Resurrezione
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La risurrezione o resurrezione[1] è il ritorno alla vita dopo la morte con una analogia al risveglio dopo il sonno.
Nella concezione di molte religioni, è possibile ritornare in vita dopo la morte ed al proposito vengono formulate varie previsioni di modalità a seconda che:
- la nuova vita faccia rifiorire le medesime spoglie terrene del defunto (e si parla di risurrezione vera e propria)
- lo spirito del defunto ritrovi la vita terrena nel corpo di un altro essere vivente (e si parla invece di reincarnazione, per lo più con riferimento alla rinascita nelle carni di un essere di specie o genere differente)
- lo spirito del defunto sia dopo la morte ammesso a vivere una vita di puro spirito
- rinascano dopo la morte sia lo spirito che il corpo del defunto (in tal caso con tempi differenti).
In queste due ultime accezioni la risurrezione viene indicata come il passaggio dal tempo finito, proprio dell'esperienza umana, all'eternità spirituale (vita eterna).
Ciò che pare comune a tutte le religioni che prevedono la reviviscenza o quantomeno la non-estinzione dell'anima del defunto, cioè del complesso della sua spiritualità è il concetto di "rinascita" o di "ri-sorgere" (da cui deriva il termine). Si presuppone la fine della vita terrena dopo la quale la persona (riappropriandosi o meno di un corpo) inizia un'esperienza nuova, nascendo di nuovo.
In ufologia alcuni ipotizzano che la resurrezione in carne ed ossa degli uomini da parte di Dio sia possibile, in quanto secondo la moderna teoria fisica del paradigma olografico la realtà sarebbe un'immensa simulazione digitale (ove i bit sarebbero cubi di lato lungo la lunghezza di Planck e il tempo avanzerebbe a scatti lunghi il tempo di Planck). Essendo la realtà una simulazione simile a un gioco per computer, Dio (colui che controlla la simulazione) può calcolare i "punti" degli omini (in flusso, istantaneamente da parte del sistema, con risultato fissato alla morte) e, avendo memorizzato tutti i dati fisici della persona fino al livello di dettaglio delle lunghezze di Planck, può benissimo "schiacciando un tasto" far "risorgere" (scientificamente si potrebbe dire ri-materializzare) le persone morte nel giudizio particolare dopo il giorno del Giudizio. Poi, una volta ri-create le persone, le può mandare (sempre "schiacciando un tasto") in paradiso (forse in sesta dimensione) se i punti di bene sono stati sufficienti, o all'inferno se i punti sono stati insufficienti. Per gli orientali queste rinascite accadrebbero immediatamente dopo la morte (e non nel lontano giorno futuro del giudizio particolare) e la gente si reincarnerebbe meglio se i punti erano sufficienti e peggio se insufficienti. Però per gli indùisti nessuno può ricordare le proprie vite precedenti (quindi ci si può chiedere dov'è il premio o la punizione). Il senso potrebbe essere che anche se non ricordi le vite precedenti, l'anima inconscia registra comunque le lezioni apprese e sono quelle che contano (in quanto di vita in vita le lezioni apprese modificano il carattere).
Antico Egitto
Per gli antichi Egizi la vita dopo la morte era la sola duratura e la morte era solo un passaggio a tale vita. Il corpo veniva imbalsamato per preservarlo dalla corruzione e rimaneva nella tomba.
Infatti solo se il corpo era intatto il “Ka”, la forza vitale dell'uomo ed il “Ba”, l'anima potevano andare nel Paese dei Morti. Questo Regno è simile al nostro ed è diviso in dodici regioni governate da altrettanti Dei. Al suo arrivo l'anima, condotta da Anubi o da Horus, è giudicata in presenza di Osiride, il cuore del defunto viene pesato e viene deciso dove l'anima debba andare.
Per rendere confortabile la vita in questo Regno i defunti dovevano portarsi appresso servitori e cibo. Ciò era possibile lasciando simbolicamente nella tomba statuette di servitori che esercitavano i vari mestieri e vivande di vario tipo.
La possibilità di questo tipo di sopravvivenza era aperta a tutti ma solo chi possedeva abbastanza danaro per permettersi una tomba ed una imbalsamazione vi aveva realmente accesso, per gli altri c'era l'annullamento.
