del Villaggio Operaio di Deir el-Medina: a. Pilone; b. Cortile; c. Pozzo; d. Ipogeo che ospita la/e mummia/e; e. Cappella; f. Piramide "eliopolitana"; g. Finestra "abbaino".
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