Aratta
Da Ufopedia.
Aratta è una città-stato menzionata in diversi miti sumeri: si crede che questa civiltà si possa essere sviluppata fra il Medio Oriente e l'Asia meridionale, intorno al 2500 a.C.. Uno dei miti più antichi a citare questa città è Enmerkar e il signore di Aratta: in quest'opera, la città viene descritta come molto ricca e potente (anche nel poema di Gilgamesh, la dea Ishtar si rivolge all'eroe utilizzando il termine Arattu, ovvero "alla maniera di Aratta", di solito tradotto in "in modo sublime"). Aratta rappresenta, per gli archeologi, una sorta di Troia ante litteram, poiché è stata a lungo considerata una città mitica. Di recente si è creduto di rinvenire resti di questa civiltà (lontana sette montagne da Sumer, secondo i soliti miti sumeri) nella regione di Urartu, ancor più recentemente, nella civiltà di Jiroft, nel sud est dell'Iran. Quello che segue, è un estratto dalla teoria dell'autore del blog visitabile cliccando qui
Assonanza con Moenjo-Daro
Fino ad ora, abbiamo constatato che tutta la cultura comune alle più antiche civiltà del pianeta sembra essere iniziata intorno al 10.000 a.C. e ha avuto il principale sfogo in Mesopotamia, dove sono nate la cultura ebraica e sumera, subito dopo si è stabilita in Egitto e in Messico, e infine ha influenzato ogni cultura del pianeta. Analizzando i testi sumeri, si scopre che viene nominata molto spesso una città edificata dagli dèi, dal nome Aratta. Questa città veniva situata dai Sumeri oltre i confini della Mesopotamia, distante "sette montagne" da Ur, era sede di una civiltà divina che donò alla terra di Sumer molte conoscenze tecnologiche. Gli archeologi hanno sostenuto a lungo che Aratta fosse una "Troia ante litteram", ovvero un semplice frutto di fantasia. Tuttavia, qualche decennio fa, presso il fiume Indo, vennero ritrovate due città praticamente conservate sotto la sabbia, due città rimaste fino ad allora sconosciute e che provavano l'appartenenza ad una civiltà rimasta fino ad allora ignota. Venne battezzata "civiltà di Moenjo-Daro", in onore alla città più grande nominata appunto Moenjo-Daro, mentre la più piccola era chiamata, secondo le iscrizioni ritrovate, Harappa. Non notate una leggera somiglianza di suono con la Aratta narrata dai Sumeri? Sarà effimera coincidenza. A Moenjo-Daro, gli archeologi hanno trovato una forte assonanza con Pompei, dal momento che è rimasta perfettamente conservata, e presenta una organizzazione a livello urbanistico veramente sorprendente per una civiltà anteriore a 8000 anni fa. Sono state ritrovate anche numerose tavolette, sulle quali sono state incise iscrizioni uniche nel loro genere, o quasi. Si tratta di un metodo di scrittura complicato, basato su calcoli numerici, elaborato per l'epoca, ed è praticamente identica alla scrittura di una tavoletta ritrovata in terra di Sumer, che veniva indicata come la tavoletta "che nacque in Aratta". A differenza di Pompei, però, a Moenjo-Daro sono stati ritrovati solo dieci scheletri umani, e una miriade di scheletri appartenenti a buoi, pecore ed altri animali domestici. La situazione all'interno delle case lascia pensare che qualcosa di terribile sia accaduto, costringendo gli abitanti a fuggire e lasciando le proprie dimore così com'erano. I dieci scheletri, ritrovati ai confini estremi della grande città e tutti ammucchiati, presentano degli schiacciamenti ossei che fanno pensare a qualche potente onda d'urto che li abbia scaraventati contro un muro vicino, causandone la morte.
