Lingua cinese antica

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L<nowiki>'</nowiki>'''antico cinese''' ([[cinese semplificato]]: 上古汉语; [[cinese tradizionale]]: 上古漢語; [[pinyin]]: shànggǔ hànyǔ) o '''cinese antico''', o anche ''cinese arcaico'' secondo la definizione del linguista [[Bernhard Karlgren]], si riferisce al [[Lingua cinese|cinese]] parlato dalla [[Dinastia Shang]] ([[Età del bronzo]] cinese, finita nell'XI secolo a.C.), fino a buona parte della prima [[Dinastia Han]] (dal 206 a.C. al 9 d.C.). Ci sono parecchi distinti sottoperiodi all'interno di quel lungo intervallo di tempo. Il termine, in contrapposizione al [[medio cinese]] ed al [[cinese moderno]], si usa di solito nella [[fonologia]] storica cinese, che tenta di ricostruire il modo in cui il cinese antico era pronunciato.
L<nowiki>'</nowiki>'''antico cinese''' ([[cinese semplificato]]: 上古汉语; [[cinese tradizionale]]: 上古漢語; [[pinyin]]: shànggǔ hànyǔ) o '''cinese antico''', o anche ''cinese arcaico'' secondo la definizione del linguista [[Bernhard Karlgren]], si riferisce al [[Lingua cinese|cinese]] parlato dalla [[Dinastia Shang]] ([[Età del bronzo]] cinese, finita nell'XI secolo a.C.), fino a buona parte della prima [[Dinastia Han]] (dal 206 a.C. al 9 d.C.). Ci sono parecchi distinti sottoperiodi all'interno di quel lungo intervallo di tempo. Il termine, in contrapposizione al [[medio cinese]] ed al [[cinese moderno]], si usa di solito nella [[fonologia]] storica cinese, che tenta di ricostruire il modo in cui il cinese antico era pronunciato.

Versione attuale delle 09:12, 28 ago 2020

Dialetti cinesi odierni, per un confronto
I caratteri della scrittura dei sigilli per "persona" e "raccolto" (più tardi "anno"). Una pronuncia ipotizzata per ciascun carattere potrebbe spiegare la rassomiglianza. Si notino le consonanti faringalizzate.

L'antico cinese (cinese semplificato: 上古汉语; cinese tradizionale: 上古漢語; pinyin: shànggǔ hànyǔ) o cinese antico, o anche cinese arcaico secondo la definizione del linguista Bernhard Karlgren, si riferisce al cinese parlato dalla Dinastia Shang (Età del bronzo cinese, finita nell'XI secolo a.C.), fino a buona parte della prima Dinastia Han (dal 206 a.C. al 9 d.C.). Ci sono parecchi distinti sottoperiodi all'interno di quel lungo intervallo di tempo. Il termine, in contrapposizione al medio cinese ed al cinese moderno, si usa di solito nella fonologia storica cinese, che tenta di ricostruire il modo in cui il cinese antico era pronunciato.

Dal momento che l'antico cinese era la lingua parlata quando furono scritte opere classiche come i Dialoghi di Confucio, il Mencio ed il Daodejing, ed era la lingua ufficiale dell'impero uniificato della Dinastia Qin e della duratura Dinastia Han, questo idioima fu preservato per i successivi due millenni sotto forma di cinese classico, uno stile di cinese scritto che imita la grammatica ed il vocabolario dell'antico cinese come vengono presentati in quelle opere. Durante quell'epoca, il cinese classico era la lingua abitualmente utilizzata per fini ufficiali in Cina, Corea, Giappone e Vietnam. Tuttavia, il cinese classico presenta una grande varietà al suo interno, principalmente a seconda del periodo storico preso in considerazione, ed infatti il cinese classico di scrittori più recenti, come pure quello trovato fuori dalla Cina, sarebbe probabilmente difficile da capire per qualcuno dell'era di Confucio.

