Inanna
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Inanna furente per la perdita del suo promesso sposo istigò tutto il clan enlilita scatenando guerre tra gli dei che coinvolgevano gli uomini, causando gravi lutti e immani genocidi fra essi. Bellissime sono le poesie d'amore scritte da Inanna e rivolte al proprio amore e promesso sposo Dumuzi. Ella dona agli abitanti di Uruk, la città di cui è protettrice, i [[Me]] sottratti ad Enki con un inganno (lo fece ubriacare dopo averlo sedotto con al sua bellezza), in modo che gli uomini possano vivere in prosperità e benessere. Dopo la perdita del suo innamorato divenne una seduttrice di uomini e di Dei: nella saga di Gilgamesh, questi rifiuta le sue profferte di sesso, rinfacciandole che nessun uomo è rimasto vivo fino all'indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte. | Inanna furente per la perdita del suo promesso sposo istigò tutto il clan enlilita scatenando guerre tra gli dei che coinvolgevano gli uomini, causando gravi lutti e immani genocidi fra essi. Bellissime sono le poesie d'amore scritte da Inanna e rivolte al proprio amore e promesso sposo Dumuzi. Ella dona agli abitanti di Uruk, la città di cui è protettrice, i [[Me]] sottratti ad Enki con un inganno (lo fece ubriacare dopo averlo sedotto con al sua bellezza), in modo che gli uomini possano vivere in prosperità e benessere. Dopo la perdita del suo innamorato divenne una seduttrice di uomini e di Dei: nella saga di Gilgamesh, questi rifiuta le sue profferte di sesso, rinfacciandole che nessun uomo è rimasto vivo fino all'indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte. | ||
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- | Divinità del cielo, della terra e della fertilità, dell'amore ma anche della guerra, governa gli eventi meteorologici e le emozioni fondamentali degli esseri umani, le passioni e le ambizioni [1]. Viene definita in vari modi, tra i quali spiccano "regina del cielo" e "dea di Venere". Il suo culto si è propagato in tutto il bacino mediterraneo e le sue tante varianti hanno dato origine, tra le altre, ad Afrodite, [[Cibele]], [[Iside]], Venere. | + | Divinità del cielo, della terra e della fertilità, dell'amore ma anche della guerra, governa gli eventi meteorologici e le emozioni fondamentali degli esseri umani, le passioni e le ambizioni [1]. Viene definita in vari modi, tra i quali spiccano "regina del cielo" e "dea di [[Venere]]". Il suo culto si è propagato in tutto il bacino mediterraneo e le sue tante varianti hanno dato origine, tra le altre, ad Afrodite, [[Cibele]], [[Iside]], Venere. |
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Inanna è la dea sumera della fecondità, dell'amore e della bellezza (assimilata alla babilonese Ishtar, alla greca Afrodite e alla romana Venere). Inoltre governa i raccolti e la fertilità oltre alla guerra.
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Genealogia
È figlia del dio celeste An, sorella del dio del Sole Utu e di Ereshkigal dea oscura relegata nel kur, nipote del dio dell'Aria Enlil e (quasi) moglie del dio-pastore Dumuzi. Ella fa parte del clan degli Dei Enliliti in contrapposizione agli Dei del clan di Enki fratellastro e rivale di Enlil. Inanna stava per sposare Dumuzi figlio di Enki, tentando così una storica riappacificazione tra i discendenti dei due clan. Temendo per il proprio predominio, il fratello maggiore di Dumuzi si oppose a ciò, facendo sì che Dumuzi, impaurito per un imminente rapimento ordito da quello, fuggisse e morisse sfracellandosi mentre cadeva da una rupe in prossimità di grandi cascate.
Guerre leggendarie
Inanna furente per la perdita del suo promesso sposo istigò tutto il clan enlilita scatenando guerre tra gli dei che coinvolgevano gli uomini, causando gravi lutti e immani genocidi fra essi. Bellissime sono le poesie d'amore scritte da Inanna e rivolte al proprio amore e promesso sposo Dumuzi. Ella dona agli abitanti di Uruk, la città di cui è protettrice, i Me sottratti ad Enki con un inganno (lo fece ubriacare dopo averlo sedotto con al sua bellezza), in modo che gli uomini possano vivere in prosperità e benessere. Dopo la perdita del suo innamorato divenne una seduttrice di uomini e di Dei: nella saga di Gilgamesh, questi rifiuta le sue profferte di sesso, rinfacciandole che nessun uomo è rimasto vivo fino all'indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte.
Era soprannominata dai Sumeri "Anunita" (o Anunitu), perché era la preferita (a letto) del prozio Anu, il padre degli dei che abitava in cielo e che giaceva con lei, quando veniva in visita sulla terra.
La discesa di Inanna agli inferi
Il testo più lungo e complesso su Inanna giunto fino a noi è il poema "La discesa di Inanna", conosciuto per la maggior parte da tavolette rinvenute negli scavi archeologici eseguiti tra il 1889 e il 1900 sulle rovine della città di Nippur, nel sud della Mesopotamia (attuale Iraq).