Zoroastrismo
Prevede la risurrezione corporea dei morti per un Giudizio Finale di Dio su Bene (Ahura Mazda) e Male (Angra Mainyu) ed il dualismo etico tra Bene e Male, che è alla base di questa religione, si riflette anche sui concetti di Paradiso, Inferno e Giorno del Giudizio.
Dopo la morte, l'anima della persona passa un ponte ("Chinvato Peretu") sul quale le sue buone azioni sono pesate con quelle cattive. Per gli uomini che sono stati giusti durante la vita il ponte appare largo mentre per gli altri sottile come la lama di un coltello. Il risultato decreta la destinazione dell'anima nel Paradiso (“Garotman”) o nell'Inferno (“Il luogo peggiore”).
Dopo 3000 anni dalla morte di Zaratustra apparirà il Salvatore (“Saoschjant”) che distruggerà il Male ed iniziare un Nuovo Mondo imperituro purificato in un bagno di metallo fuso. I morti risorgeranno per vivere in questo Nuovo Mondo ma non è chiaro se anche le anime dei peccatori saranno riscattate.
Mitologia greca
Si conoscono almeno tre miti della classicità che parlano di personaggi risorti da morte.
Pelope, che era stato fatto a pezzi ancora fanciullo dal padre Tantalo che voleva imbandirne le carni agli dei per verificarne l'onniscienza, resuscitò ad opera di Zeus, dopo che questi ne ebbe ricomposto le membra, fatta eccezione per una spalla che nel frattempo era stata mangiata da Demetra, ancora scioccata per la sparizione della figlia: al suo posto vi mise una spalla in avorio.
Le Moire avevano annunciato l'imminente morte del re Admeto a meno che qualcuno non avesse deciso di immolarsi per lui. Alcesti, moglie di Admeto, accettò: la sua anima era già entrata nell' Ade quando Eracle, che era amico di Admeto, affrontò una lotta furiosa con Thanatos che infine fu costretto a riportare in vita la donna.
Reso, il giovane re trace alleato di Priamo nella guerra di Troia, era stato ucciso nel sonno da Diomede, entrato furtivamente di notte nella sua tenda: la Musa Euterpe, che era sua madre, pregò Ade e Persefone di resuscitarlo: essi acconsentirono e gli dettero anche l'immortalità, ma lo obbligarono al soggiorno perpetuo in un luogo sotterraneo misterioso.
Un altro personaggio fatto resuscitare dagli dei inferi fu Protesilao (la prima vittima achea a Troia), ma solo per poche ore.
Il mito platonico di Er
Er è una figura inventata da Platone per l'elaborazione di uno dei suoi miti, chiamati appunto platonici: protagonista è un soldato caduto in battaglia, di nome appunto Er, e resuscitato mentre il suo corpo sta per essere bruciato sulla pira. Richiamato in vita per volere divino, Er ha anche potuto conservare la memoria per non aver bevuto l'acqua del fiume Lete, a cui si dissetano invece tutte quelle anime che optano per la reincarnazione, poiché devono cancellare ogni ricordo della vita precedente prima di prendere possesso di un nuovo corpo.
Ellenismo
A seguito della conquista di Alessandro Magno la cultura e la filosofia greche si espansero in Oriente e più tardi vennero anche raccolte dagli strati colti romani.
Le espressioni greche per risorgere o risvegliarsi vennero usate per indicare un prolungarsi dopo la morte di una vita dell'anima condannata però a vagare in un mondo di ombre. Non c'era ricompensa per il bene o il male fatto ma solo una terribile pena per la perdita della vita. Questo mondo aveva come re/dio Ade e questo era anche il nome del luogo. I nomi romani erano Plutone per il dio e Inferi o Averno per il posto.
Le Religioni misteriche celebravano il ritmo ciclico vita-morte-rinascita delle forze della Natura. Attraverso vari stadi di iniziazione gli adepti pervengono alla visione beatifica della divinità. Tuttavia queste religioni non sottintendevano una vera e propria liberazione dalla morte ma piuttosto il continuo rinascere di una nuova vita dopo la morte.
Anche la tradizione dei Cinici (derivante da Diogene di Sinope) che lega elementi di filosofia Socratica (Stoicismo) a elementi della mitologia greca in particolare il semidio Eracle, è legata a culti misterici che celebrano la morte e la risurrezione.
