Battaglia Celeste
Da Ufopedia.
La Battaglia Celeste è un'evento ricordato nella mitologia sumera. Secondo Zecharia Sitchin è la descrizione della collisione primordiale fra Nibiru e Tiamat, che generò la Terra, la luna e la cintura degli Asteroidi (il Bracciale Martellato della tradizione sumera). Equivale alla moderna Teoria dell'impatto gigante. Secondo la letteratura sumera un passaggio di Nibiru avrebbe anche strappato un satellite a Saturno facendolo diventare un pianeta fuori dall'attrazione gravitazionale di Saturno: sarebbe Plutone (Gaga in sumero).
I testi sumerici
Dal sesto paragrafo della seconda tavoletta delle Enuma Elish. Pag60 del “Libro perduto del dio Enki” di Zecharia Sitchin.
Questo è ora il racconto della Battaglia Celeste e di come la Terra fu creata e del destino di Nibiru. Il Signore Nibiru andò avanti, seguì la sua strada decisa dal Fato. Si rivolse verso la rabbiosa Tiamat, con le sue stesse labbra pronunciò un’incantesimo. Indossò come vestito di protezione Ciò Che Pulsa e Ciò Che Irradia. La sua testa fu incoronata da terribile fulgore. Alla sua destra posizionò Ciò Che Colpisce, alla sua sinistra mise Ciò Che Respinge. Mandò avanti come una tempesta i sette venti, la sua schiera di aiutanti, per scrutare il piano di Kingu, comandante della schiera di Tiamat. Quando scorse il valoroso Kingu, la sua vista si offuscò; metre guardava i mostri, il suo corso si sconvolgeva, non riusciva a mantenere la direzione, compiva gesti confusi. Gli aiutanti di Tiamat le si strinsero attorno, tremanti di terrore. Le radici di Tiamat si scossero, emise un terribile ruggito. Su Nibiru operò un’incantesimo, lo avviluppò con il suo fascino. Fra i due si arrivò allo scontro, la battaglia era inevitabile! Tiamat e Nibiru si trovarono faccia a faccia; avanzavano l’uno contro l’altro. Si avvicinavano alla battaglia, si preparavano ad un duello. Il Signore distese la sua rete, la gettò per avvilupparla. Con furia Tiamat gridò, perse i sensi come se fosse posseduta. Il Vento del Male, che lo seguiva, Nibiru le scatenò contro; il Vento del Male le scagliò in faccia. Tiamat aprì la bocca per divorare il Vento del Male, ma non riuscì più a chiudere le labbra. Il Vento del Male caricò il suo ventre, penetrò nelle viscere. Le sue viscere erano dilaniate, il suo corpo si gonfiò, la sua bocca si spalancò. Attraverso l’apertura Nibiru scagliò una freccia lucente, un lampo divino. Penetrò nelle sue viscere, le dilaniò il ventre; le si conficcò nel grembo, le spezzò il cuore. Dopo averla così domata, egli spense il suo soffio vitale. Nibiru esaminò il corpo senza vita, Tiamat era ora come una carcassa macellata. Vicino alla padrona senza vita, i suoi undici aiutanti erano tremanti di paura. Nella rete di Nibiru furono catturati; furono incapaci di fuggire. Anche Kingu, proclamato da Tiamat capo della schiera, era fra di loro. Il Signore lo incatenò, lo legò alla padrona senza vita. Strappò da Kingu le Tavole dei Destini, ingiustamente a lui date. Vi impresse il suo sigillo, fissò il Destino al suo petto. Gli altri della schiera di Tiamat legò come prigionieri, li intrappolò nel suo circuito. Li calpestò sotto i suoi piedi, li fece a pezzi. Li legò al suo circuito; le fece orbitare indietro. Nibiru partì poi dal Luogo della Battaglia, si recò ad annunciare la vittoria agli dèi che lo avevano prescelto. Compì un circuito attorno ad Apsu, viaggiò verso Kishar e Anshar. Gaga venne a salutarlo, poi fece rotta come messaggero verso gli altri. Nibiru oltrepassò An ed Antu, si diresse verso la Dimora del Profondo. Ripensò poi al fato di Tiamat ormai senza vita e a quello di Kingu. Il Signore Nibiru allora ritornò a Tiamat, che prima aveva domato. Le si avvicinò, si soffermò a vedere il suo corpo senza vita. Nel suo cuore concepì ingegnosamente