Indice

Periodizzazione

La più remote prove conosciute della lingua cinese sono le iscrizioni dei cosiddetti ossi oracolari del tardo stato degli Shang, circa 1200 a.C. Nonostante le difficoltà di decifrare queste iscrizioni, non c'è dubbio che la lingua scritta sia una forma primitiva di cinese. Tale lingua è stata chiamata "arcaica" ed il suo uso si estende fino al primissimo periodo Zhou, essendo rinvenuta esclusivamente su iscrizioni di ossi oracolari e vasi di bronzo. Il vocabolario arcaico consiste dalle 3.000 alle 4.000 parole, la maggior parte delle quali sono nomi propri. Grammaticalmente la lingua è assai meno caratterizzata da costruzioni sintattiche palesemente analizzabili del cinese classico ordinario, ed ha assai meno particelle grammaticali.

Nel successivo periodo degli Zhou occidentali, cominciò ad aversi una profusione di testi scritti. La lingua, talvolta chiamata "pre-classica", conservava una concisione di stile e grammatica, ma vi erano notevoli espansioni nel vocabolario specializzato e l'uso occasionale di palesi costruzioni sintattiche.

I quattro secoli dal 600 al 200 a.C. sono stati definiti l'"età d'oro della letteratura e della filosofia del cinese classico". Da questo periodo fu tramandato il "cinese classico", che rimase il modello scritto fino al ventesimo secolo. Opere del periodo, come i Dialoghi di Confucio ed il Mencio sono stati considerati dal periodo Han ai giorni nostri come modelli dello stile in prosa del cinese classico. Le iscrizioni sul bronzo di quest'epoca sono numerose, ma sono superate dal numero dei testi trasmessi, scritti con inchiostro su bambù, strisce di legno e, verso la fine del periodo, su seta.

Fonologia

Dal momento che il cinese è scritto con caratteri logografici, non con lettere, non è facile rintracciare i cambiamenti di suono della lingua nel tempo. I tentativi di ricostruire l'antico cinese hanno quasi sempre proceduto prima dalla ricostruzione del medio cinese con l'uso di dizionari di rima e di tavole di rime delle dinastie Sui, Tang e Song.

Non esistono tavole di rime per il cinese antico, perciò gli studiosi per ricostruire questa lingua hanno dovuto fare affidamento su prove indirette. In particolare, essi fanno notevole affidamento su quei testi in rima anteriori al periodo Qin, principalmente lo Shi Jing, e sul fatto che i caratteri che condividono la stessa componente fonetica, al momento della loro creazione erano omofoni o quasi omofoni. La ricostruzione dei caratteri dell'antico cinese cominciò quando Gu Yanwu della Dinastia Qing divise i suoni della lingua in dieci gruppi di rima (韵部 yunbu). Altri studiosi Qing seguirono le orme di Gu, affinando la divisione. Il sinologo svedese Bernhard Karlgren fu il primo a ricostruire l'antico cinese con l'alfabeto latino (non con l'alfabeto fonetico internazionale).

E. G. Pulleybank ha costruito un quadro ragionevolmente completo delle strutture fonologiche e morfologiche del cinese antico. I valori fonetici ricostruiti per le finali dell'antico cinese si basano sul complesso di distinzioni mediante i gruppi di rima dello Shi Jing, e perciò riflettono una datazione intorno al VI secolo a.C. La ricostruzione delle iniziali, per contro, si basa sull'estrapolazione dalle consonanti ricostruite per le finali abbinata all'ipotesi di Pulleybank che la serie di ventidue segni noti come "tronchi celesti" e "rami terrestri" (ganzhi) rappresenti un repertorio esaustivo e non ripetitivo delle consonanti nella lingua. Il valore fonetico della serie dei ganzhi può essere fatto risalire almeno alle iscrizioni Shang, ca. 1200 a.C.

Vi è un grande dibattito sulla fonologia dell'antico cinese. Oggi si concorda che l'antico cinese avesse gruppi consonantici come *kl- e gl-, che non ricorrono in nessun dialetto cinese moderno. Tuttavia, sulle seguenti questioni la discussione resta ancora aperta:

Scrittura

La scrittura cinese si conosce per la prima volta dalle iscrizioni degli ossi oracolari e dei bronzi Shang rinvenuti ad Anyang, benché vi siano prove che la scrittura possa essere stata fatta anche su strisce di bambù o di legno. La scrittura cinese fu inventata probabilmente molto anteriormente al 1200 a.C., sviluppandosi secondo lo stesso modello che caratterizzò i geroglifici egiziani e la scrittura cuneiforme mesopotamica.[2] Cioè, la scrittura primitiva progredì attraverso tre stadi di sviluppo: (1) lo zodiografico, (2) il polivalente, (3) il determinativo.

