Sarasvati

Da Ufopedia.

Sarasvatī (sanscrito सरस्वती, "colei che scorre") è la prima delle tre grandi dee dell'induismo, insieme a Lakshmi e Durga, e la consorte (o shakti) di Shri Brahmā, il Creatore.

Indice

Origine e contesto nell'induismo

Sarasvatī è venerata sin dall'epoca vedica come dea della conoscenza e delle arti, come letteratura, musica, pittura e poesia, ma anche della verità, del perdono, delle guarigioni e delle nascite; è spesso menzionata nel Rig Veda e nei Purana come divinità fluviale.

Nei Vedānta viene invece citata come energia femminile e aspetto (shakti) di Brahman, in particolare come personificazione della sua conoscenza; come nei testi più antichi, è venerata anche come dea delle arti. I fedeli che seguono l'insegnamento dei Vedānta credono che solo attraverso l'acquisizione della conoscenza è possibile intraprendere il cammino che porta al moksha, liberazione dal Saṃsāra, e quindi solo pregando Sarasvatī di concedere la vera conoscenza è possibile raggiungere l'illuminazione necessaria per il moksha.

Il fiume Sarasvatī

Divinità delle arti e fluviale

Gli inni del Rig Veda dedicati a Sarasvatī la citano come un possente fiume dalle acque creatrici, purificanti e nutrienti; la teoria più accreditata a riguardo è che questo antico fiume fosse costituito dal vecchio percorso dell'attuale fiume Yamuna, che scorreva per un tratto parallelamente al fiume Indo sul letto dell'attuale fiume Ghaggar-Hakra, per andare a sfociare nel Rann di Kutch, che all'epoca era parte integrante del Mar Arabico.

Lungo il corso del Sarasvatī sarebbero quindi nate e sviluppate le civiltà Harappan e Saraswati-Sindhu; le più antiche tracce di scrittura note in India sono state proprio trovate nelle rovine delle città che costeggiavano l'antica via fluviale. È stato ipotizzato che proprio il ruolo svolto dal fiume nello sviluppo della lingua scritta abbia ispirato l'associazione della dea come personificazione della conoscenza e delle arti della comunicazione.

Tra il XX e il XVII secolo a.C., il fiume cambiò il suo corso a causa dell'attività sismica sul suo percorso, e lo Yamuna divenne un affluente del Gange, mentre alcuni suoi affluenti confluirono nell'Indo, riducendo notevolmente la portata d'acqua del fiume; seguendo lo spostamento del fiume, gran parte della popolazione che abitava le sue rive si spostò nella valle del Gange. I testi vedici più tardi parlano del fiume che sparisce al Vinasana (letteralmente, "la sparizione"), e confluisce nel Gange come fiume invisibile; secondo alcune interpretazioni la moderna sacralità del Gange gli deriva anche dalla presenza in esso delle acque dell'antico fiume Sarasvatī, donatore di vita.

Epoca Post-Vedica

Come divinità fluviale Sarasvatī è sempre stata associata alla fertilità e alla prosperità, ma anche alla purezza e alla creatività. Nell'epoca post-vedica, avendo perso il suo status di divinità fluviale, il suo nome "colei che scorre" fu applicato al pensiero e alla parola, associandola alle arti letterarie e figurative; divenne Madre Divina e consorte di Brahmā il Creatore, elevando ulteriormente la sua simbologia, come personificazione di creatività e conoscenza, venerata non solo per la conoscenza del mondo, ma anche e soprattutto per quella del divino, chiave di volta del moksha.

Il Sarasvatī Stuti dichiara che la dea è l'unica ad essere venerata da tutti i tre elementi della trimurti, Brahmā, Viṣṇu, e Śiva, così come da tutti i deva, gli asura, i gandharva e i naga.

Raffigurazione

Rappresentazione birmana e buddhista di Sarasvatī, in abiti bamar, seduta su un hamsa, mentre regge il Tipitaka accanto a un fiume.

Sarasvatī è spesso rappresentata come una bella donna vestita di bianco, spesso seduta su un loto o sul suo veicolo (vaahan), un cigno; è associata al bianco in quanto colore della purezza della vera conoscenza, ma occasionalmente anche al giallo, colore dei fiori di senape, che fioriscono nel periodo delle sue festività. Non è generalmente adornata da gioielli e preziosi come Lakshmi, ed anzi è spesso in abiti austeri.

Spesso ha quattro braccia che rappresentano la mente, l'intelletto, la coscienza e l'ego, i quattro aspetti della persona coinvolti nell'apprendimento. Le mani in questi casi reggono:

Il suo veicolo, un cigno bianco, simboleggia il discernimento tra bene e male e tra l'eterno e l'effimero: si dice che se gli si offre una mistura di acqua e latte egli riesca a bere solo il latte.

È spesso rappresentata accanto a un fiume, in relazione alle sue origini di divinità fluviale ed al suo stesso nome; anche il cigno potrebbe essere collegato alle sue origini.

Talvolta è seduta su un pavone, che rappresenta l'arroganza e la vanità; sedendo su di esso dimostra si essere superiore a queste qualità, e simboleggia il distacco dalle apparenze esteriori.

Festività

Festival in onore di Saraswatī svolto a Varanasi

La festa principale in onore di Sarasvatī cade durante il Navaratri; in particolare nel Sud dell'India, il Sarasvatī Puja è una cerimonia molto sentita; gli ultimi tre giorni del Navaratri, a partire dal Mahalaya Amavasya (il giorno di luna nuova) sono dedicati alla dea; nel nono giorno di Navaratri (Mahanavami), tutti i libri e gli strumenti musicali sono raccolti vicino le statue della dea all'alba e venerati con preghiere speciali, e non è permesso studiare né praticare le arti, perché la dea lasci la sua benedizione sui libri e sugli strumenti. Il puja si conclude nel decimo giorno di Navaratri (Vijaya Dashami) e la dea è nuovamente venerata prima che si proceda a portar via libri e strumenti; è tradizione che questo giorno sia speso studiando e praticando le arti, ed esso è noto come Vidya-aarambham (inizio della conoscenza).

Durante il Basant Panchmi, che cade alla fine di gennaio o all'inizio di febbraio, le si rivolgono preghiere e puja, specialmente da parte di artisti, scienziati, dottori e avvocati.

A Pushkar, nel Rajasthan, c'è un tempio a lei dedicato su una montagna più alta di quella del tempio di Brahmā.

Sarasvatī al di fuori dell'induismo

Come già per Tara, anche il culto di Sarasvatī fu assorbito nel pantheon buddhista e in particolare nel Sutra della Luce Dorata, che ha una sezione a lei dedicata; attraverso le prime traduzioni in cinese si diffuse in Cina, dove oggi è per lo più scomparso, e da qui in Giappone dove la dea è tuttora venerata col nome Benzaiten.

Tra gli altri nomi con cui è nota citiamo:

La dakini del buddhismo tibetano Yeshey Tsogyel è talvolta considerata manifestazione di Sarasvatī.

Sarasvatī è venerata in Myanmar come Thuyathati (Template:Unicode), ed è rappresentata come una vergine seduta su uno hintha (hamsa); è molto venerata nel buddhismo burmese, soprattutto prima di prove ed esami.

Altri significati

Collegamenti esterni

Strumenti personali
Namespace
Varianti
Azioni
Menu principale
Strumenti