Statue stele europee

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Le statue stele (o statue-menhir) sono monumenti in pietra, di tipo antropomorfo, che rientrano nel fenomeno del megalitismo, comune alle popolazioni pre-protostoriche dell'Europa a partire dal III millennio a.C.[1]. Le statue-stele sono presenti in molteplici culture europee, dall'Europa centro-orientale sino alla Francia, nell'arco alpino (da Aosta al Trentino), oltre che in Corsica e in Sardegna. Nella Penisola italiana le statue-stele più antiche sono localizzate in un'area al confine tra Liguria e Toscana, in Lunigiana[2], oltre che in Puglia settentrionale, nel territorio dei Comuni di Bovino e Castelluccio dei Sauri, nella provincia di Foggia[3]. In Lunigiana la presenza delle statue-stele è attestata per un periodo cronologico piuttosto lungo, sino ad età romana (stele di Filetto), mentre in Puglia il fenomeno sembra potersi ricondurre ad ambiti temporali ben distinti: ad un momento finale dell'età del rame e al passaggio all'età del bronzo sono ascrivibili le stele di Bovino e Castelluccio, mentre - successivamente - una ripresa di produzioni di statue stele interessa l'area garganica, come testimoniano i ritrovamenti di Monte Saraceno (comune di Mattinata), databili tra la fine dell'età del bronzo e gli inizi dell'età del ferro[4]. Un'ultima produzione protostorica pugliese, che sembra poter essere derivata dalle sculture di Monte Saraceno, è quella delle stele daunie del Tavoliere, che si collocano tra la fine dell'VIII e gli inizi del V secolo a.C.[5]

Indice

Ritrovamenti in Lunigiana

Per secoli sono state distrutte in quanto ritenute divinità pagane e non esiste documentazione certa su quante siano state rinvenute fino al XVIII secolo. La prima statua stele giunta fino a noi venne rinvenuta nel 1827 in località Novà, nel territorio comunale di Zignago, in provincia della Spezia. Nel 1886 due piccole stele rettangolari vennero ritrovate dodici metri sotto il livello del mare nel Golfo della Spezia, andate poi sfortunatamente perdute. Nel 1905 avvenne a Pontevecchio, nel Comune di Fivizzano e precisamente in località Bocciari il ritrovamento più copioso di numero nove statue stele. La scoperta avvenne da parte di un contadino che stava dissodando un pianoro per ridurlo a coltura. La particolarità subito rivelata fu che erano posizionate in fila, in ordine di altezza, e con la faccia rivolta verso l'est, verso il sole o comunque verso il Monte Sagro. Le statue stele di Pontevecchio sono classificate fra le più vecchie e quindi del "Gruppo A". Gli ultimi ritrovamenti di statue stele risalgono al 2005 nel comune di Mulazzo. Esse si collocano fra la tarda preistoria e l'arrivo degli etruschi, in un periodo storico che va presumibilmente dal III millennio a.C. al VI secolo a.C.. I luoghi delle scoperte interessano principalmente il punto d’incontro del fiume Magra con i torrenti Aulella e Taverone, la zona della selva di Filetto, la zona di Sorano a Filattiera e la Lunigiana orientale nei comuni di Fivizzano, Casola in Lunigiana e Minucciano . Riassumendo le statue sono state ritrovate nei territori delle province di La Spezia, Massa e Carrara e Lucca. Allo stato attuale non sono state rinvenute statue stele in valle del Serchio; i tre ritrovamenti relativi alla provincia di Lucca sono avvenuti nella piccola porzione di Lunigiana (comune di Minucciano) appartenente a questo territorio amministrativo.

Ad oggi i reperti venuti alla luce sono un'ottantina; il maggior numero è esposto a Pontremoli, nel Museo delle statue stele Lunigianesi allestito nel Castello del Piagnaro.

Simbologia

Le statue stele raffigurano con tratti sempre stilizzati uomini, nella loro funzione di guerrieri e quindi armati con pugnale e, a volte punte di lancia, o donne, caratterizzate costantemente dalla presenza dei seni e, a volte, di ornamenti. Nelle statue-stele non viene data importanza ai tratti somatici del volto, spesso solamente accennati o resi con astratti grafismi (volto a T, tipico delle stele lunigianesi e delle stele corse e sarde), né ad altre parti del corpo, tanto che spesso sono omesse le braccia e i piedi sono rappresentati solo in rarissimi (e più tardi) esemplari. La funzione dei monumenti più antichi è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi: le opinioni più accreditate individuano nella statua-stele la rappresentazione di divinità o di antenati eroizzati, con scopo propiziatorio nei confronti della comunità. I luoghi di rinvenimento suggeriscono che i monumenti fossero collocati in un'area sacra, al di fuori sia di abitati che di necropoli, in una sorta di santuari all'aperto o in radure boschive. Per contro, a partire dalla fine dell'età del bronzo per i ritrovamenti pugliesi è attestata la funzione di segnacolo funerario all'interno di aree cemeteriali (stele di Monte Saraceno, stele daunie), mentre per le statue sarde più recenti (Monte Prama, VII secolo a.C.), si conferma la destinazione santuariale.

