Asura

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Asura (devanāgarī: असुर) è un termine del sanscrito vedico che indica, nel Vedismo, la classe degli Dèi.

Etimologia e corrispondenze

La derivazione del termine Asura è dubbia, probabilmente deriva dal termine aśu che indica "respiro", "spirito vitale" oppure dal termine as che indica l' "esistere".

Con il termine Asura vengono indicati nel Ṛgveda (testo vedico risalente tra il XX e il XV secolo a.C.) varie deità tra cui: Savitar (I, 35, 10), Varuṇa (I, 24, 14), Rudra (II, 1, 6), Indra (I, 174,1), Agni (V, 12, 1) e Soma (IX, 72,1).

Successivamente alcuni di questi Dèi primordiali verranno detronizzati dai Deva (देव) che con il tempo acquisiranno connotazioni positive attribuendo caratteri demoniaci agli antichi Asura. Da tenere presente, tuttavia, nei più antichi inni del Ṛgveda i termini Deva e Asura sono intercambiabili.

È nel Śatapatha Brāhmaṇa (IX, 5,1, 12 e sgg., risalente a circa l'VIII sec. a.C.) che in ambito tardo vedico si trova una prima spiegazione della detronizzazione degli Asura a vantaggio dei Deva. Secondo questo testo ambedue le classi degli Dèi furono originati dallo stesso principio, Prajāpati, e dotati sia della parola vera che di quella falsa, ma se i Deva scelsero il "vero", gli Asura gli preferirono il "falso".

Questo sviluppo verso l'opposizione delle due classi di divinità (asura e deva) è comprensibile alla luce di una caratteristica posseduta dai soli asura rispetto ai deva: un particolare potere generato dalla loro misteriosa natura etica (vedi il ruolo di Varuna nel Ṛgveda). Con il tramonto del periodo vedico, la natura misteriosa degli asura si trasformò in "potere malefico" facendo decadere gli asura al rango di demòni [1].

In un'accezione piuttosto tarda il termine Asura viene indicato come "A-sura" ovvero privo di divinità e opposto ad essa (Nirukta, III,2,7).

Il termine Asura possiede nell'avestico Ahura il suo corrispettivo [2]. Ma lo sviluppo nella cultura iranica risulterà opposto: saranno i Daēva ad acquisire le caratteristiche demoniache mentre gli Ahura manterranno i loro connotati solari.

Note

  1. Cfr. Jacques Duchesne-Guillemin L'Iran antico e Zoroastro in Storia delle religioni (a cura di Charles Puech) Vol.2. Bari, Laterza, 1977 pag.123.
  2. In iranico, infatti, la s intervocalica passa a h.

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