Lingua accadica
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L'accadico (akkadû) era una lingua semitica (parte della più estesa famiglia delle lingue afro-asiatiche) parlata nell'antica Mesopotamia, in particolare dagli Assiri e dai Babilonesi. Utilizzava la scrittura cuneiforme che era stata inventata dai Sumeri. Il sumerico, una lingua non-semitica isolata, influenzò l'accadico sul piano del lessico, e lo segnò con la sua impronta culturale. Nell'impero accadico di Sargon la lingua accadica era di fatto la lingua della burocrazia e dell'esercito, mentre il sumero rimase in uso come lingua liturgica. Il nome della lingua deriva dalla città di Akkad, un grande centro della civiltà mesopotamica.
Indice |
Storia
La lingua accadica è attestata per la prima volta su alcuni nomi propri in alcuni testi sumerici dell'età di Fara (circa 2800 a.C.), mentre testi redatti completamente in questa lingua si conoscono solamente dalla metà del II millennio a.C.. L'accadico appartiene alla famiglia delle lingue semitiche: secondo un'antica suddivisione delle lingue di matrice semitica, affonderebbe le sue radici nella parte nord-orientale del Medio Oriente.
Il periodo di vita di questa lingua è dunque compreso fra il III millennio a.C. ed all'incirca il I secolo della nostra era, fin quando sopravvive come lingua scolastica e tradizionale. La forma più antica di questa lingua è l'Accadico Antico (Old Akkadian, OAkk.), datato fra il 2500 ed il 1950 a.C.. In seguito, la lingua si divide nelle due zone d'influenza della Mesopotamia, ossia la Babilonia a sud e l'Assiria a nord, con relativi sviluppi differenti. In Babilonia si conoscono il Babilonese Antico (Old Babylonian, OB), conosciuto fra il 1950 ed il 1530 a.C., mentre per l'epoca successiva (1530-1000 a.C.) è stato identificato un dialetto differente, il Babilonese Medio (Middle Babylonian, MB). Per l'epoca più recente sono stati identificati il Neo-Babilonese (Neo-Babylonian, NB) per l'epoca compresa fra il 1000 ed il 625 a.C., ed il Babilonese Tardo (Late Babylonian, LB) per tutto il periodo fino all'anno zero. Passando alla parte settentrionale, i dialetti principali sono stati categorizzati nell'Assiro Antico (Old Assyrian, OA) che va dal 1950 al 1750 a.C., quello Medio (Middle Assyrian, MA) dal 1500 al 1000 a.C., ed infine il Neo-Assiro (Neo-Assyrian, NA), comprendente le forme più recenti. Un discorso a parte va intrapreso per il Babilonese Standard (Standard Babylonian, SB), a lingua "classica" comunemente adottata nei dizionari, il cui uso è provato dal 1500 a.C..
Letteratura
- Epopea di Atrahasis (XVIII secolo a.C.)
- Enûma Elish (circa XVIII secolo a.C.)
- Lettere di Amarna (XIV secolo a.C.)
- Epopea di Gilgamesh (versione standard di Sin-liqe-unninni XIII - XI secolo a.C.)
Bibliografia
La grammatica accadica solitamente adottata dagli studiosi è "Grundriss der akkadischen Grammatik" (GAG) di Wolfram von Soden; altri dizionari celebri sono l’"Akkadisches Handwörterbuch" (AHw) dello stesso Wolfram von Soden ed il "Chicago Assyrian Dictionary" (CAD), curato da Albert Leo Oppenheim. Edito nel 1999, anche se più breve dei precedenti, è il "Concise Dictionary of Akkadian" di Jeremy Black, Andrew George e Nicholas Postgate. I principali manuali di segni sono "Le syllabaire accadien" di François Thureau-Dangin del 1926, anche se al giorno d'oggi è comunemente d'uso il "Manuel d'épigraphie akkadienne" di René Labat (di cui attualmente è pubblicata la quinta edizione). Una lista di vocaboli sumerici utilizzati spesso come logogrammi nei testi accadici è disponibile nel "Šumerisches Lexikon" di Anton Deimel. Per un approfondimento della lingua e della grammatica in generale si consigliano l’"Introduction to Akkadian" di Richard Caplice (2002) e l'opera di Samuel Mercel, "Introductory Assyrian Grammar", edita a New York nel 1961. Per il lettore italiano sono disponibili il vecchio ma ricco e sempre utile manuale di Giustino Boson Assiriologia (Hoepli 1918, rist. 1976) e l'agevole presentazione di Claudio Saporetti Elementare accadico, Sellerio 1987). Sulla cultura e la civiltà accadica si consigliano invece "L'antica Mesopotamia" di Adolf Leo Oppenheim, oppure "Antichi imperi d'Oriente" di Sabatino Moscati.