Missione Kepler

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Logo della misssione Kepler

La missione Kepler è una missione spaziale della NASA parte del programma Discovery, il cui scopo è la ricerca e conferma di pianeti simili alla Terra in orbita attorno a stelle diverse dal Sole, tramite l'utlizzo del telescopio spaziale Kepler.[1] Il veicolo spaziale, chiamato in onore dell'astronomo tedesco del diciassettesimo secolo Johannes Kepler,[2] è stato lanciato con successo il 7 marzo 2009.[3]

Il telescopio Kepler è stato "specificatamente progettato per monitare una porzione della nostra regione della Via Lattea e scoprire dozzine di pianeti simili alla Terra vicino o nella zona abitabile, e determinare quante delle miliardi di stelle della nostra galassia posseggano pianeti".[4] Per fare ciò, un fotometro monitora costantemente la luminosità di più di 145.000 stelle di sequenza principale nel suo campo di vista fissato, presso le costellazioni del Cigno, della Lira e del Drago.[5]I dati sono trasmessi a Terra, dove vengono analizzati in cerca di periodiche diminuzioni di luminosità delle stelle causate da pianeti extrasolari che transitano di fronte alla loro stella. Nella'aprile 2013 il team di Kepler aveva individuato 2.740 candidati pianeti e confermato altri 121.[6][7] Nel gennaio 2013 un gruppo di astronomi dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics ha stimato dai dati di Kepler che nella Via Lattea risiedano "almeno 17 miliardi" di esopianeti simili alla Terra.[8]

Il programma Discovery, di cui Kepler è parte, consiste in missioni scientifiche di basso costo focalizzate su obiettivi precisi. La costruzione del telescopio e le operazioni iniziali sono state gestite dal Jet Propulsion Laboratory, insieme alla Ball Aerospace, responsabile dello sviluppo del sistema di volo. L'Ames Research Center è invece responsabile dello sviluppo dei sistemi a Terra, delle operazioni di missione dal dicembre 2009 e dell'analisi dei dati scientifici. Il tempo previsto per la missione è stato inizialmente di 3,5 anni, ma nel 2012 è stata estesa al 2016[9][10], in parte per difficoltà dovute all'analisi dell'enorme volume di dati raccolti dal telescopio.[11]

Indice

Il telescopio spaziale Kepler

Diagramma del telescopio che evidenzia i suoi principali componenti.

Il telescopio possiede una massa di 1039 kg, ed è costituito da uno specchio primario di 1,4 m di diametro e con un'apertura di 0,95 m, all'epoca del lancio il più grande mai mandato in orbita.[12] Lo strumento ha un campo di vista di 115 gradi quadrati (circa 12° in diametro), equivalente all'area sottesa da un pugno a braccio teso, 105 dei quali utili per dati di qualità scientifica e con meno dell'11% di vignettatura. Il fotometro ha un effetto di soft focus, per ottenere così misurazioni fotometriche eccellenti piuttosto che immagini nitide. L'obiettivo della missione è una precisione fotometrica differenziale combinata (combined differential photometric precision o CDPP) di 20 ppm per una stella di magnitudine 12 di tipo solare e per un periodo di integrazione di 6,5 ore, anche se le osservazioni finora non hanno raggiunto questo obiettivo. Il transito di un pianeta terrestre produce una variazione di luminosità di 84 ppm e dura circa 13 ore.

Fotocamera

La schiera di sensori di Kepler: sono montati su una supericie curva per compensare la curvatura di campo di Petzval.

Il piano focale della fotocamera del telescopio è costituito da una matrice di 42 sensori CCD, ciascuno con una dimensione di 2200 × 1024 pixel. La fotocamera possiede quindi una risoluzione totale di 95 megapixel, il che la rende la più grande all'epoca mai lanciata nello spazio.[13][14] I sensori sono raffreddati da dei condotti termici (Heat pipe) connessi a un radiatore esterno.[15]

I CCD sono letti ogni 6 secondi, per limitarne la saturazione, e le immagini sono generate a bordo dello strumento sommando per 30 minuti tali letture. Nonostante al lancio Kepler possedesse il più alto rateo di produzione di dati di qualsiasi altra missione NASA, l’immagine somma dei 95 milioni di pixel per 30 minuti costituisce più informazione di quanta possa essere memorizzata e trasmessa a Terra. Pertanto il team ha preselezionato i pixel associati a ciascuna stella di interesse, vale a dire il 5% del totale. I dati da questi pixel sono in seguito riquantificati, compressi e memorizzati, insieme a dati ausiliari, nell’unità di memoria a stato solido da 16 GB di bordo. I dati memorizzati e scaricati a Terra comprendono le immagini delle stelle del progetto, lo striscio, il livello di nero, il fondo e il pieno campo.[15]