un piano per dividere il mostro. Poi come si fa con una cozza, la divise in due parti, le separò il petto dalle parti inferiori. Recise i canali del suo sangue, guardò con stupore le sue vene d’oro. Calpestando la sua parte posteriore, il Signore Nibiru le tranciò di netto la parte superiore. Convocò accanto a sé il Vento del Nord, suo aiutante. Comandò al Vento di portare via il cranio staccato, di gettarlo nel vuoto. Allora il Vento di Nibiru si librò su Tiamat, investendola con un fiotto di acque. Nibiru scoccò un lampo, impartì il segnale al Vento del Nord. Con un fulgore, la parte superiore di Tiamat venne portata in un luogo sconosciuto. Anche Kingu, a lei legato, fu con lei esiliato, per essere compagno della parte staccata. Nibiru riflettè poi sul fato della parte posteriore: che fosse un eterno trofeo di battaglia, questo era il suo volere. Che fosse per sempre ricordato nei cieli, per custodire il Luogo della Battaglia. Con la sua mazza schiacciò in mille pezzi la parte posteriore, poi li unì per formare il bracciale martellato. Unendoli insieme, li posizionò come guardiani, un Firmamento per dividere le acque dalle acque. Separò i Mari Superiori sopra il Firmamento dei Mari Inferiori. Tutto questo Nibiru creò con molto ingegno. Il Signore Nibiru attraversò i cieli per scandagliare le regioni. Misurò le dimensioni dal regno di Apsu alla dimora di Gaga. Nibiru esaminò poi il limite del Profondo, gettò lo sguardo verso il suo luogo natale. Si soffermò ed esitò; poi lentamente ritornò al Firmamento, al Luogo della Battaglia. Nell’attraversare di nuovo la reglione di Apsu, ripensò con rimorso alla sposa del Sole che più non c’era. Guardò la metà ferita di Tiamat, prestò attenzione alla sua Parte Superiore. Le acque della vita, la sua ricchezza, stillavano ancora dalle ferite. Le sue vene d’oro riflettevano i raggi di Apsu. Allora Nibiru si ricordò del Seme della Vita, eredità del suo Creatore. Quando aveva calpestato Tiamat, quando l’aveva separata, sicuramente le aveva trasmesso il seme! Si rivolse ad Apsu, così gli parlò: con i tuoi caldi raggi, risana le ferite! Che nuova vita sia data alla parte staccata, che possa essere accolta nella tua famiglia come una figlia! Che le acque siano tutte raccolte in un luogo, che possa apparire la terraferma! Che sia chiamata terraferma, che il suo nome d’ora in poi sia Ki! Apsu prestò attenzione alle parole di Nibiru: che la Terra si unisca alla mia famiglia! Così decretò. Ki, Terraferma del Mondo Inferiore, che il suo nome d’ora in poi sia Terra! Che , con la sua rotazione, ci siano notte e giorno; che di giorno io la possa irradiare con i miei raggi risanatori. Che Kingu sia una creatura della notte, di notte brillerà come compagna della Terra, che per sempre sia la Luna! Nibiru ascoltò con compiacimento le parole di Apsu. Attraversò i cieli ed ispezionò le regioni. Agli dèi, che lo avevano reso supremo, concesse stazioni permanenti. Decise che non dovessero trasgredire i confini dei propri circuiti, né darsi battaglia. Rafforzò le serrature dei cieli, ai loro lati posizionò dei cancelli. Scelse per sé una dimora esterna; si estendeva al dilà di Gaga. Supplico Apsu perché decretasse che il grande circuito fosse il suo destino. Dalle loro stazioni tutti gli dèi decretarono: che la sovranità di Nibiru sia senza pari! Lui è il più radioso degli dèi, che lui sia veramente il Figlio del Sole! Dalla sua dimora Apsu concesse la sua benedizione: Nibiru deve essere il Luogo dell’Attraversamento del Cielo e della Terra; Luogo dell’Attraversamento sarà chiamato! Sopra o sotto Nibiru gli dèi non dovranno mai attraversare. Una posizione centrale è stata conferita per sempre a Nibiru, per essere così il pastore degli dèi. Il suo circuito sarà uno Shar; questo sarà per sempre il suo Destino!