Pianeta extrasolare

Da Ufopedia.

Rappresentazione artistica di un'esoluna di HD 188753 Ab, il primo pianeta extrasolare scoperto all'interno di un sistema stellare multiplo a 3 stelle (stella tripla).

Un pianeta extrasolare (o exopianeta, o esopianeta) è un pianeta che non appartiene al nostro sistema planetario (il sistema Solare) in quanto orbita attorno ad una stella diversa dal Sole. Al dicembre 2007, ne sono stati individuati 344 [1]. La maggior parte degli esopianeti sono stati scoperti tramite metodi di osservazione indiretta piuttosto che attraverso le osservazioni ottiche al telescopio [1]. A causa dei limiti delle tecniche di osservazione attuali, la maggior parte dei pianeti individuati sono giganti gassosi come Giove e solo in misura minore pianeti rocciosi massivi del tipo Super Terra.

Gli esopianeti conosciuti sono membri di sistemi planetari che orbitano attorno ad una stella. Esistono, tuttavia, numerose osservazioni non confermate di oggetti di massa planetaria non legati a vincoli gravitazioni con alcuna stella (i cosiddetti "pianeti interstellari"): questi corpi celesti non sono definibili come "pianeti" secondo l'attuale definizione redatta dall'Unione Astronomica Internazionale (UAI) [2].

Gli esopianeti sono diventati soggetto di crescente interesse scientifico a partire dal 1995, quando fu confermata con sicurezza una delle prime scoperte (51 Pegasi b). Inizialmente l'individuazione è proseguita lentamente, ma a partire dal 2002, con l'affinamento dei metodi di osservazione, sono stati scoperti più di 20 pianeti extrasolari all'anno. Attualmente si stima che solo il 10% delle stelle simili al Sole posseggano un sistema planetario, ma questa percentuale potrebbe anche essere maggiore [3].

Spesso la ricerca di esopianeti coincide con la ricerca di mondi in grado di supportare una forma di vita extraterrestre. Ad oggi, Gliese 581 c - secondo pianeta del sistema planetario della nana rossa Gliese 581 distante approssimativamente 20 anni luce dalla Terra - sembra essere il miglior esempio di esopianeta di tipo terrestre orbitante nella zona abitabile del proprio sistema.

Indice

Storia delle scoperte

Pienamente confermata solo nel 1995, l'esistenza di pianeti extrasolari fu per lungo tempo ritenuta più che plausibile tanto che speculazioni scientifiche di questo tipo risalgono almeno all'inizio del XVIII secolo: la prima ipotesi dell'esistenza di questi corpi celesti fu formulata, infatti, da Isaac Newton nel 1713.

Annunci di presunte scoperte si susseguirono per tutto il XIX secolo, ma le tecniche di osservazione dell'epoca non erano sufficientemente accurate e tecnologicamente sviluppate per confermarle con sicurezza. Un caso significativo, in tal senso, fu la controversia che riquardò la stella binaria 70 Ophiuchi. Nel 1855, il capitano W. S. Jacob, dall'osservatorio di Madras della Compagnia delle Indie, misurò anomalie tali nell'orbita della stella da fargli ritenere "altamente probabile" che fossero dovute alla presenza di un pianeta [4]. Tra il 1896 e il 1899, Thomas J. J. See, astronomo dell'Università di Chicago, e l'Osservatorio Navale degli Stati Uniti sostennero che le anomalie erano dovute alla presenza di un compagno oscuro con un periodo orbitale di 36 anni connesso ad una delle due stelle del sistema binario [5][6]. A questa tesi si oppose Forest Ray Moulton che, nel 1899, pubblicò proprie analisi secondo le quali un sistema di tre corpi con i parametri orbitali descritti da See sarebbe risultato altamente instabile [6].

Il primo annuncio in grande stile della scoperta di un pianeta extrasolare risale al 1963: Peter van de Kamp sostiene di aver scoperto - tramite misurazioni astrometriche protratte per 20 anni - un compagno invisibile orbitante attorno alla stella di Barnard e con un massa pari a 1,6 volte quella di Giove [7]. Tuttavia, dieci anni più tardi, nel 1973, John Hershey dimostra l'inesistenza del pianeta: l'anomalia misurata da de Kamp era il prodotto di un errore sistematico nella meccanica del telescopio utilizzato.