Specchio primario

Lo specchio primario di Kepler misura 1,4 metri di diametro ed è stato alleggerito dell'86% rispetto a uno specchio solido delle stesse dimensioni, utilizzando una struttura di supporto a nido d'ape. [16] Il supporto in vetro dello specchio è stato realizzato dalla fabbrica di vetri Corning Inc., utilizzando vetro ad espansione ultra bassa (Ultra Low-Expansion glass o vetro ULE).[17] Siccome il telescopio ha bisogno di una sensibilità fotometrica molto elevata per rivelare pianeti piccoli come quelli obiettivo della missione, era richiesto un rivestimento dello specchio estremamente riflettente, per eliminare ogni possibile effetto negativo da parte di imperfezioni della superficie. Utilizzando la deposizione fisica da vapore tramite fascio di elettroni, la Surface Optics Corp. ha applicato un rivestimento protettivo di 9 strati atomici di argento per aumentare la riflessione e un rivestimento dielettrico a interferenza per minimizzare la formazione di macchie di colore e assorbimento da umidità atmosferica.[18][19]

Cronologia della missione

Il lancio di Kepler, il 7 marzo 2009

Nel gennaio 2006 il lancio del telescopio è stato ritardato di otto mesi per via di tagli al bilancio della NASA, e di altri quattro mesi nel marzo dello stesso anno per problemi fiscali. In questo periodo è stato cambiato il design dell’antenna ad alto guadagno, rinunciando alla sospensione cardanica e collegandola al direttamente al telaio del veicolo spaziale, così da ridurre costi e complessità, al costo di un giorno di osservazione al mese perso.[20]

Il telescopio spaziale Kepler è stato lanciato il 7 marzo 2009 alle 03:49:57 UTC (6 marzo ore 10:49:57 pm EST) a bordo di un lanciatore Delta II dalla Cape Canaveral Air Force Station, Florida.[21][3] Il lancio è stato un successo completo e tutte e tre le fasi erano complete alle 04:55 UTC. La copertura del telescopio è stata espulsa il 7 aprile e le immagini di prima luce sono state scattate il giorno successivo.[22][23]

Il 20 aprile 2009 il team scientifico di Kepler ha annunciato che ulteriori rifiniture del fuoco avrebbero incrementato notevolmente la qualità dei dati di ritorno.[24] Il 23 aprile seguente è stato annunciato come il fuoco fosse stato ottimizzato con successo, muovendo lo specchio primario di 40 micrometri verso il piano focale e inclinandolo di 0,0072 gradi.[25]

Il 13 maggio 2009 alle ore 01:01 UTC Kepler ha completato con successo la fase di commissioning e ha cominciato la sua ricerca di pianeti extrasolari.[26][27]

Il 19 giugno 2009 il veicolo spaziale ha trasmesso con successo i suoi primi dati scientifici a Terra. Si è scoperto che il 15 giugno Kepler è entrato in "safe mode" (modalità di sicurezza), e una seconda volta il 2 luglio. Entrambi gli eventi sono stati innescati da un "reset del processore". Il telescopio è ritornato ad operare normalmente il 3 luglio, e i dati raccolti dal 19 giugno sono stati trasmessi a Terra quel giorno.[28] Il 14 ottobre 2009 si è determinato che la causa di questi eventi di “messa in sicurezza” del telescopio era un generatore di potenza a bassa tensione, che alimenta il processore RAD750.[29] IL 12 gennaio 2010 una porzione del piano focale ha trasmesso dati anomali, indicando un problema con il piano focale del modulo MOD-3, che controlla 2 dei 42 CCD di Kepler. Il modulo tuttora è dichiarato come non funzionante, ma la copertura eccede ancora gli obiettivi scientifici.[30]

Kepler scarica circa 12 gigabyte di dati[31] all’incirca una volta al mese[32], un esempio di tale download è quello del 22-23 novembre.[33]

Il 14 luglio 2012 una delle quattro ruote di reazione utilizzata per il puntamento fine del telescopio si è guastata.[34] Seppur Kepler richieda solo tre delle ruote di reazione per posizionarsi accuratamente, il guasto ad un'altra di queste renderebbe la sonda incapace di continuare la sua missione, e questa è una minaccia potenziale alla missione estesa.[35]

Il 17 gennaio 2013 la NASA ha annunciato che una delle tre ruote di reazione rimanenti, la numero 4, mostrava segni di frizione in aumento, e che Kepler avrebbe operato in modo discontinuo per 10 giorni come possibile soluzione al problema. Se anche la seconda ruota dovesse guastarsi la missione Kepler terminerebbe.[36][37] Il 29 gennaio la NASA ha annunciato il ritorno con successo alla normale modalità di raccolta dati,[38] nonostante la ruota di reazione continui ad esibire livelli di frizione elevati e saltuari.[39]

Il 29 aprile 2013 un manager update ha riportato che la quarta ruota di reazione continuava a mostrare segni di frizione e deterioramento, e che il team stava valutando le misure da prendere nel caso la ruota dovesse fallire completamente, eventualmente passando al controllo dell'orientamento tramite propulsori.[40] Un contatto il 3 maggio successivo ha mostrato che il telescfopio era entrato in modalità di sicurezza, ma sembra che la cosa non sia correlata con il malfunzionamento delle ruote di reazione. Il telescopio è ritornato alla normale modalità di presa dati il 6 maggio successivo [41]