Il mito narra come Inanna scenda nell'oltretomba (ma il testo superstite non fornisce la ragione del viaggio). Prende con se sette Me (personificati come accessori e capi di vestiario della dea), parte con la fida ancella Ninshubur e bussa alle porte della "Terra" (termine con cui comunemente viene identificato l'oltretomba). Le viene chiesto da parte di Neti, il custode, il motivo di un tale viaggio. Inanna spiega che è venuta per rendere omaggio a sua sorella Ereshkigal, signora dell'oltretomba, e a portarle le sue condoglianze per la morte di Gugalanna, suo marito, il "toro del cielo" (ucciso da Gilgamesh nell'epopea legata all'eroe). Viene fatta entrare sola e passa attraverso sette porte, ove le vengono sottratti progressivamente i Me. Infine, nuda, viene introdotta davanti ad Ereshkigal e agli Anunnaki (i giudici degli inferi in questa versione del mito), che la condannano e la mettono a morte. Ninshubur va a chiedere aiuto per la padrona e la sua supplica trova ascolto presso Enki. Il dio modella con lo "sporco" tratto da sotto le sue unghie due creature "né femmina né maschio" (che non potendo generare, non sono soggette al potere della morte): il Kurgarra e il Galatur. Costoro volano nell'oltretomba e circuiscono Ereshkigal con le loro lusinghe fino a che ella non promette loro come premio qualunque cosa vogliano. I due chiedono il cadavere di Inanna e, avutolo, fanno risorgere la dea aspergendola del cibo e dell'acqua della vita.
Inanna però non può tornare dagli inferi senza fornire qualcuno che la sostituisca. I Galla (demoni del destino) le propongono diversi sostituti: Ninshubur, i suoi due figli Shara e Lulal, ma la dea rifiuta di condannare a morte queste persone rimastele fedeli anche nel periodo della sua morte. Per ultimo, la conducono dal suo sposo Dumuzi. Dumuzi viene sorpreso mentre siede soddisfatto sul suo trono, sfoggiando ricche vesti, senza portare il lutto per Inanna. Presa dall'ira, Inanna lo consegna ai Galla. Dumuzi riesce a fuggire per opera del dio Utu, ma viene ripreso dopo un lungo inseguimento e condotto agli inferi. La sorella di Dumuzi, Geshtinanna, va alla sua ricerca e le sue lacrime impietosiscono Inanna, che decide di accompagnarla. La dea e la mortale vagano a lungo, finché una "mosca sacra" (sorta di deus ex machina) dice loro dove si trova Dumuzi: in Arali, luogo di confine tra il mondo degli uomini e gli inferi, dove viene raggiunto infine da Inanna e Geshtinanna. Tuttavia, per la legge dell'oltretomba, Dumuzi e Geshtinanna devono risiedere a turno per metà dell'anno nel regno di Ereshkigal.
Il mito è generalmente interpretato come una raffigurazione del ciclo della vegetazione. Dumuzi (divinità della fertilità), giace per sei mesi con Inanna (che rappresenta la potenza della generazione) e per sei mesi con la sorella "oscura" di lei, Ereshkigal (il letargo invernale, rappresentato simbolicamente dalla morte). Il dualismo Dumuzi-Geshtinanna viene messo in relazione con l'alternarsi stagionale dei frutti della terra (le messi per Dumuzi e la vite per Geshtinanna).
Non mancano peraltro le interpretazioni del mito in chiave psicoanalitica. In questa accezione, la discesa di Inanna è spiegata con la necessità per la psiche di confrontarsi con il proprio "lato oscuro" (Ereshkigal), connesso all'istintualità cieca e alla distruttività (la "pulsione di morte" di Freud), per raggiungere l'equilibrio e la completezza.
Inanna alle porte dell'oltretomba
- « Quando Inanna arrivò alle prime porte dell'oltretomba, bussò sonoramente, gridando con veemenza: "Apri la porta, custode! Apri la porta, Neti! Entrerò solo io!" Le chiese Neti, custode sommo del Kur: "Chi sei?" Essa rispose: "Io sono Inanna, la regina del cielo, diretta verso Oriente". Le disse Neti: "Se tu sei davvero Inanna, la regina del cielo, diretta verso Oriente, perché il tuo cuore ti ha messo sul cammino da cui nessuno mai torna?" Rispose Inanna: "Per... Ereshkigal, mia sorella maggiore. Gugalanna, suo sposo, Toro del Cielo, è morto. Sono venuta per i riti funebri. Ora la birra dei suoi riti funebri colmi la coppa. Così sia fatto". Neti parlò: "Resta qui, Inanna, voglio parlare con la mia regina. Le porterò il tuo messaggio". .... »
(trad. di F. Marano dalla versione di D. Wolkstein)
Le teorie di Zecharia Sitchin
Secondo Zecharia Sitchin, Inanna era un'aliena di Nibiru figlia di Nanna e Ningal, sorella gemella di Utu; promessa in sposa a Dumuzi; feroce in guerra e lussuriosa in amore (si chiamava Gigunu la casa di Inanna del piacere notturno); governava Uruk e la "Terza Regione" cioè Aratta (vedi Harappa nella civiltà della valle dell'Indo); nella città di Akkad e nei suoi domini era conosciuta con il nome di Ishtar. Visto che gli Anunnaki erano soliti dare il nome dei propri regnanti ai pianeti, venne dato il nome di Inanna al pianeta Venere.
Aspetto, forme e simboli
Divinità del cielo, della terra e della fertilità, dell'amore ma anche della guerra, governa gli eventi meteorologici e le emozioni fondamentali degli esseri umani, le passioni e le ambizioni [1]. Viene definita in vari modi, tra i quali spiccano "regina del cielo" e "dea di Venere". Il suo culto si è propagato in tutto il bacino mediterraneo e le sue tante varianti hanno dato origine, tra le altre, ad Afrodite, Cibele, Iside, Venere.
Note
1^ http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Dee_Inanna.htm
Bibliografia
- Wolkstein D. e Noah Kramer S., Il mito sumero della vita e dell'immortalità. I poemi della dea Inanna Jaka Book, Milano. p. 182 (1985).