Il nostro Sistema Solare confrontato con quello di 55 Cancri

Nel 1984, si apre un nuovo orizzonte nella scienza dei pianeti extrasolari: viene scoperto un disco circumstellare attorno alla stella β Pictoris. A 20 anni di distanza da quella scoperta sono note molte centinaia di dischi circumstellari che rappresentano le regioni in cui è in corso la formazione di nuovi pianeti oppure i residui di questo processo.

Pochi anni più tardi, nel 1989, viene annunciata da David Latham la scoperta di un compagno substellare attorno alla stella HD 114762 [8]. Il presunto pianeta (HD 114762 b) ha una massa non inferiore a 11 volte quella di Giove, condizioni molto vicine al limite di bruciamento del deuterio. Alla data del 2006 non è ancora chiara la sua natura: potrebbe essere un gigante gassoso supermassivo, ma anche - considerato un ipotetico limite superiore di 145 masse gioviane - una nana bruna o una nana rossa [9][10].

Nel 1992, gli astronomi Alexander Wolszczan e Dale Frail annuciano la scoperta di due pianeti molto esotici di massa non inferiore a 3,4 e 2,8 volte quella terrestre [11] e orbitanti rispettivamente a 0,36 e 0,47 UA attorno alla pulsar PSR B1257+12 nella costellazione della Vergine [12]. La scoperta dei due pianeti proviene dall'analisi dei dati - pubblicata tra il 1992 e il 1994 - di una campagna di osservazioni realizzata nel 1990 dall'osservatorio di Arecibo che aveva già condotto i due astronomi a identificare la pulsar sopracitata. Nel 1994 viene individuato anche un terzo pianeta, di massa pari a due volte la Luna e orbitante a 0,19 UA. Si tratta della prima scoperta di un sistema planetario extrasolare.

L'anno successivo, nel 1993, Gordon Walker sostiene l'ipotesi che le oscillazioni della velocità radiale della stella Alrai (γ Cephei) potrebbero derivare dalla presenza di un pianeta di massa pari a due volte quella di Giove come effettivamente confermato da osservazioni più accurate condotte nel 2002.

La parte interna del nostro Sistema Solare sovrapposta all'orbita dei pianeti HD 179949 b, HD 164427 b, Epsilon Reticuli Ab, e Mu Arae b

Il 5 ottobre 1995, Michel Mayor e Didier Queloz, dell'Osservatorio di Ginevra, annunciano di avere scoperto il primo pianeta extrasolare di massa paragonabile a quella di Giove attorno alla stella 51 Pegasi [13]. Pochi giorni più tardi, il 12 ottobre, gli americani Geoff Marcy e Robert Butler - che stavano conducendo una campagna di osservazione simile a quella degli astronomi svizzeri - confermano l'esistenza del pianeta e che le variazioni della velocità radiale non sono imputabili all'attività superficiale della stella come affermato dai detrattori della scoperta.

Metodi di individuazione

Diagramma che mostra come un corpo più piccolo orbitante attorno a un corpo molto più grande possa provocare dei cambiamenti nella posizione e nella velocità del secondo, come se entrambi i corpi orbitassero attorno a un comune centro di massa.

I pianeti, in confronto alle stelle, emettono molta meno luce nel cosmo. Per questo motivo, l'individuazione diretta di pianeti extrasolari risulta estremamente difficile: in condizioni normali di visibilità, i pianeti hanno solitamente una luminosità pari a meno di un milione di volte quella di una stella. In aggiunta a questa intrinseca difficoltà di rilevazione, la maggior luminosità delle stelle attorno a cui orbitano i pianeti causa un bagliore che tende a coprire la luce debolmente riflessa dai corpi celesti del rispettivo sistema.

