Mitologia mesopotamica

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Versione delle 21:47, 31 dic 2008

Mitologia mesopotamica è il termine collettivo dato alle mitologie dei Sumeri, Accadi, Assiri e Babilonesi, i popoli che abitarono la Mesopotamia, la terra posta tra il Tigri e l'Eufrate.

Il nucleo originario è formato dalla mitologia sumera, una religione politeistica, con divinità antropomorfe che rappresentano le forze della natura. Sulla base dei miti sumeri si sviluppò la mitologia babilonese, che da quella sumera trasse ispirazione. Come avvenne tra la mitologia greca e quella romana, molti dei sumeri furono ripresi e rinominati dai Babilonesi, gli furono dati nuovi attributi, in modo da soddisfare le esigenze della nuova popolazione dominante.

Spesso si tende a sovrapporre e mescolare gli dei delle due civiltà: questo non succede solo presso di noi, ma era una pratica che accadeva anche nei primi anni in cui le due civilità sumera e babilonese vennero a contatto. Così, ad esempio, la dea babilonese Ishtar viene a volte chiamata col nome sumero di Inanna anche in alcuni poemi babilonesi, oppure troviamo indifferentemente la dicitura Dumuzi e Dumuzil.

Questo, presso la nostra cultura, accade perché molti poemi sumeri sono giunti a noi grazie alla "riedizione" babilonese, e siamo in grado di distinguerne l'origine solo grazie ad alcuni particolari stilemi mantenuti intatti dagli scribi babilonesi. Così sappiamo che l'epopea di Gilgamesh ebbe in realtà origini sumere, sebbene ci sia giunta tramite la riscrittura babilonese.
È importante notare come molti miti sumero-babilonesi abbiano attraversato i secoli e, in modi e con interpretazioni diverse, siano stati incorporati in altre mitologie, principalmente quella greca (Inanna/Ishtar diventerà la greca Afrodite e poi la romana Venere) e quella cananea e quindi ebrea (Ishtar sarà Ashtar, cioè l'Astarte di cui parla la Bibbia).

Nota

Per quanto riguarda la grafia dei nomi, poiché alcuni segni diacritici sono per noi inusuali, si è preferito trasformare alcune lettere in modo per noi leggibile, secondo la lezione di alcuni studiosi; così la lettera "š" (pronunciata come il gruppo "sc" nella parola scena - Gilgameš, Ištar) è stata graficamente trasformata in "sh" (Gilgamesh, Ishtar). La pronuncia resta invariata.
Da notare che alcuni di questi segni diacritici sono rimasti intatti nelle lingue slave, o meglio, nella trascrizione nel nostro alfabeto dell'alfabeto cirillico, secondo il quale ad ogni lettera è associato uno ed un solo suono, indipendentemente dalla sua collocazione all'interno della parola.

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