Tipologia e gruppi evolutivi

Stele antropomorfa del III millennio a.C. (Museo archeologico di Massa Marittima)

Le statue stele possono essere suddivise in tre gruppi principali, secondo l’evoluzione tecnica e stilistica delle sculture:

Ritrovamenti in Valcamonica

Parco archeologico di Asinino-Anvòia (Santuario di Ossimo).

Le statue stele ritrovate in Valcamonica sono fino ad ora circa una cinquantina. Scavi archeologici hanno confermato la loro presenza attorno a luoghi di venerazione preistorici, in particolare in varie località del comune di Ossimo (Asinino-Anvòia, Passagròp e Pat) ed a Cemmo (Pian delle Greppe).

I pugnali incisi sulle superfici, di tipo remedelliano, e la forma della lama di asce e alabarde, permettono di approssimare la datazione delle statue stele comune al III millennio a.C.

Rispetto ad altri gruppi di statue stele in Valcamonica tali monumenti non hanno forma umana, ma rappresentano una simbologia formata da animali (cervi, stambecchi, camosci, canidi e suidi), armi (pugnali, alabarde, asce), dischi solari, monili femminili (pendagli a doppia spirale, collari ecc.) e gruppi di figure umane allineate. A volte sono rappresentate anche scene d'aratura e, più raramente, "mappe topografiche".[6]

Ritrovamenti in Sardegna

Museo di Laconi, Sardegna, statua stele di tipo Abealzu Filigosa

In Sardegna le statue stele vengono datate intorno al III millennio a.C. (età del rame) e si possono suddividere in due tipi figurativi.

Le statue stele in Sardegna sono particolarmente diffuse nei dintorni di Laconi.[7]

Ritrovamenti in Alto Adige

Fino ad oggi sono state ritrovate in Alto Adige dodici statue-menhir. Di un’altezza compresa fra i 60 cm e i 2,75 m, sono decorate anche sul lato posteriore: con motivi astratti e armi (pugnali e asce) per quanto riguarda quelle maschili, con gioielli quelle femminili. Proprio queste incisioni hanno permesso di datarle come risalenti all'età del rame. Si sono inoltre rivelate di grande importanza per i recenti studi sulla mummia di Similaun.

Ritrovamenti in Piemonte

Nel 1997, durante alcuni scavi, a Tina nel Canavese vennero ritrovate le prime due stele in area piemontese. Le due stele sono decorate a strisce orizzontali e una presenta abbozzati i tratti della faccia. Queste stele sono molto simili a quelle ritrovate ad Aosta e a Sion, in Svizzera, e sono datate all’età del rame (3000-2500 a.C.).

Ritrovamenti in Valle d'Aosta e Svizzera

Importanti i siti megalitici di Sion (Svizzera) e Aosta, riferibili alla stessa cultura. Nel caso di Aosta le statue-menhir vennero riutilizzate in epoca più recente per la costruzione di un "dolmen".

Ritrovamenti in Francia

Le statue stele francesi sono molto simili a quelle lunigianesi e, data anche la vicinanza dei luoghi, questo fa supporre una comune matrice culturale forse pre-ligure. I maggiori gruppi francesi sono quelli di Rouergue e della Corsica.

Esposizione

Note

  1. J. Landau, Les représentations anthropomorphes mégalithiques de la région méditerranéenne: 3e au 1er millénaireCentre national de la recherche scientifique, 1977.
  2. A. C. Ambrosi, Corpus delle statue-stele lunigianese. Istituto Internazionale di Studi Liguri, 1972.
  3. M.O. Acanfora,. Le stele antropomorfe di Castelluccio dei Sauri, in Riv. Sc. Preist. XV, 1960, pp. 95-123.
  4. M.L.Nava, Monte Saraceno: sculture protostoriche in pietra, Bollettino di Archeologia nn.55-56, 1995 (1999)
  5. M.L. Nava, Stele Daunie I, Il Museo di Manfredonia, Firenze 1980.
  6. Alberto Marretta, Angelo Fossati, Tiziana Cittadini, La Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, Capo di Ponte, Edizioni del Centro, 2007, p. 101. ISBN 88-86621-48-5.
  7. Le statue-menhir, sul sito SardegnaCultura.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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