Per tali ragioni, i telescopi attuali possono fornire solo informazioni indirette sui parametri fisici e orbitali degli esopianeti e la loro presenza può essere rilevata solo in circostanze straordinarie utilizzando tecniche di indagine indirette. Nello specifico, è possibile individuare i pianeti più massivi (considerevolmente più grandi di Giove), sufficientemente distanti dalla propria stella e di recente formazione (così che, essendo più caldi, siano capaci di intense emissioni nello spettro infrarosso).

Al 2008, sono stati determinati sei metodi di osservazione indiretta dei pianeti extrasolari. La maggior parte degli esopianeti conosciuti sono stati scoperti con tecniche di questo tipo.

Tutti i pianeti extrasolari scoperti al 31 agosto 2004 (ascisse semiasse maggiore, ordinate masse gioviane):
I puntini blu rappresentano pianeti scoperti con il Metodo delle Velocità radiali.
In rosso quelli con metodo del transito.
in giallo con la microlente gravitazionale.
L'immagine mostra anche i limiti delle capacità di rilevamento dei prossimi strumenti (linee colorate), sia terrestri che spaziali, dal 2006 al 2015.
Infine l'immagine mostra anche la posizione dei pianeti del sistema solare: sono i pallini più grandi con l'iniziale del nome inglese.

Per il futuro, sono in programma numerose missioni spaziali che miglioreranno le tecniche di individuazione dei pianeti extrasolari. Le misurazioni astronomiche fatte dallo spazio permettono una maggiore sensibilità rispetto a quelle fatte dalla superficie della Terra: infatti, viene annullato l'effetto distorcente dell'atmosfera terrestre, e gli strumenti agli infrarossi possono individuare anche le radiazioni che vengono bloccate dall'atmosfera. Alcune di queste missioni dovrebbero essere capaci di individuare pianeti di tipo terrestre. Grandi telescopi spaziali, infine, potrebbero ottenere immagini dirette degli esopianeti.

Stranezze dei sistemi extrasolari

Molti astronomi si domandano perché molti pianeti extrasolari sono giganti gassosi di grandi dimensioni e perché si trovano molto vicini alla loro stella, rispetto a quelli del nostro sistema solare. Per esempio, Tau Bootis ha un pianeta 4 volte più grande di Giove a meno di un quarto di unità astronomica (UA) di distanza (cioè un quarto della distanza Terra-Sole). HD 114762 ha un pianeta 11 volte più grande di Giove, a meno di mezza UA. Una possibile risposta è che i metodi di ricerca odierni favoriscono l'individuazione di questo tipo di sistemi: un grande pianeta posto a piccola distanza amplifica le oscillazioni della stella, ed esse sono facilmente visibili come effetto Doppler. Un pianeta più piccolo, a distanza più grande, provoca oscillazioni molto più piccole e difficili da vedere.

Un'altra spiegazione è che i pianeti si siano formati a distanze maggiori, per poi muoversi verso l'interno a causa delle reciproche interazioni gravitazionali. Tale modello è stato chiamato modello dei Giovi Saltellanti, nome che rende bene l'idea.

Analisi di alcuni pianeti extrasolari inoltre hanno rivelato la presenza di venti molto veloci sulla superficie con punte di 14.000 chilometri orari. Questi venti mantengono la temperatura di questi pianeti costante su tutta la superficie con escursioni termiche molto ridotte [14].

Analisi dei processi di fotosintesi terrestri hanno spinto dei ricercatori NASA a ipotizzare che su alcuni pianeti extrasolari, potrebbero esistere degli organismi in grado di sfruttare parzialmente anche la banda dell'infrarosso per la fotosintesi. Secondo questi ricercatori i futuri telescopi spaziali dovranno tenere conto di questa possibilità durante la fase di costruzione [15].