Il 15 maggio 2013 è stato annunciato che la ruota di reazione 4 aveva definitivamente cessato di funzionare. Il telescopio si trovava in una modalità di sicurezza controllata dai propulsori, probabilmente per la perdita dell'orientamento, e stava lentamente girando su se stesso. Al comando di fermare la rotazione il team ha scoperto il fallimento della quarta ruota di reazione, probabilmente per il cedimento strutturale del cuscinetto stesso. A seguito di ciò il telescopio è stato messo in modalità di puntameno a riposo (Point Rest Safe), che permette il contatto continuo con la Terra, una nuova modalità studiata per l'evenienza. Nelle settimane successive il team cercherà di ripristinare la funzionalità del telescopio, tentando sia il riutilizzo della prima ruota di reazione fallita sia il controllo tramite propulsori. Se non si riuscisse a ripristinare una delle due ruote bloccate il telescopio non potrà più tornare alla presa dati con la precisione fotometrica precedente. Non ci sono ancora piani per la raccolta dati, ma se questa dovesse terminare allora la missione sarà conclusa. Le scoperte però continueranno per anni, siccome una gran parte dei dati è ancora da analizzare.[42] Il telescopio aveva comunque terminato con successo pieno la missione primaria, nel novembre del 2012.

Prestazioni

In termini di prestazioni fotometriche Kepler sta lavorando bene, meglio di qualsiasi telescopio terrestre, seppure inferiormente all’obiettivo di progetto. Tale obiettivo era di una precisione fotometrica differenziale combinata (CDPP) di 20 ppm per una stella di magnitudine 12 in 6,5 ore di integrazione: questa stima era stata calcolata considerando una variabilità delle stelle di 10 ppm, all’incirca il valore di variabilità solare. L’accuratezza ottenuta invece per questo tipo di osservazione ha una vasta gamma di valori, in dipendenza dalla stella e dalla sua posizione sul piano focale, con una mediana di 29 ppm. Molto del rumore addizionale sembra essere dovuto a una maggiore variabilità delle stelle stesse, circa 19,5 ppm, mentre il resto è dovuto a fonti di rumore strumentale maggiori di quanto previsto.[43] Si sta lavorando per comprendere meglio il rumore strumentale ed eliminarlo.[44]

Siccome il segnale di un pianeta terrestre transitante è molto vicino al livello di rumore (circa 80 ppm), l’aumento di questo implica per ogni singolo evento di transito un livello di significatività di 2,7 σ, invece del 4 σ di progetto. Questo a sua volta significa che più transiti devono essere necessariamente osservati per essere sicuri di una rivelazione di pianeta. Le stime scientifiche hanno indicato in 7-8 anni il tempo necessario alla missione per trovare tutti i pianeti terrestri transitanti, contro i 3,5 originalmente pianificati.[45] Il 4 aprile 2012 è stata approvata la missione estesa di Kepler fino al'anno fiscale 2016.[46][10]

Orientamento e orbita

Volume di ricerca di Kepler nella Via Lattea.
Il campo visivo di Kepler nelle costellazioni del Cigno, della Lira e del Dragone.

Kepler è su un’orbita eliocentrica,[47][48] che evita occultazioni da parte della Terra, luce diffusa, perturbazioni gravitazionali e momenti torcenti associati alle orbite terrestri. Il fotometro punta il suo campo visivo verso le costellazioni del Cigno, della Lira e del Dragone, ben lontane dal piano dell’eclittica, così che la luce del Sole non entra mai nel fotometro durante la sua orbita. Il campo inoltre non è oscurato né dalla fascia di Kuiper né da quella degli asteroidi.[15]

Questa è inoltra la stessa direzione del moto del Sistema Solare attorno al centro della Galassia. Di conseguenza le stelle osservate da Kepler sono all’incirca alla stessa distanza dal centro galattico del Sole e altrettanto vicine al piano galattico. Questa condizione è importante se l’abitabilità dipendesse dalla posizione nella Galassia, come suggerito dall’ipotesi della rarità della Terra.

L’orbita di Kepler è stata definita dalla NASA come di trascinamento terrestre[49], poiché il periodo di rivoluzione di 372,5 giorni, più lungo di quello terrestre, fa sì che lentamente il telescopio rimanga indietro rispetto alla Terra.

Gestione

Rappresentazione dell'orbita di Kepler. I pannelli solari del telescopio sono ruotati di 90° ogni solstizio ed equinozio.

