Diluvio universale

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===Interpretazione allegorica===
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Secondo altri studiosi (come [[Giorgio de Santillana]] ed [[Hertha von Dechend]]), il diluvio sarebbe invece un'allegoria dietro cui si adombrano in realtà simbologie proprie di un'astronomia primitiva relative ai mutamenti di posizione delle costellazioni osservati generazione dopo generazione per millenni. Questi miti, collegati con i ritmi stagionali e i tempi dell'agricoltura arcaica, sono connessi alle tecnologie agricole.
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Secondo altri studiosi (come Giorgio de Santillana ed Hertha von Dechend), il diluvio sarebbe invece un'allegoria dietro cui si adombrano in realtà simbologie proprie di un'astronomia primitiva relative ai mutamenti di posizione delle costellazioni osservati generazione dopo generazione per millenni. Questi miti, collegati con i ritmi stagionali e i tempi dell'agricoltura arcaica, sono connessi alle tecnologie agricole.
<!--#che gli Indoeuropei certamente possedevano. In ogni caso, non è comprovata alcuna connessione causale diretta fra le inondazioni postglaciali e le migrazioni indoeuropee.-->
<!--#che gli Indoeuropei certamente possedevano. In ogni caso, non è comprovata alcuna connessione causale diretta fra le inondazioni postglaciali e le migrazioni indoeuropee.-->

Versione delle 12:51, 26 mar 2009

Il diluvio universale, o semplicemente il diluvio, è un evento, oggi generalmente creduto mitico, in cui una divinità provocò un'inondazione di gigantesche proporzioni, che distrusse tutte o quasi le civiltà presenti all'epoca come punizione divina.

Il racconto di una "grande inondazione" che devastò le antiche civiltà e distrusse l'umanità è diffuso in molteplici culture. Le storie di Noè e la sua arca nella Genesi (6,1-9,17), Deucalione e Pirra [1] nella mitologia greca, Matsya nei Purana dell'Induismo e Utnapishtim nell'epopea di Gilgamesh sono tra le più conosciute versioni di questi miti. Si suppone che il racconto originale del diluvio sarebbe sumerico (in cui è ricordato come la Grande inondazione) e ricorderebbe un evento storico realmente accaduto nella Mesopotamia meridionale: forse una grande inondazione che sommerse la città di Ur e i cui sedimenti sono stati rilevati negli scavi archeologici. Dal racconto sumerico deriverebbe quello babilonese di Utnapishtim e gli altri indo-europei. La derivazione del mito diluviano da leggende sumeriche lascia aperto, però, il problema della derivazione dei miti analoghi presenti in civiltà antiche quali i Maya, gli Inca, o gli Indiani d'America, quindi civiltà impossibilitate a comunicare con culture indo-europee dall'epoca sumerica fino al 1492 o, quantomeno, fino alla scoperta Vichinga del continente Americano.

Il diluvio in un'illustrazione di Gustave Doré.


Indice

I miti del Diluvio

Non c'è da stupirsi se i miti biblici e quelli sumeri concordano in maniera quasi perfetta sul Diluvio e sulla collera divina. C'è da calcolare infatti, che gran parte della narrazione biblica, deriva abbondantemente da leggende Babilonesi, a loro volta debitrici dai miti sumeri. Apprendiamo dalla Bibbia, e in modo particolare nella Genesi (Genesi 6,1-11,32), che Dio, per punire la crescente malvagità umana sulla Terra, decise di manifestare una terribile inondazione, che avrebbe sommerso l'intero mondo conosciuto. Ma la "bontà" del signore risparmiò un solo uomo, Noè, e la sua famiglia, dando loro il progetto di un'immensa arca che avrebbe tratto in salvo loro e una coppia di ogni specie animale presente sulla Terra. Così facendo, Noè navigò su di un mondo sommerso dalla acque e dalla pioggia per quaranta giorni e quaranta notti, passati i quali, si ebbero 150 giorni in cui le acque del mare si abbassarono e la pioggia cessò. Il diluvio aveva spazzato dalla faccia della Terra uomini e bestie, sia del suolo, sia del cielo. Il diciassette del settimo mese l'arca si fermo sulle montagne dell'Ararat. Noè attese ancora che l'acqua si abbassasse, e ancora quaranta giorni e quaranta notti, durante i quali potè finalmente veder affiorire dall'acqua le vette dei monti. Dopo questa attese, egli spedì fuori il Corvo, per constatare se le acque si erano realmente ritirate, e dopo di lui la Colomba, che, alla sera, tornò con un rametto d'ulivo nel becco. Speculare è, come si diceva, il racconto babilonese tratto dall'epopea di Gilgamesh (a sua volta tratto dai racconti sumeri). In questo racconto il dio Enlil, furioso per le malefatte degli uomini, decide di punirli manifestando un immenso diluvio. Ma il dio Enki, che aveva partecipato alla creazione dell'uomo, e per il quale provava simpatia, decise di avvertire un uomo dell'accaduto e di concedergli la salvezza, sua e di una coppia di ogni animale vivente. Il prescelto fu il re Atraḫasis, sovrano di Shuruppak che, con la moglie, preparò un'immensa arca per salvarsi dal diluvio. Alla fine di questa peripezia, entrambi acquisirono l'immortalità. Vi sono però, anche altri racconti mitologici degni di nota, che parlano di un immenso diluvio. Secondo il racconto riportato nella Lista dei re Sumeri la sovranità fu fondata nella città di Eridu e passò poi da Bad-tibira a Larak, poi Sippar, Shuruppak e Kish. Ziusudra l'ultimo re di Shuruppak, Utnapishtim subisce il diluvio, preavvisato dagli dei, poi il re Etana di Kish fonda la prima dinastia dopo il diluvio nella città di Kish.

Interpretazioni dei racconti sul Diluvio

Fine della glaciazione

Alcuni hanno suggerito che si possa trattare di eventi eccezionali legati allo scioglimento dei ghiacci o all'innalzamento del livello del mare al termine dell'ultima glaciazione (ipotesi del fisico Vittorio Castellani). In particolare per l'area mesopotamica è stato recentemente ipotizzata una inondazione preistorica del Mar Nero (ipotesi di Ryan-Pitman). Questa teoria è stata sostenuta anche dal noto giornalista e scrittore Graham Hancock, le cui tesi, anche se supportate da indizi precisi e circostanziati, sono considerate da molti studiosi ricadere nel campo della fantarcheologia.

Interpretazione allegorica

Secondo altri studiosi (come Giorgio de Santillana ed Hertha von Dechend), il diluvio sarebbe invece un'allegoria dietro cui si adombrano in realtà simbologie proprie di un'astronomia primitiva relative ai mutamenti di posizione delle costellazioni osservati generazione dopo generazione per millenni. Questi miti, collegati con i ritmi stagionali e i tempi dell'agricoltura arcaica, sono connessi alle tecnologie agricole.

Voci correlate

Note

1^ Igino Astronomo, Fabulae, 153

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