Pianeti extrasolari degni di nota

La pietra miliare dei pianeti extrasolari viene posta nel 1992 dagli astronomi Wolszczan e Frail che pubblicano sulla rivista Nature i risultati di una loro osservazione, iniziata due anni prima presso il radiotelescopio di Arecibo, che indica che attorno alla pulsar PSR B1257+12 orbitano due pianeti. Si tratta dei primi pianeti extrasolari individuati con sicurezza, ma la loro rilevanza è legata soprattutto al fatto di orbitare attorno ad una pulsar, una condizione ancor'oggi piuttosto rara. La maggior parte degli astronomi, all'epoca della scoperta, si aspettava di scoprire pianeti solo attorno alle stelle appartenenti alla sequenza principale e ancor'oggi sono solo due le pulsar sicuramente dotate di sistema planetario (PSR B1620-26 e PSR 1257+12)

Il primo pianeta extrasolare la cui scoperta viene verificata da più osservazioni è 51 Pegasi b che orbita attorno a 51 Pegasi, una stella della sequenza principale. Questo gioviano caldo (hot Jupiter), scoperto nel 1995 dall'astronomo Didier Queloz del Jet Propulsion Lab, è il primo individuato di una lunga serie di pianeti extrasolari di questo tipo.

Da allora, vi sono state numerose altre scoperte significative:

1998, Gliese 876 b
Il primo pianeta osservato intorno ad una nana rossa (Gliese 876). La sua orbita è più vicina a quella della sua stella di quanto lo sia l'orbita di Mercurio con quella del Sole. La maggior parte dei pianeti scoperti ruotano molto vicini alle proprie stelle.
1999, HD 209458 b
Questo pianeta extrasolare, originariamente scoperto con il metodo delle velocità radiali, divenne il primo pianeta extrasolare a essere osservato transitare davanti alla propria stella. Il metodo del transito dimostra l'esistenza di un pianeta extrasolare, confermando i risultati del metodo delle velocità radiali.
1999, Upsilon Andromedae
Il primo sistema planetario multiplo rilevato ad essere composto da tre pianeti, tutti simili a Giove. La scoperta dei pianeti b, c, d fu annunciata rispettivamente nel 1996, 1999, e ancora 1999.
2001, HD 209458 b
Gli astronomi, usando il telescopio Spaziale Hubble, annunciarono di aver scoperto e analizzato, per la prima volta, l'atmosfera di un pianeta extrasolare. Si trattava dell'atmosfera di HD 209458 b che, analizzata, rivelò una quantità di sodio minore di quanto ci si aspettasse, suggerendo così che il cielo del pianeta dovesse essere caratterizzato da nubi molto alte, che oscurano gli strati inferiori dell'atmosfera.
Rappresentazione artistica del pianeta orbitante intorno alla pulsar PSR B1620-26c (scoperto nel 2003); con i suoi 12,5 miliardi di anni stimati, si tratta del più vecchio pianeta extrasolare conosciuto.
2001, HD 28185 b
Il primo pianeta extrasolare ad essere scoperto nella zona abitabile, dove (teoricamente) è possibile l'esistenza di acqua liquida e della vita. La possibilità dell'esistenza di vita extraterrestre su pianeti giganti è però sconosciuta, in quanto non è ancora certo se questi pianeti abbiano o meno una superficie solida. Tuttavia, potrebbero esserci lune extrasolari orbitanti attorno a pianeti giganti in grado di supportare la vita (come, forse, accadrebbe già nel sistema solare con Europa, una luna di Giove. La superficie di una luna potrebbe essere caratterizzata da oceani di acqua liquida, e una grande varietà di sistemi naturali, che permetterebbero a forme di vita aliene di svilupparsi.
2001, Iota Draconis b
Il primo pianeta scoperto attorno a una stella gigante (per l'esattezza una gigante arancione). Questa scoperta è la prova definitiva della possibilità dell'esistenza di sistemi planetari anche attorno a stelle massiccie. Il pianeta risulta imponente e con un'orbita molto eccentrica. Iota Draconis b orbita pertanto a una distanza dalla propria stella che è circa il 27,5% in più della distanza tra la Terra e il Sole.
2003, PSR B1620-26c
Il 10 luglio 2003, utilizzando le informazioni del Telescopio Spaziale Hubble, un gruppo di scienziati guidati da Steinn Sigurdsson scoprì quello che è ancora oggi il più vecchio pianeta extrasolare conosciuto. Il pianeta, detto comunemente Matusalemme, è situato nell'ammasso globulare M4, nella costellazione dello Scorpione, a circa 5600 anni luce dalla Terra. Inoltre, si tratta del solo pianeta conosciuto a orbitare attorno a un sistema stellare binario: una delle due stelle del sistema è una pulsar, mentre l'altra è una nana bianca. Il pianeta ha una massa pari al doppio di quella di Giove e si pensa abbia 12,5-13 miliardi di anni.
2003, HD 70642 b
Nel luglio 2003, l'astronomo statunitense Carter annunciò di aver scoperto un pianeta simile a Giove orbitare circolarmente intorno alla stella a HD 70642 a 3,3 UA di distanza. La sua massa è il doppio di quella di Giove: anche in questo caso, si può ipotizzare un vasto sistema di lune orbitanti attorno a questo pianeta, una delle quali potrebbe essere adatta al mantenimento e all'evoluzione della vita.
2004, Mu Arae d e TrES-1
Nell'Agosto del 2004, fu scoperto dagli strumenti dell'European Southern Observatory un pianeta orbitante attorno alla stella Mu Arae avente una massa pari a 14 volte quella terrestre. Si tratta del sesto pianeta extrasolare più leggero mai scoperto e potrebbe essere il primo pianeta terrestre al dì fuori del sistema solare ruotante attorno a una stella della sequenza principale.
2004, 2M1207 b
Nel 2005, venne scoperto per la prima volta un pianeta ruotante attorno ad una nana bruna. Inoltre, è il primo pianeta di cui sia stato possibile ottenere un'immagine agli infrarossi. 2M1207 b ha una massa pari a 5 volte quella di Giove, sebbene stime di altri astronomi differiscano per difetto; la distanza dalla sua stella, che ha una massa pari solamente a 25 volte quella di Giove, è di 55 UA. La temperatura di questo pianeta gigante gassoso è molto elevata (1250 K), soprattutto per via della forte contrazione gravitazionale.
2005, Gliese 876 d
Nel Giugno 2005, fu annunciata la scoperta di un terzo pianeta orbitante attorno alla nana rossa Gliese 876. Avente massa stimata 7,5 volte quella terrestre, risulta essere il secondo pianeta extrasolare più leggero finora scoperto (orbitante attorno a una stella della sequenza principale). Questo pianeta deve essere in gran parte composto da roccia, come i 4 pianeti interni del nostro Sistema Solare; la distanza di Gliese 876 d dalla sua stella è di 0,021 UA con un periodo di rivoluzione di 1,94 giorni.