Kepler è gestito dal Laboratory for Atmospheric and Space Physics (LASP), Boulder (Colorado). I pannelli solari del telescopio sono ruotati verso il Sole ogni solstizio ed equinozio, per ottimizzare l'angolo di incidenza dei raggi solari e per mantere il radiatore puntato verso lo spazio profondo.[15] Il LASP controlla il telescopio insieme ai suoi costruttori, il Ball Aerospace & Technologies Corp., da un centro di controllo di missione locato nel campus dell'Università del Colorado. È il LASP a controllare la pianificazione di base della missione e la raccolta e distribuzione iniziale dei dati. Il costo cdel ciclo iniziale della missione è stato previsto essere di 600 milioni di dollari, incluso il finanziamento per 3,5 anni di operatività, quest'ultima estesa dalla NASA nel 2012 fino al 2016.[15][10]

Comunicazione

La NASA contatta il telescopio spaziale usando il collegamento in Banda X due volte a settimana, per l'invio di comandi e il controllo dello status. I dati scientifici invece sono scaricati una volta al mese utilizzando il collegamento in Banda Ka, con un rate massimo di trasferimento di circa 550 KBps. Lo stesso Kepler conduce a bordo le prime parziali analisi scientifiche, e trasmette solo i dati ritenuti necessari alla missione, ai fini di risparmiare banda.[50]

Gestione dei dati

I dati scientifici di telemetria raccolti durante le operazioni di missione al LASP sono inviati per il processamento al Kepler Data Management Center (DMC), situato allo Space Telescope Science Institute, nel campus della Johns Hopkins University in Baltimora (Maryland). I dati sono decodificati e processati dal DMC in formato FITS, e successivamente inviati al Science Operations Center (SOC), parte del NASA Ames Research Center, per la calibrazione e il processamento finale. È il SOC a sviluppare e utilizzare gli strumenti necessari al processamento dei dati per il loro uso da parte del Kepler Science Office (SO). Di conseguenza, il SOC sviluppa il software di processamento della pipeline di elaborazione dati, basandosi sugli algoritmi scientifici sviluppati dal SO. Durante le operazioni, il SOC:

  1. Riceve i dati calibrati dal DMC;
  2. Applica gli algoritmi di analisi per produrre le curve di luce per ciascuna stella;
  3. Ricerca gli eventuali eventi di transito per l'individuazione dei pianeti (eventi di soglia di transito o "threshold-crossing events" (TCE));
  4. Valida i dati dei candidati pianeti testandone la consistenza per eliminare i falsi positivi.

Il SOC valuta anche le prestazioni fotometriche su base continuativa e fornisce i dati ottenuti al SO e al Mission Management Office. Infine il SOC sviluppa e mantiene i database scientifici del progetto, inclusi i cataloghi e i dati processati. In ultimo luogo il SOC rimanda i prodotti dei dati calibrati e i risultati scientifici al DMC per l'archiviazione e distribuzione agli astronomi del mondo, attraverso il Multimission Archive at STScI (MAST).

Campo visivo

Schema del campo visivo di Kepler insieme alle coordinate celesti.

Kepler ha un campo visivo fissato: il diagramma sulla destra mostra le coordinate celesti dell'area e come sono disposti i sensori della sua fotocamera, insieme alla posizione di alcune stelle brillanti. Il sito della missione fornisce un calcolatore che determina se un dato oggetto ricade nel campo d'osservazione di Kepler e dove questo apparirebbe nei dati prodotti, in base anche al periodo di osservazione. I dati dei pianeti extrasolari candidati sono raccolti dal Kepler Follow-up Program, ai fini di condurre le osservazioni finali di conferma.

Il campo visivo di Kepler copre 115 gradi quadrati, circa lo 0,28% della volta celeste: servirebbero quindi circa 400 telescopi come Kepler per coprirla interamente.[51]

Obiettivi scientifici e metodologie

Gli obiettivi scientifici di Kepler sono l'esplorazione della struttura e della diversità dei sistemi planetari.[52] Il telescopio osserva quindi un campione di circa 140.000 stelle con i seguenti obiettivi chiave:

La gran parte dei pianeti extrasolari scoperti precedentemente alla messa in opera di Kepler dagli altri progetti erano pianeti giganti gassosi, in gran parte delle dimensioni di Giove o maggiori. Kepler è stato progettato apposta per trovare pianeti da 30 a 600 volte meno massicci, nell'ordine di grandezza della Terra (Giove è 318 volte più massiccio di essa). Il metodo utilizzato, quello del transito, consta nella osservazione ripetuta dei transiti dei pianeti di fronte alle loro stelle. Ciò causa una diminuzione della magnitudine apparente della stella, dell'ordine dello 0,01% per un pianeta grande come la Terra. L'entità della diminuzione di luminosità della stella permette di calcolare il raggio del pianeta, conoscendo quello stellare, mentre l'intervallo tra i transiti fornisce una misura diretta del periodo orbitale dell'oggetto. Da questo si possono calcolare le stime del semiasse maggiore dell'orbita, utilizzando la terza legge di Keplero, e della temperatura del pianeta.

La probabilità che una orbita planetaria casuale cada lungo la linea di vista con la stella si ottiene dividendo il diametro della stella per quello dell'orbita.[54] Per un pianeta terrestre che orbita a 1 UA dalla stella la probabilità di transitare di fronte a una stella simile al Sole è dello 0,465%, circa una su 215. A 0,72 UA (la distanza orbitale di Venere) la probabilità è leggermente maggiore, circa lo 0,65%. Questi ultimi sarebbero simili alla Terra se la stella ospite fosse più fredda del Sole, come Tau Ceti. Oltretutto siccome i pianeti in un dato sistema tendono ad orbitare su di un piano grossomodo comune, le probabilità di osservare sistemi multipli sono maggiori. Per esempio, se una missione simile a Kepler condotta da degli osservatori esterni osservasse la Terra transitare il Sole, c'è un 12% di possibilità che osservi anche i transiti di Venere.