La tradizione del Tanakh
Il Tanakh si divide in tre parti, Torah o Pentateuco, Nevi'im o Profeti e Ketuvim o Agiografi.
La credenza in una risurrezione di uno o tutti i morti compare molto raramente nel Tanakh e comunque in libri tardivi. Nei tempi più antichi (Torah) valeva la convinzione che gli uomini (Israeliti) che avessero seguito i comandamenti fossero ricompensati con una lunga vita terrena e con la possibilità di essere sepolti dopo la morte accanto ai loro antenati.[2]
Nella Tanakh ci sono alcuni episodi in cui alcuni profeti come Elia e Eliseo compiono risurrezioni singole che sono simili a quelle che poi nel Nuovo Testamento compirà Gesù.[3]
L'idea di una nuova vita estesa a tutti (gli Israeliti) compare per la prima volta nel Nevi'im, (Profeti) in Osea[4] 6,1-3:
- 2 Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza.
Nel libro del profeta Ezechiele, risalente all'Esilio babilonese (586-539 a.C.), si parla della sua visione delle ossa dei morti e del potere di Dio di farli risorgere e di vuotare i sepolcri.[5]
Non è assurdo ipotizzare che gli Israeliti durante il periodo Babilonese, durato il tempo di una generazione, vennero a contatto con le religioni orientali delle popolazioni presso cui dimoravano (Impero Babilonese) ed in particolare con lo Zoroastrismo.
Concetti analoghi sono espressi nella cosiddetta Apocalisse di Isaia (Isaia 26,19) datata a dopo l'esilio: i morti risorgeranno e i loro corpi saranno svegliati.
In questi esempi la concezione della Risurrezione è relativa ad una azione divina sul suo Popolo Eletto: il superamento della morte è una parte della salvezza promessa da Dio al suo popolo.
Anche nel libro del profeta Giobbe, risalente forse all'inizio del V secolo a.C., si esprime la sua fede nella risurrezione.[6]
Nel secondo libro dei Maccabei 2 Mac (2Mac 7), che risale al II secolo a.C. e che viene chiamato Deuterocanonico in quanto non accettato dagli ebrei nel loro canone, si riporta il lungo racconto del martirio dei sette fratelli, sorretti moralmente e spiritualmente dalla fede della madre. Nelle parole dei giovani e della madre si scorge chiaramente la dottrina della risurrezione, che sarà per la vita o per il tormento secondo le opere di ciascuno.
Alla fine del I secolo a.C., intorno al 20 a.C., era ancora ribadito il concetto della morte e resurrezione dopo tre giorni di un messia, Efraim figlio di Giuseppe, per volere dell'angelo Gabriele.[7]
Nella concezione giudaica l'anima dopo la morte entra nello Sheol un mondo di nulla e di vuoto fino a che non è da questo risvegliato. Il concetto di Sheol va anch'esso modificandosi col tempo. Nel I secolo erano in contrasto le posizioni dei Farisei che seguivano anche una tradizione orale e quelle dei Sadducei che erano sostenitori di una rigida adesione alla Torah, in cui il concetto di risurrezione è assente. Per i Farisei invece erano presenti concetti di angeli, demoni e risurrezione; lo Sheol non è più un luogo di vuoto ma un luogo di attesa della risurrezione. Dopo la morte i giusti vengono portati dagli angeli nel "seno di Abramo", mentre gli empi soffrono il fuoco della Geenna. Questi concetti appaiono chiaramente nella Parabola di Lazzaro e il ricco Epulone.[8]
Cristianesimo
Dai tempi di Omero il termine greco thànatos aveva il significato di passaggio alla condizione di morte. Altri vocaboli indicavano il sonno (hypnos, kathéudo, koimàomai); ciò che era inanimato e senza vita (nekròs), il compimento naturale dell'esistenza (teleutào) e l'interruzione violenta (apoktéino). Nel Nuovo Testamento quest'ultimo termine è usato da Erode nei confronti di San Giovanni Battista (Matteo 14,5), riguardo agli operai della vigna (Matteo 23,37), nelle profezie della Passione (Marco 8,31; 9,31; 10,34), mentre San Paolo ricorda che mediante la morte di Cristo viene uccisa l'inimicizia (Efesini 2,16). Il padre del giovane prodigo invece definisce nekròs il figlio perduto (Luca 15,24:32).