Nello stadio zodiografico, la scrittura sorse per la prima volta attraverso un processo di rappresentazione realistica di cose concrete o di azioni o relazioni facilmente raffigurabili.

Lessico

L'opinione tradizionale è che il cinese sia una lingua analitica senza flessione. Tuttavia, a partire dal lavoro pionieristico di Henri Maspero,[3] vi sono stati studiosi che hanno studiato seriamente la morfologia del cinese antico. Sagart (1999) fornisce un riassunto di questi sforzi, ed una lista di parole basata sul suo lavor è disponibile nell'Austronesian Basic Vocabulary Database [1].

Grammatica

La grammatica dell'antico cinese non è identica a quella del cinese classico. Molti usi esistenti nel cinese classico sono assenti nel cinese antico. Ad esempio, la parola 其 () può essere usata come pronome di terza persona (egli/ella/esso/essa/essi/esse) nel cinese classico, ma non nel cinese antico, dove funge da aggettivo possessivo di terza persona (suo/sua/suoi/sue/loro).

Nel cinese antico non c'è copula, essendo la copula 是 (shì) del cinese medio e moderno quasi un dimostrativo ("questo", che equivale a 這 (zhè) in cinese moderno) nel cinese antico.

Prestiti linguistici ed influenze non cinesi

Il cinese antico è stato classificato come parte di una grande famiglia di lingue sino-tibetane. L'ipotesi si basa quasi interamente sul confronto fonetico tra parole del cinese medio o del cinese antico, e parole provenienti da una o più lingue tibeto-birmane, solitamente il tibetano scritto e il birmano scritto classici.[4] Un esempio è la parola del cinese antico per "io", pronunciata ngag, in confronto al tibetano nga e al birmano ŋa. L'ipotesi sino-tibetana postula non solo che i parlanti cinesi e tibeto-birmani fossero un tempo geograficamente prossimi, ma anche una fonte ultima comune in un'epoca molto anteriore. Il ripudio dell'ipotesi sino-tibetana, d'altro canto, significa che tutte le parole apparentemente affini debbono essere spiegate come prestiti linguistici, alcuni forse successivi come il periodo del cinese antico.

Jerry Norman e Mei Tsu-lin hanno identificato uno strato di remoti prestiti linguistici austroasiatici nell'antico cinese, probabilmente un risultato di contatti tra lingue avvenuti nella Cina meridionale.[5] Probabili fonti di prestiti linguistici austroasiatici furono il popolo noto agli antichi Cinesi come Yue, e forse perfino gli Yi.[6]

Note

  1. Jerry Norman (1994). "Pharyngealization in Early Chinese". Journal of the American Oriental Society Vol.114, No.3, pp. 397-408. Available through JSTOR.
  2. Ad esempio, molti caratteri avevano già subito un'estesa semplificazione e linearizzazione; anche i processi di estensione semantica e di prestito fonetico erano chiaramente all'opera da qualche tempo, almeno da centinaia di anni e forse di più.
  3. Henri Maspero (1930). "Préfixes et dérivation en chinois archaïque". Mémoires de la Société de Linguistique de Paris 23:5.313-27.
  4. Si veda ad esempio Jerry Norman, Chinese (Cambridge University Press, 1988).
  5. Tsu-lin Mei and Jerry Norman, "The Austroasiatics in Ancient South China: Some Lexical Evidence," Monumenta Serica 32 (197): 274-301.
  6. E. G. Pulleybank, "Zou and Lu and the Sinification of Shandong," in Chinese Language, Thought and Culture: Nivision and His Critics, ed. P. Ivanhoe (La Salle, Ill.: Open Court, 1996), pp. 39-57.

Bibliografia

Collegamenti esterni

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