Il campo visivo di Kepler di 115 gradi quadrati fornisce al telescopio molte più possibilità di rilevare pianeti terrestri rispetto a Hubble, che ha un campo visivo di soli 10 arcominuti quadrati. In più Kepler è dedicato al rilevamento di transiti planetari, mentre il telescopio Hubble è impiegato in una vasta gamma di osservazioni scientifiche, e raramente osserva un campo stellare continuamente. Delle circa 500.000 stelle nel campo visivo di Kepler circa 140.000 sono quelle che sono state selezionate per lo studio,[55] e sono osservate simultaneamente, prendendo una misurazione di luminosità ogni 30 minuti. Ciò fornisce probabilità maggiori di vedere un transito. La probabilità di 1/215 di osservare un pianeta terrestre orbitante a 1 UA transitare di fronte alla stella significa che, se tutte le stelle studiate possedessero lo stesso diametro del Sole e un pianeta terrestre di questo tipo, Kepler sarebbe in grado di scoprirne fino a circa 465. Se solo il 10% delle stelle possedesse un tale pianeta il numero di pianeti rilevabili scende a circa 46. La missione è quindi adatta a determinare la frequenza di questi pianeti terrestri di lungo periodo in orbita attorno ad altre stelle.[15][56]

Siccome servono almeno tre transiti per confermare la natura planetaria dei segnali osservati nella curva di luce della stella, e siccome pianeti più grandi forniscono un segnale più facile da elaborare, gli scienziati si aspettano che i primi risultati siano relativi a grandi pianeti gioviani in orbite molto strette, i cosiddeti gioviani caldi. Infatti i primi di questa categoria sono stati scoperti dopo solo pochi mesi di osservazione. Pianeti più piccoli o più lontani dalla stella richiedono più tempo per essere confermati, e la scoperta di questi non è attesa almeno nei primi tre anni di osservazioni.[47]

Un volta che Kepler ha osservato un qualcosa di simile a un transito è necessario valutare la possibilità che sia un falso positivo con osservazioni successive, come la spettroscopia Doppler da Terra, prima della conferma definitiva.[57] Nonostante Kepler fosse stato progettato per la fotometria, si è notato come sia anche in grado di eseguire misure di astrometria, e tali misurazioni possono aiutare a confermare o escludere i candidati.[58]

In aggiunta ai transiti, i pianeti che orbitano attorno alle loro stelle mostrano una variazione nella quantità di luce riflessa, esattamente come la Luna e le sue fasi. Kepler non può risolvere i pianeti dalle stelle, ma ne osserva la luminosità combinata, che varia periodicamente ogni orbita del pianeta. Nonostante l'effetto sia piccolo anche per pianeti gioviani in orbite molto strette, comparabile alla precisione richiesta per un pianeta come la Terra, essi sono rilevabili da Kepler.[59] Nel tempo questo metodo può aiutare a trovare persino più pianeti che con il transito, perché la luce riflessa in dipendenza dalla fase orbitale è in gran parte indipendente dall'inclinazione orbitale, e non richiede che il pianeta passi di fronte al disco stellare. In più, la funzione di fase di un pianeta gigante è anche funzione delle sue proprietà termiche e atmosferiche. Quindi la curva di fase può aiutare a ddedurre altre proprietà planetarie, come la distribuzione e la dimensione delle particelle nell'atmosfera.[60] In questo campo Kepler agisce come CoRoT.[61]

I dati raccolti da Kepler sono anche utilizzati per lo studio di stelle variabili di vari tipi e per la conduzione di studi di astrosismologia,[62] particolarmente per stelle che mostrano oscillazioni simili a quelle solari.[63]

Risultati della missione per anno

Una delle fotografie di Kepler, con in evidenza due punti di interesse. Il nord celeste è in basso a sinistra.
Dettaglio dell'immagine a sinistra che mostra l'ammasso aperto NGC 6791.
Dettaglio dell'immagine a sinistra con evidenziata la posizione di TrES-2.

Il telescopio Kepler è attualmente pienamente operativo, e i primi risultati originali sono stati annunciati nel gennaio 2010. Come atteso le prime scoperte sono state tutte di pianeti appartenenti alla classe dei gioviani caldi, pianeti grandi e molto vicini alla loro stelle, fattori che ne rendono l'individuazione più facile. Con il proseguire della missione si sono scoperti gradualmente i pianeti con periodi più lunghi e dimensioni minori.