Per i Greci la morte significava semplicemente che non c'era più la vita. Solo gli dei possedevano l'immortalità e le pallide ombre degli uomini dimoravano nel regno di Ade. Per difendersi dall'idea della morte nel mondo antico si seppellivano i corpi presso le strade, oppure si pensava che l'uomo continuasse a vivere nei figli, si esaltava la fine eroica, e si scrivevano lapidi funebri per celebrare la fama del defunto tra i vivi. Anche nel Vecchio Testamento la morte era la fine di tutto e l'uomo ritornava polvere (Genesi 3,19). La morte prematura poteva essere vista come punizione del Signore per la colpa dell'uomo; oppure Dio poteva punire una persona per salvare una comunità o la stessa comunità uccidere alcuni componenti per scongiurare il severo giudizio di Dio sul popolo.
Il superamento della morte nel Nuovo Testamento
La speranza del superamento della morte o risurrezione è formulata per la prima volta nella Bibbia in Isaia (Isaia 26,19) e in Daniele (Daniele 12,2). Secondo i profeti, per chi vive nel presente e per le generazioni passate, la morte può essere superata grazie a un atto divino della nuova creazione. Il Regno di Dio giungerà alla fine dei tempi, quando il peccato sarà vinto e la morte privata del suo dominio.
Nei Vangeli le parole in greco che indicano la risurrezione dai morti sono anastaseos nekron, con un significato assai più forte di quello della lingua italiana. In greco è il rialzarsi da coloro che sono morti; ed è un'immagine assai vivida, poiché i morti sono i cadaveri, dai quali esce il nuovo corpo dato dall'anima. Tale vivacità di espressione si trova nell'evangelista Marco 9,9:10: nella trasfigurazione Gesù ammonisce Pietro, Giacomo e Giovanni - che non comprendono - su come ex nekron anaste, su come sarebbe risorto da quelli che sono morti.
In San Paolo, la morte e il prezzo del peccato (Romani 6,23) e Satana ha il potere sulla morte (Ebrei 2,14) anche se è solo Dio che salva, condanna, dà vita ai morti e chiama all'esistenza anche ciò che non esiste. Cristo resuscita per la nostra giustificazione (Romani 4,25) e morire con Cristo è morire al mondo, e alle potenze del mondo che rendono schiavi (Colossesi 2,20). Il Salvatore ha fatto diventare l'uomo nuova creatura e gli ha donato nuova vita.
Per il Cristianesimo nella sua più alta espressione la morte di Gesù non è stata quella di un grande uomo o di un martire, di un sobillatore o di un innocente buono, ma l'evento della salvezza unico e fondamentale. Il concetto di morte è motivo pertanto di costante riflessione: Non avere paura, abbi solo fede – scrive l'evangelista Marco (Marco 5,36).
Nei primi tempi del Cristianesimo fu ripresa e rafforzata la tradizione farisaica sulla risurrezione (basti pensare all'importanza del tema delle Risurrezione di Gesù come fondamento della fede e del "primo annuncio cristiano", o kerigma) anche se il problema dello Sheol e cioè del destino delle anime dei giusti dopo la morte corporale, non fu inizialmente molto sviluppato. Probabilmente ciò avvenne anche in conseguenza della fede nella seconda venuta di Cristo, o Parusia, che si riteneva dovesse essere imminente.
Sono indicazioni di questa tradizione il racconto della risurrezione di Lazzaro di Betania (Giovanni 11,1-46), risvegliato dal sonno della morte così come le altre risurrezioni operate da Gesù nonché vari passi dei Vangeli ad esempio Matteo 13,49-50.
Anche Paolo oltre che a professare la fede nella risurrezione terrena di Gesù annuncia la sua fede in una futura risurrezione dei morti (Atti 24,15).
nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti.
Al proposito si veda anche per esempio 1 Tessalonicesi 4,16. Anche l'Apocalisse, in vari passaggi, si parla dell'argomento Apocalisse 1,18, Apocalisse 20,13-14, Apocalisse 6,8.