Assonanza con Sodoma e Gomorra
E' celebre l'episodio biblico di Sodoma e Gomorra, le due città punite per la disubbidienza a certi "angeli divini", che dopo aver salvato Lot dalla prepotenza degli abitanti di Sodoma (Genesi 19, 1-29), abbagliandoli con "armi divine", comunicano al loro fedele uomo, Lot appunto, di abbandonare la città, poichè i Nefilim hanno deciso di distruggerla entro quella notte. Quegli esseri lo incitano: "Su, prendi tua moglie e le tue due figlie qui presenti ed esci per non essere travolto nel castigo della città!" e gli urlano, una volta usciti: "Fuggi! Si tratta della tua vita! Non guardare indietro e non fermarti nell'ambito della valle; fuggi sulla montagna, per non essere travolto!". Ma Lot indugia, sostiene: "io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e muoia". Così, Lot e gli "angeli" si accordano affinchè la distruzione si rimandi fino a quando Lot non raggiunga il monte. Quando Lot arriva al monte, è scritto che: "I Nefilim fecero piovere sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco, proveniente dal cielo. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti della città e la vegetazione del suolo". La moglie di Lot, però, che rimase indietro, si voltò e divenne una "colonna di sale", travolta dal fuoco. Si tratta di radiazioni? Prosegue: "Abramo andò di mattino presto dove si era fermato dinanzi ai Nefilim, per guardare dall'alto il panorama di Sodoma e Gomorra e di tutta la terra del circondario e vide che saliva un fumo, come il fumo della fornace". Fungo atomico? Ma allora, è possibile che Sodoma e Gomorra vennero bombardate con ordigni nucleari dalla civiltà dei Nefilim? In effetti, nelle tavolette sumere si narra della distruzione da parte degli Annunaki (corrispondenti ai Nefilim degli ebrei) di due città ribelli... tra cui Aratta. Poichè nè Sodoma nè Gomorra sono state rinvenute, è possibile che Moenjo-Daro e Harappa siano in realtà le equivalenti delle città bombardate, o che comunque la nube radioattiva raggiunse quei luoghi e gli abitanti furono costretti a fuggire: il cosiddetto "vento malvagio" narrato nei testi sacri dei Sumeri, che raggiunse anche Ur.
Assonanza con Atlantide
Il ricordo di queste favolose città, un tempo predilette dagli dèi e successivamente distrutte per volere degli stessi, ricche in ogni senso, è riecheggiato dapprima in Mesopotamia, e poi in Egitto. Dai sacerdoti egizi, il filosofo ateniese Platone ricevette la notizia che novemila anni prima di lui (ovvero circa nel 9.600 - 10.000 a.C.), oltre i confini del mondo, c'era un'isola prediletta dagli dèi e poi punita "in un singolo giorno e notte di disgrazia". In quest'isola, i sacerdoti egizi riferirono che vi erano elefanti e cammelli, ed ogni sorta di animale d'Oriente. Platone, successivamente, rinnovò il racconto e diede vita alla leggenda chiamata Atlantide. I suoi calcoli errati, però, lo portarono a situarla nel punto opposto. L'isola era "oltre i confini del mondo", e lui la posizionò oltre le "colonne d'Ercole", ovvero nell'Atlantico, l'oceano dalla quale l'isola platoniana prese il nome. In realtà, quell'isola era oltre i confini del mondo orientali, ecco perchè c'era presenza di elefanti (quelli indiani) e cammelli (quelli mesopotamici). Ma perchè era un'isola? In realtà, la conformazione del fiume Indo era totalmente diversa 12.000 anni fa. Vi era un secondo fiume, oggi scomparso, che raccoglieva il territorio dove era inclusa Moenjo-Daro e Harappa, formandone un'isola circondata dalle acque fluviali a nord-est-ovest e da quelle marine a sud. Gli stessi abitanti del luogo e gli indù chiamavano e chiamano tuttora la zona Lanka, che in sanscrito vuol dire appunto "Isola". La ricerca al continente perduto di Atlantide ha eccitato molte persone. Ormai è chiaro che non poteva situarsi nè nell'Atlantico nè nel Pacifico, in quanto il profondo fondale è uniforme e per renderlo asciutto bisognerebbe far scomparire l'intero oceano. Ciò non è mai accaduto. Alcuni hanno ipotizzato fosse nel Polo Sud, poichè 12.000 anni fa la "Graham Land", il territorio rivolto verso il Sud America, era verdeggiante. Ma a che scopo e soprattutto chi avrebbe fondato e sviluppato una città destinata a riecheggiare nella storia in quel luogo così distante dalla culla della cultura, ovvero il Medio Oriente? Altri ancora, hanno ipotizzato fosse la Sardegna o le Azzorre: in verità, territori troppo piccoli per aver ospitato civiltà gloriose.
L'autore sostiene nel blog stesso: <<A mio avviso, tutto sembra puntare verso est, nell'antica e mistica Valle dell'Indo.>>