Faraone

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Faraone è il termine con cui usualmente vengono indicati i sovrani dell'antico Egitto.
Il termine deriva dal greco pharaò che a sua volta discende dall'egizio

Far1.jpg pr -'3 (grande casa).

Questo titolo non ha fatto parte della titolatura ufficiale dei sovrani egizi fino alla XXI dinastia (iscrizione dell'anno 17 di Siamon) mentre in precedenza venne usato per indicare la funzione regia (dalla XVIII dinastia) e prima ancora venne usato solamente per indicare la residenza del sovrano.

Il suo uso è divenuto comune per indicare i sovrani egizi attraverso le opere di Erodoto ed altri storici greci, che, prima della riscoperta archeologica, erano le sole a conservare la memoria di quella civiltà, assieme a molti riferimenti della Bibbia, a cominciare dai libri della Genesi e dell'Esodo. Va comunque ricordato che, sia nella Bibbia, sia nel Corano, Faraone è nome proprio di persona del sovrano egizio che opprime il popolo d'Israele, fino al suo ritorno in patria dall'esilio, guidato da Mosè.

Nella tradizione egizia il sovrano possedeva natura divina infatti egli era l'Horo vivente, figlio del dio Ra. Il suo copricapo aveva sulla fronte l'ureus, il cobra lucente dal potere inceneritore.

La stele del re serpente, della tomba di re Djet ad Abydos (3.100 a.C.), ricorda la suprema identificazione dell’uomo con il rettile. Gli Egizi descrivevano l’Universo come un serpente "Ouroboros" che si morde la coda, con scaglie simboleggianti gli innumerevoli astri. Il rettile era anche segno di rinascita, prezioso alleato che conduce alla comprensione di sé, come mostrano affreschi del Libro di ciò che è nel Duat, effigiati nelle tombe della Valle dei Re. Il Duat era un regione celeste che abbracciava Orione, il Leone e l’Orsa Maggiore, dimora imperitura cui aspiravano i monarchi egizi al termine della loro vita.

Le complesse cerimonie descritte sulle pareti riecheggiano l’antica lotta del Sole per risorgere di nuovo all’orizzonte nelle acque della vita e l’ascesa dell’anima verso i lontani pianeti. Il simbolico viaggio, di dodici ore, comincia nell’equinozio primaverile quando il cielo muta configurazione, con l’iniziato che prende posto nel medesimo vascello solare accompagnato dalle divinità. Interessante la I Ora che descrive l’invocazione a Ra: "…i serpenti cantano e ti esaltano. I divini serpenti illuminano le tenebre per te. Le tue due ‘figlie-serpenti’ ti trainano nella tua forma…Le dee serpenti dell’Uranos ti acclamano, le dee serpenti ti rendono lodi…". Incontro al gruppo si para il Sigillatore della Terra, in veste di guida, che impugna una sorta di caduceo. Interessante, poi, il parallelo tra le serpi lucenti e i dispositivi dal complesso significato della cripta di Dendera. Il viaggio prosegue in regni sconosciuti, pieni di oscuri anfratti, dominati da serpi alate davanti alla croce della vita ankh e a stelle particolari, a rimarcare il loro carattere di rinascita siderale, oppure con il globo solare sul capo. Il candidato, salito alle sfere stellari, alla fine esclama: "Io prendo possesso del cielo, dei suoi pilastri e delle sue stelle… Io sono un serpente pieno di spire…".

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