Tuttavia, già nei tempi apostolici (le lettere di Paolo ai Tessalonicesi ne sono un esempio), mentre si prendeva coscienza che la Parusia sarebbe avvenuta in tempi non immediati, si rendeva necessario chiarire il destino dopo la morte dei Battezzati, dei Martiri, così come dei santi e della Vergine Maria, il cui culto si diffuse enormemente già nei primi secoli. Dal Nuovo Testamento e dalla Tradizione cristiana si comprese perciò che le anime di coloro che avessero meritato la Salvezza salissero in Paradiso (corrispondente al "seno di Abramo" del Vangelo e della tradizione ebraica), eventualmente dopo un periodo di purificazione successivo alla morte, ed a tale proprosito venivano offerte le preghiere di intercessione per i defunti (vedi evoluzione della concezione del Purgatorio nella Chiesa Cattolica e la tradizione greco-ortodossa della preghiera particolarmente intensa nei tre giorni successivi alla morte). Cristo, al suo ritorno alla fine dei tempi, avrebbe poi pronunciato il Giudizio Universale, seguito poi dalla risurrezione della "carne" (cioè dei corpi, trasfigurati a somiglianza di quello di Gesù dopo la risurrezione) o dei morti, come si dice, rispettivamente, nel simbolo degli apostoli ed i quello niceno-costantinopolitano, sia dei giusti che degli ingiusti, i primi per la vita eterna nel Regno di Dio sulla terra, gli altri per una risurrezione di condanna.
Gnosticismo
Lo Gnosticismo è una dottrina religiosa che fiorì nel II secolo e che trova nel diacono Valentino uno dei suoi maggiori esponenti.
Gli gnostici valentiniani cercarono di risolvere l'eterno dilemma che si presenta a chi pensa a un mondo creato: se il mondo è stato creato da un Dio, da dove viene il male? Se Egli non ha creato il male come lo si può considerare unico Creatore delle cose?
Per risolvere questo problema gli gnostici elaborarono una cosmogonia secondo la quale all'inizio di tutte le cose esisteva l'Essere Primo, Bythos, che dopo ere di silenzio e di contemplazione, tramite un processo di emanazione, diede vita al Pleroma (mondo divino), formato da 30 Eoni raggruppati in coppie maschili e femminili. Al vertice di questi Eoni si pone la coppia Abisso e Silenzio (quest'ultimo elemento femminile), coppia da cui nacquero per emanazione tutta una serie di Eoni in una sequenza di potenza sempre inferiore. L'ultima di queste coppie fu quella formata da Sophia e Cristo. L'Eone Demiurgo, spinto a sua insaputa dal'Eone Sophia crea l'aspetto materiale delle cose e anche l'uomo mentre questa, a sua volta, è spinta nella creazione dall'Eone Gesù. Dal Demiurgo nacquero anche il diavolo (detto Kosmokrator) e la sua corte di angeli malvagi.
La Rivelazione di Dio tramite l'Eone Gesù pulisce il cuore corrotto dell'uomo e gli rivela la scintilla divina che è presente in lui e che è "estranea" al mondo materiale. È allora possibile la salvezza che consiste nel ritorno dell'elemento pneumatico dell'uomo al Pleroma ove esso resterà assieme agli angeli che circondano il Salvatore. Questa Salvezza si ottiene con la fede e con le buone azioni.
Manicheismo
Mani, che visse nel III secolo, è il fondatore di una religione basata sul sincretismo tra cristianesimo, buddismo, mazdeismo e gnosticismo di stampo valentiniano. La religione creata dal filosofo persiano Mani si configurava come religione di pura ragione in contrasto con la credulità cristiana: spiegava l'origine, la composizione, ed il futuro dell'universo e disprezzava il cristianesimo perché era pieno di dogmi.
Riguardo alla vita dopo la morte, il manicheismo parlava di tre destini differenziati per i Perfetti, gli Uditori, ed i Peccatori (non-Manichei). Le anime dei primi dopo la morte, sarebbero state ricevute da Gesù, e, purificate dal sole, dalla luna, e dalla stelle le loro particelle di luce, liberate, sarebbero salite al Primo Uomo e formate in divinità minori, che avrebbero circondato la sua persona.
Il fato degli Uditori sarebbe stato, in ultima analisi, lo stesso di quello dei Perfetti, ma avrebbero dovuto passare attraverso un lungo purgatorio prima di arrivare alla beatitudine eterna. I peccatori, invece, avrebbero dovuto vagare tra i tormenti e l'angoscia, circondati dai demoni e condannati dagli angeli, fino alla fine del mondo, quando saranno gettati anima e corpo all'inferno.
