Sedna

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Posizione di Sedna

90377 Sedna è un oggetto trans-nettuniano di grandi dimensioni che orbita attorno al Sole su di un'orbita particolarmente eccentrica, che lo porta ad avvicinarsi al sistema solare esterno in prossimità del perielio, e ad allontanarsi fino ad oltre 5 giorni luce dal Sole quando si approssima all'afelio. Si tratta di un freddo planetoide, forse classificabile come pianeta nano una volta che l'Unione Astronomica Internazionale ne avrà vagliato i parametri orbitali, di dimensioni approssimativamente pari ai due terzi di quelle di Plutone.

Gli scopritori sostengono che Sedna sia il primo corpo della nube di Oort ad essere osservato, affermando che è troppo lontano dal Sole per essere considerato un oggetto della fascia di Kuiper; tuttavia esso è assai più vicino al Sole di quanto ci si attenderebbe da un oggetto della nube di Oort, e la sua inclinazione orbitale non si discosta eccessivamente dall'eclittica. Si può quindi affermare che Sedna appartiene alla nube di Oort interna, una regione relativamente poco spessa situata sul piano dell'eclittica ed estesa dalla fascia di Kuiper sino alla nube di Oort esterna, di forma sferica. Altri astronomi si limitano a suggerire che le assunzioni precedenti circa il bordo esterno della fascia di Kuiper debbano essere riviste.

Indice

Cenni storici

Sedna venne scoperto il 14 novembre 2003 da Michael Brown (California Institute of Technology), Chad Trujillo (Osservatorio Gemini) e David Rabinowitz (Università Yale); già al momento della scoperta, si trovava alla distanza più grande alla quale qualsiasi corpo celeste del sistema solare fosse mai stato osservato.

Sedna è stato scoperto durante un rilevamento condotto tramite il telescopio Samuel Oschin dell'Osservatorio Palomar, nei pressi di San Diego (California); nei giorni successivi è stato osservato da telescopi in Cile, in Spagna, in Arizona e nelle Hawaii. Anche il telescopio spaziale Spitzer, attivo nell'infrarosso, è stato puntato verso l'oggetto, senza riuscire tuttavia a rilevarne la radiazione elettromagnetica; si ritiene pertanto, in base ai limiti di risoluzione dello strumento, che il diametro di Sedna non possa superare i 1800 km.

A causa della sua natura fredda e distante, e vista la natura mitologica dei nomi degli altri pianeti del sistema solare, gli scopritori hanno battezzato il nuovo corpo celeste come Sedna, la dea inuit del mare, che si crede viva nelle gelide profondità dell'Oceano Artico. Il 28 settembre 2004 l'Unione Astronomica Internazionale, che prima identificava l'oggetto con la designazione provvisoria DP 2003 VB 12, ha approvato il nome.

Parametri orbitali

Sedna si muove su di un'orbita estremamente ellittica, con un afelio situato a circa 900 unità astronomiche dal Sole ed un perielio distante sole 76 UA; al momento della scoperta si trovava a circa 90 unità astronomiche dal Sole, ed era in fase di avvicinamento al perielio. Si trattò della massima distanza di un corpo del sistema solare da Terra al momento della scoperta; il record venne in seguito battuto da Eris, individuato mentre si trovava a 97 UA dal Sole.

Sedna impiega circa 11 487 anni per descrivere un'orbita completa attorno al Sole; raggiungerà il prossimo perielio nel 2075-76.

Superficie

Le attuali stime del diametro di Sedna oscillano tra 1180 e 1800 chilometri; attualmente è il quarto oggetto trans-nettuniano in ordine di grandezza fra quelli conosciuti, dopo Eris, Plutone e Makemake. Il planetoide è così lontano dal Sole che la temperatura superficiale non sale mai sopra i 23 kelvin.

Osservazioni effettuate in Cile hanno evidenziato che Sedna è uno degli oggetti più rossi nel sistema solare, quasi quanto Marte. Diversamente da Plutone e Caronte, Sedna sembra possedere pochissimo metano ghiacciato o ghiaccio d'acqua sulla sua superficie. Chad Trujillo e i suoi colleghi dell'Osservatorio Gemini (Hawaii) hanno avanzato un'ipotesi secondo cui la colorazione rossastra di Sedna potrebbe essere dovuta alla presenza di un fango di idrocarburi, la tolina, simile a quello già trovato su 5145 Pholus.

Sedna presenta un colore e uno spettro omogeneo; il motivo è probabilmente da ricercarsi nel fatto che il planetoide, diversamente dagli oggetti più vicini al Sole, è molto meno esposto ad eventuali impatti meteorici che potrebbero modificare localmente l'albedo, come ad esempio su 8405 Asbolus.

Bibliografia

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