2009

Il 6 agosto 2009 la NASA ha tenuto una conferenza per discutere i primi risultati della missione Kepler.[64] A questa conferenza stampa è stato rivelato come Kepler avesse confermato l'esistenza del già conosciuto pianeta transitante HAT-P-7 b, e che il telescopio funzionava bene ed era in grado di scoprire pianeti terrestri.[65][66]

Siccome la scoperta di pianeti da parte di Kepler dipende da cambi molto piccoli nella luminosità delle stelle, le stelle che sono di conto loro variabili non sono utili nella sua ricerca.[32] Già dai primi pochi mesi di dati gli scienziati del team Kepler hanno scoperto che circa 7.500 delle stelle monitorate erano stelle variabili. Sono state quindi eliminate dalla lista degli obiettivi, per essere sostituite da nuove candidate. Il 4 novembre 2009 il progetto Kepler ha rilasciato al pubblico le curve di luce delle stelle scartate.[67]

2010

Il 4 gennaio 2010 gli scienziati del team di Kepler hanno annunciato alla convention della American Astronomical Society i primi risultati scientifici del telescopio spaziale. Nelle sole prime sei settimane di dati il telescopio ha individuato circo 100 candidati pianeti e ne ha effettivamente scoperti cinque, precedentemente sconosciuti e tutti molto vicini alle loro stelle.[68]. Il primo è simile a Nettuno come dimensioni e densità, rendendolo così un nettuniano caldo. Gli altri quattro sono invece dei gioviani caldi molto grandi (tra 1,3 e 1,5 RJ), tra cui Kepler-7 b che con una densità di 0,17 g/cm3, simile a quella del polistirene, era all'epoca il pianeta meno denso mai scoperto.

Un articolo del 31 gennaio[69] ha analizzato due candidati pianeti, KOI-74 e KOI-81, dalle insolite proprietà. I due oggetti infatti mostravano dai dati di avere temperature superficiali più elevate persino delle loro stelle, pur possedendo una massa substellare. Un articolo successivo, del 26 aprile[70] ha mostrato che tali dati erano da spiegarsi con il fatto che i due oggetti sono delle nane bianche, prodotte da processi di traferimento di massa in sistemi binari stretti.

Il 15 giugno 2010 il team della missione ha rilasciato al pubblico i dati di quasi tutte le circa 156.000 stelle studiate. In questi primi dati, che coprono solo 33,5 giorni, 706 stelle mostravano di possedere candidati esopianeti validi, con dimensioni che variavano da quelle della Terra a più grandi di Giove. Sono stati inoltre rilasciati i dati di 312 esopianeti in orbita attorno a 306 di queste candidate stelle:[71] tra di essi infatti figurano 5 sistemi multiplanetari,[72] mentre è stato comunicato che i dati per le restanti 400 venivano trattenuti per ulteriori analisi, e che sarebbero stati pubblicati nel febbraio dell'anno successivo[73] (vedi la sezione successiva).

I risultati di Kepler quindi, in base alla lista dei candidati del 2010, implicavano che la gran parte dei pianeti scoperti possedessero un raggio medio pari a circa la metà di quello di Giove, e che tra i pianeti dal periodo orbitale inferiore ai 30 giorni quelli più piccoli fossero molto più frequenti di quelli grandi. Ciò significa che le scoperte da Terra stavano campionando solo la coda di grande massa della distribuzione di tali pianeti di corto periodo. [71] Ciò entrava in contraddizione con le teorie percedenti, secondo le quali i pianeti di piccole dimensioni e simili alla Terra fossero relativamente rari.[74][75] Secondo i dati di Kepler infatti si poteva fare una prima stima realistica dei pianeti abitabili nella nostra galassia, risultata pari a circa 100 milioni.[76]

2011

Distribuzione dei pianeti confermati da Kepler a inizio 2011, in un grafico di dispersione semiasse-massa, nel contesto degli altri pianeti conosciuti all'epoca.
Il 2 febbraio il team di Kepler ha annunciato i risultati dell'analisi dei primi quattro mesi di dati, presi tra il 2 maggio e il 16 settembre 2009.[77] Il team ha scoperto 1.235 candidati pianeti in orbita attorno a 997 stelle, e analisi indipendenti indicano che almeno il 90% di questi potrebbero essere pianeti reali.[78] I candidati si dividono in 68 pianeti di dimensioni terrestri, 288 superterrestri, 663 nettuniani, 165 gioviani e 19 fino a due volte più grandi di Giove. In contrasto con i lavori precedenti, all'incirca il 74% dei pianeti sono più piccoli di Nettuno, probabilmente perché i pianeti più grandi sono stati scoperti subito in quanto facilmente individuabili.

Di questi 1.235 pianeti annunciati a febbraio ben 54 orbitano nella fascia abitabile delle loro stelle, inclusi 6 pianeti grandi meno di due volte la Terra. [79][80] Questi sono KOI-326.01, KOI-701.03, KOI-268.01, KOI-1026.01, KOI-854.01 e KOI-70.03[77]. Uno studio successivo ha mostrato come KOI-326.01 non sia in realtà di dimensioni terrestri.[81] Prima di questa pubblicazione erano conosciuti solo due pianeti ritenuti orbitare nella fascia abitabile, quindi queste nuove scoperte hanno portato a un'enorme espansione del numero dei pianeti con tale caratteristica.[82] Tutti i 54 candidati pianeti nella fascia abitabile scoperti orbitano attorno a stelle significativamente più piccole e fredde del Sole (candidati abitabili attorno a stelle simili al Sole richiederanno molti altri anni di raccolta dati per accumulare i tre transiti richiesti per la conferma).[83]

Basandosi su questi primi dati si è stimata la frequenza dei vari tipi di pianeti: il 5,4% delle stelle ospita pianeti di dimensione terrestre, il 6,8% ospita superterre, il 19,3% nettuniani e il 2,5% pianeti di dimensioni gioviane. I sistemi multiplanetari sono comuni: infatti il 17% delle stelle ospiti possiede sistemi con più candidati, e il 33,9% di tutti i i pianeti si trovano in sistemi multipli.<refname="borucki"/>

Illustrazione che mette a confronto Kepler-20 e e Kepler-20 f con la Terra e Venere.