Catarismo
Il Catarismo degli Albigesi è un movimento religioso sviluppatosi tra il XII ed il XIV secolo soprattutto nel sud della Francia.
Il Dualismo rappresenta l'elemento più importante della Teologia Catara: il mondo materiale è visto come il Male mentre il Bene può essere trovato solo in cielo vicino a Dio. La vita dei Catari è perciò tesa a portare il Bene dell'Uomo (l'anima), concepita come una scintilla divina, fuori dal mondo cattivo, verso il Cielo, realizzandone così la liberazione.
Questo processo di liberazione avveniva per gradi a seconda delle capacità di ogni individuo. I Catari accettavano l'idea della reincarnazione per cui coloro che non riuscivano a realizzare la liberazione durante il presente viaggio mortale sarebbero ritornati un'altra volta per continuare la battaglia verso la Perfezione. La reincarnazione non era quindi né necessaria né desiderabile ma solo legata al fatto che non tutti gli esseri umani sono capaci di rompere le catene della materia in una sola vita. Il destino finale di ogni anima è quindi il ritorno, dopo lungo cammino, al Bene, cioè Dio.
Queste convinzioni spiegano la facilità con cui i Catari, perseguitati dalle Crociate Albigesi, entravano spontaneamente nei roghi preparati e accesi e si lasciavano bruciare cantando.
Medioevo
Nel mondo cristiano le convinzioni sulla morte e sulla risurrezione si mantennero più o meno uguali fino al Trecento quando esse furono scosse dalle affermazioni di papa Giovanni XXII (agosto 1316, dicembre 1334). Questo Papa contraddistinse il suo Pontificato per uno smodato uso del perdono impartito dietro pagamento a peccatori e anime in Purgatorio, per le sanguinose guerre condotte e per una bolla, Cum inter nonnullus, in cui condannava come eretica la povertà dei Francescani.
Contrariamente alla concezione teologica allora comune Giovanni XXII sostenne l'opinione che le anime dei defunti dimoranti "sotto l'altare di Dio" (Apocalisse 6,9) avessero solo la visione della natura umana di Cristo e venissero ammesse alla piena beatitudine unicamente dopo il Giudizio Universale. Egli presentò questa sua concezione soprattutto in tre omelie: il 1º novembre e il 15 dicembre 1331 e il 5 gennaio 1332. Nella terza omelia affermò che sia i demoni che gli uomini riprovati andranno al castigo eterno dell'Inferno solo dopo il Giudizio Universale. Per avvalorare la sua concezione Giovanni XXII redasse nell'anno 1333 anche una dissertazione.
Il re Filippo VI di Francia fece fare un esame dall'Inquisizione. L'esame iniziò il 19 dicembre 1333. Da parte sua anche il Papa convocò una commissione di cardinali e di teologi, che il 3 gen. 1334 in concistoro lo indusse a dichiarare che avrebbe revocato la sua concezione, se essa fosse trovata in contrapposizione alla comune dottrina della chiesa.
Morì il 4 dicembre 1334 ma con una bolla (la Ne super his) datata 3 dicembre 1334 ed emanata dal suo successore papa Benedetto XII ritrattò la sua dottrina. Oggi la Chiesa Cattolica ritiene che Giovanni XXII parlò esprimendo una opinione personale e non ex cathedra.
Il nuovo papa Benedetto XII pubblicò nel 1336 una Costituzione Apostolica la Benedictus Deus in cui fissò i principi di fede ancora oggi validi.
In particolare da allora la Chiesa Cattolica afferma che l'anima dopo la morte passa attraverso un Giudizio Particolare e poi sale subito in Paradiso per godere della comunanza con Dio o scende all'Inferno o eventualmente al Purgatorio.
Per quanto riguarda il Giudizio Finale (Giudizio Universale) si cita di seguito il Catechismo della Chiesa Cattolica:
Davanti a Cristo che è la Verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo con Dio [cf. Gv 12,49]. Il Giudizio finale manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena. CCC 1039
Chiese della Riforma
La posizione delle chiese Protestanti ed dei vari movimenti dell'Evangelismo è sostanzialmente allineata alla visione del Cristianesimo del primo secolo. La risurrezione avviene al momento del Giudizio Universale e il periodo tra la morte e la risurrezione è trascorso nello Sheol. Con un paragone alla liberazione degli Israeliti dalla schiavitù in Egitto si parla piuttosto di una risurrezione in questa vita quando si scopre e si aderisce alla fede in Cristo.
Testimoni di Geova
I Testimoni di Geova credono che il loro movimento professi il ripristinato cristianesimo del primo secolo. Credono nella resurrezione e in una futura ricompensa per i giusti che distinguono in due categorie: i 144.000 prescelti (il piccolo gregge) che regneranno in Cielo assieme a Cristo dopo una risurrezione spirituale senza un corpo carnale, ma con uno spirituale. E tutti gli altri servitori di Dio che vivranno in eterno con un nuovo corpo (nel caso dei risorti), su una terra trasformata in Paradiso. Non credono all'immortalità dell'anima, né all'esistenza di Inferno e Purgatorio. I non giusti risorgeranno nel Paradiso ripristinato ma saranno soggetti alla seconda morte, se non seguiranno le norme di Dio, e quindi per loro la morte significherà l'annullamento.
Islam
Secondo la fede islamica, l'umanità è destinata alla morte ma, nel momento del Giorno del Giudizio (Yawm al-dīn), Allah farà suonare dai suoi angeli le Trombe[9] del Giudizio, che provocheranno l'annichilimento di ogni essere. Un secondo suono di Tromba[10] farà risuscitare tutti gli uomini, nessuno escluso, in corpo, anima e spirito, perché siano giudicati e, a seconda dei casi, premiati col Paradiso o condannati all'Inferno.
Il Giorno del Giudizio è per questo chiamato anche Yawm al-qiyāma (Giorno delle risurrezione).
Religioni orientali
In alcune religioni orientali, la risurrezione prende talora la forma della reincarnazione, talché i relativi dogmi identificano in ogni essere vivente (dalla formica all'elefante, tanto per citare esempi confortati da nota letteratura) il portatore dello spirito o dell'anima di un trapassato.
Altre dottrine
Il concetto di risurrezione è proprio anche di dottrine e culti non tradizionalmente considerati religiosi (ad esempio nello spiritismo, di controversa accostabilità) o non peculiarmente legati ad una religione, ed è nei suoi rudimenti molto antico, quasi primordiale, intimamente connesso alla commemorazione o al vero e proprio culto dei morti (culto degli antenati), che sono in qualche forma presenti in tutte le civilizzazioni arcaiche e che comunque sottendono una credenza di persistenza, o meglio di sopravvivenza degli spiriti.
Nella cultura popolare
Scene di risurrezione sono presenti nei seguenti film:
- Ordet (Dreyer, 1955)
- Abyss (Cameron, 1989)
- Stargate (Ronald Emmerich, 1994)
- Matrix (Fratelli Wachowsky, 1999)
- Matrix Reloaded (Fratelli Wachowsky, 2003)
- Elektra (Bowman, 2005)
Note
- ↑ Dizionario d'Ortografia e di Pronunzia
- ↑ Genesi Template:Passo biblico.
- ↑ 1 Re Template:Passo biblico, 2 Re Template:Passo biblico e 2 Re Template:Passo biblico. Elia fu un profeta attivo durante il regno di Achab, sovrano del Regno di Israele circa dal 875 al 852 a.C., Eliseo è il profeta suo successore.
- ↑ Osea fu un profeta attivo circa negli anni 760-750 a.C. Profetizzò la caduta del Regno di Israele e il mantenimento del Regno di Giuda.
- ↑ Ezechiele Template:Passo biblico.
- ↑ Giobbe Template:Passo biblico.
- ↑ Ada Yardeni e Binyamin Elitzur, "A First-Century BCE Prophetic Text Written on a Stone, First Publication", Cathedra, vol. 123, 2007.
- ↑ Luca Template:Passo biblico.
- ↑ Corano, LXXIV:8.
- ↑ Corano, LXXIX:6-7.
Bibliografia
- George Ricker Berry. The Interlinear Greek-English New Testament, with Lexicon and Synonyms, Chicago 1976.
- Dizionario dei concetti biblici nel Nuovo Testamento, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1976.