Il 5 dicembre il team di Kepler ha annunciato una nuova release di dati, portando il numero di candidati planetari a 2326. Qeuesti si dividono in 207 di dimensioni terrestri, 680 superterrestri, 1181 nettuniani, 203 gioviani e 55 più grandi di Giove. In confronto alla distribuzione dei pianeti annunciati a febbraio il numero delle terre e delle superterre è aumentato rispettivamente del 200% e del 140%. Invece i candidati in fascia abitabile si sono ridotti a 48, a seguito dell'adozione di criteri più stringenti.[84]

Il 20 dicembre il team Kepler ha annunciato la scoperta dei primi pianeti extrasolari di dimensioni terrestri, Kepler-20 e[85] e Kepler-20 f,[86] in orbita attorno a una stella simile al Sole, Kepler-20.[87][88][89]

Basandosi sulle scoperte di Kepler, l'astronomo Seth Shostak ha stimato che "entro un migliaio di anni luce dalla Terra ci sono almeno 30.000 pianeti abitabili.[90] Sempre in base alle scoperte il team di Kepler ha stimato che ci sono "almeno 50 miliardi di pianeti nella Via Lattea, e che almeno 500 milioni di questi sono nella fascia abitabile".[91] Nel Marzo 2011 gli astronomi del Jet Propulsion Laboratory della NASA hanno affermato che "ci si aspetta che tra l'1,4% e il 2,7% di tutte le stelle simili al Sole ospiti pianeti simili alla Terra nelle rispettive fascie di abitabilità". Ciò significa che ci sono almeno "due miliardi" di pianeti simili alla Terra solo nella nostra Via Lattea. E considerando che ci sono almeno 50 miliardi di galassie nell'universo osservabile. il totale dei pianeti abitabili potenziali sale a 100 miliardi di miliardi. [92] Tra i pianeti scoperti notevoli c'è il sistema di KOI-55, una stella morente i cui pianeti sono stati individuati non tramite transito ma utilizzando la luce riflessa dagli stessi e la sua variazione durante la loro orbita.[93]

2012

Nel gennaio un team internazionale di astronomi ha comunicato che ogni stella della Via Lattea mediamente ospita almeno 1,6 pianeti, e ciò implica che nella nostra sola galassia esistano oltre 160 miliardi di pianeti in sistemi planetari.[94][95]

Kepler nella sua attività di monitoraggio della luminosità delle stelle selezionate non solo ha registrato i transiti dei pianeti ma anche i brillamenti di queste stelle. Alcuni di questi brillamenti sono stati fino a 10.000 volte più potenti del più grande brillamento solare mai registrato, l'evento di Carrington nel 1859. Una spiegazione per tali superflare è che siano dovute all'interazione con dei pianeti gioviani caldi, molto massicci e vicini alla superficie della stella. [96]

Durante il 2012 la tecnica delle Transit Timing Variation (TTV), utilizzata per la conferma di Kepler-9 d, ha cominciato ad essere usata in modo estensivo, confermando sempre più pianeti tramite le analisi della perturbazione della periodicità dei transiti, dovute a pianeti non transitanti.[97] Il 16 ottobre è stato scoperto il primo pianeta in un sistema stellare quadruplo, Kepler-64, ed è anche il primo pianeta individuato dal sito planet hunters.[98]

Suddivisione in base alla dimensione dei 2740 candidati pianeti di Kepler, in base all'ultima release di dati del 7 gennaio 2013.

Nel 2012 il catalogo dei pianeti candidati ha subito solo un aggiornamento, senza notevoli espansioni, con l'eliminazione di 5 candidati (da 2326 a 2321)[99]

2013

Il 7 gennaio il team della missione Kepler ha rilasciato una nuova versione del catalogo dei candidati, aggiungendone 461 ed eliminandone 42, facendo così salire il totale a 2.740 candidati in orbita attorno a 2.036 stelle. I candidati sono suddivisi in 351 pianeti di dimensione terrestre, 816 superterre, 1.290 nettuniani, 202 gioviani e 81 più grandi di Giove. Anche in questa release viene confermata la tendenza di quelle precedenti verso un aumento dei candidati più piccoli, in quanto le terre hanno visto un aumento del 43%, le superterre del 21%, mentre quelli maggiori hanno subito un aumento nettamente minore. Probabilmente perché più facili da vedere e ormai già tutti scoperti. Più il tempo passa più Kepler sarà in grado di confermare pianeti piccoli e con orbite molto larghe.<refname="7janupdate"/>

Tra questi nuovi candidati spicca KOI-172.02, una superterra di poco più grande del nostro pianeta e nella fascia abitabile della sua stella, probabilmente il primo pianeta scoperto ad essere "un buon candidato per ospitare la vita extraterrestre".[100] Il pianeta è stato successivamente confermato e inserito nella lista ufficiale come Kepler-69 c il 18 aprile, insieme ad altri due pianeti molto simili alla Terra, Kepler-62 e e Kepler-62 f.

Uno studio degli astronomi del Caltech, sempre di gennaio, ha formulato una nuova stima dei pianeti presenti nella Via Lattea, portandola un valore compreso tra 100 e 400 miliardi.[101][102] Lo studio è basato sul sistema di Kepler-32, e suggerisce che i sistemi multipli potrebbero essere la norma nella nostra galassia.

Pubblicazione dei dati

Il team della missione ha originalmente promesso di rilasciare i dati entro un anno dalle osservazioni,[103] ma tale piano è stato cambiato dopo il lancio, portando fino a tre anni il tempo prima del rilascio al pubblico dopo le osservazioni.[104] Ciò ha portato a non poche critiche,[105][106][107][108][109] facendo sì che il team di Kepler rilasciasse i dati del terzo quarto un anno e nove mesi dopo la raccolta.[110] I dati fino al settembre 2010 (i quarti 4, 5 e 6) sono stati rilasciati a gennaio del 2012.[111]

Osservazioni successive da parte di altri

Periodicamente il team della missione Kepler rilascia una lista di candidati planetari (Kepler Objects of Interest o KOI) al pubblico. Da queste informazioni team di astronomi nel mondo possono eseguire le misure di velocità radiali necessarie per la conferma dei pianeti, come è avvenuto per gli oggetti da Kepler-39 a Kepler-45. Per esempio Kepler-40, prima KOI-428, è stato confermato con i dati spettrometrici ottenuti dallo spettrografo échelle di SOPHIE nel 2010,[112] mentre nel 2011 è stata la volta di Kepler-39, o KOI-423.[113]

Partecipazione del pubblico

Dal dicembre 2010 i dati pubblici di Kepler sono stati utilizzati dal progetto Zooniverse "Planethunters.org", il quale permette a dei volontari di cercare tra le curve di luce di Kepler il segnale di pianeti transitanti che potrebbero essere sfuggiti agli algoritmi automatici di rilevamento.[114]

A giugno 2011 gli utenti avevano identificato 69 candidati potenziali che erano sfuggiti agli scienziati del team della missione.[115] Il team pianifica di riconoscere pubblicamente il merito degli amatori che scoprono tali pianeti.

Nel gennaio 2012 il programma della BBC "Stargazing Live" ha trasmesso un appello pubblico per invitare volontari ad entrare nella ricerca effettuata da Planethunters.org. Ciò ha portato alla scoperta di un pianeta nettuniano da parte di due amatori.[116] Altri 100.000 volontari sono entrati nel progetto entro la fine di gennaio, analizzando più di un milione di immagini di Kepler.[117]

Kepler Input Catalog

Il Kepler Input Catalog (o KIC) è un database pubblico di circa 13,2 milioni di stelle, utilizzato per il Programma "Kepler Spectral Classification" e per la missione stessa.[118][119] Il catalogo non è utilizzato per ricercare gli obiettivi di Kepler, in quanto solo una parte delle stelle che elenca (circa un terzo) può essere effettivamente osservata dal telescopio.[118]

Stato della missione

Nell'aprile del 2012 un pannello indipendente di scienziati della NASA ha raccomandato che la missione fosse continuata fino al 2016. In base alla loro relazione le osservazioni di Kepler dovrebbero continuare almeno fino al 2015, per garantire il raggiungimento degli obiettivi scientifici di base.[120] Il 14 novembre 2012 la NASA ha annunciato il completamento della missione primaria di Kepler e l'inizio della missione estesa, che potrebbe prolungarsi fino a 4 anni.[121]

Voci correlate

Note

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  3. 3,0 3,1 Template:Cita web
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  5. Template:Cita web – click the itinerary builder to get to the abstract of "Kepler Planet Detection Mission: Introduction and First Results".
  6. "Exoplanets Coming & Going Everywhere pt1". Ustream.tv. 7 gennaio 2013. Consultato 8 gennaio 2013.
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  74. Template:Cita pubblicazione A pagina 18 in particolare l'articolo afferma che i modelli relativi alla formazione dei sistemi planetari per cattura implicano che all'incirca l'1% delle stelle avrà pianeti.
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  103. Template:Cita web Questa FAQ pubblicata da Kepler afferma: "I dati per ciascuno dei periodi di osservazioni da tre mesi saranno resi pubblici entro un anno dalla fine del periodo d'osservazione stesso".
  104. Template:Cita web In questa pianificazione i dati dal quarto che finiva a giugno 2010 erano previsti essere rilasciati a giugno 2013.
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Collegamenti esterni

Cataloghi e database di pianeti extrasolari

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