2005, HD 149026 b
Nel Luglio 2005 venne annunciata la scoperta del pianeta dal nucleo più grande mai visto. Il pianeta, HD 149026 b, orbita attorno alla stella HD 149026, e ha un nucleo la cui massa stimata è circa 70 volte la massa terrestre, occupando i 2/3 del pianeta [16].
2005, HD 188753 Ab
Nel Luglio 2005 l'astronomo Maciej Konacki annunciò di aver scoperto un pianeta approssimativamente della massa di Giove in un sistema stellare triplo relativamente ristretto, a una distanza di circa 149 anni luce dalla Terra. Questa scoperta lancia una sfida alle attuali teorie sulla formazione planetaria, dato che una concentrazione così elevata di stelle avrebbe dovuto impedire la formazione del disco protoplanetario che si suppone abbia dato origine a questo pianeta [17][18]. Comunque, nel 2007 un team di astronomi ha messo in dubbio le osservazioni svolte verso questo pianeta, sostenendo che non ci siano elementi sufficienti per provarne l'esistenza [19][20].
Rappresentazione artistica del pianeta OGLE-2005-BLG-390Lb (la cui superficie ha una temperatura approssimativamente di -220 °C), orbitante intorno a una stella a 20000 anni luce di distanza dalla Terra.
2006, OGLE-2005-BLG-390Lb
Il 25 gennaio del 2006, fu annunciata la scoperta di OGLE-2005-BLG-390Lb. Questo è probabilmente il pianeta extrasolare più distante e più freddo mai individuato fino ad ora [21]. Il pianeta orbita attorno ad una stella nana rossa situata a circa 21500 anni luce di distanza dalla Terra, vicino al centro della Via Lattea. È stato stimato che abbia una massa pari a 5,5 volte quella della Terra: ciò farebbe di OGLE-2005-BLG-390Lb uno dei pianeti extrasolari più piccoli finora scoperti attorno a una stella della sequenza principale. Prima di questa scoperta, i pianeti extrasolari più piccoli scoperti si trovavano sempre a una distanza molto piccola dalla propria stella: questo pianeta, invece, dovrebbe orbitare a circa 2,6 UA dalla propria stella [22][23].
2006, HD 69830
Si tratta di un sistema planetario comprendente tre pianeti dalla massa simile a quella di Nettuno: è il primo triplo sistema planetario senza pianeti delle dimensioni di Giove ad essere osservato. La scoperta di tutti e tre i pianeti fu annunciata il 18 maggio 2006 dell'astronomo Lovis. Tutti e tre gli esopianeti ruotano entro la distanza di 1 UA dalla propria stella. I pianeti b, c, d hanno una massa rispettivamente pari a 10, 12, e 18 quella terrestre. d descrive la sua orbita nell'ipotetica zona abitabile del sistema [24].
2006, HAT-P-1b
Usando una rete di piccoli telescopi automatizzati noti come HAT, gli astronomi del Smithsonian Institution hanno individuato un pianeta, battezzato inizialmente come HAT-P-1b, che orbita attorno a una stella distante 450 anni luce dalla Terra, nella costellazione della Lucertola. Il pianeta ha un diametro che equivale a 1,38 volte quello di Giove, ma ha solamente metà della massa del più grande pianeta del Sistema Solare: ciò fa di lui il pianeta extrasolare meno denso osservato fino ad ora (la sua densità è circa 1/4 di quella dell'acqua). Rimane ancora poco chiaro come un pianeta possa evolversi, e si pensa che uno studio approfondito di HD 209458 b (così è stato ribattezzato il pianeta) possa contribuire alla formulazione di una teoria efficace sulla formazione e sull'evoluzione dei pianeti. Come ha sottolineato l'astrofisico Robert Noyes dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA), "Non possiamo considerare HD 209458 b come un caso. Questa nuova scoperta suggerisce che dobbiamo ancora scoprire molto sulla formazione e sull'evoluzione dei pianeti."[1]
2007, HD 209458b e HD 189733b
Il 21 febbraio, 2007, la NASA e la rivista scientifica Nature hanno rilasciato la notizia che HD 209458b e HD 189733 b furono i primi pianeti extrasolari di cui venne osservato direttamente lo spettro.[2][3] Tale sistema fu considerato il primo metodo tramite il quale era possibile individuare la presenza di forme di vita non senzienti, analizzando la composizione dell'atmosfera del pianeta. Un gruppo di scienziati, guidati da Jeremy Richardson del Goddard Space Flight Center della NASA furono i primi a pubblicare, il 22 febbraio un articolo su Nature. Gli scienziati analizzarono lo spettro dell'atmosfera di HD 209458 b, ottenendo risultati molto diversi da quelli attesi. Lo spettro avrebbe dovuto avere un picco attorno ai 10 micrometri, il che avrebbe suggerito la presenza di vapore acqueo nell'atmosfera; tuttavia, il picco non fu rilevato, e ciò portò ad escludere l'ipotesi della presenza di acqua sotto forma di vapore. Un picco non previsto fu rilevato attorno ai 9,65 micrometri. Gli scienziati lo attribuirono alla presenza di nuvole di polvere di silicati, un fenomeno prima non osservato. Infine, un ultimo picco imprevisto fu rilevato attorno ai 7,78 micrometri, che gli scienziati non sono ancora riusciti a spiegare. A conferma delle analisi, un altro team di astronomi, guidato da Mark Swain del Jet Propulsion Laboratory, ha compiuto un'analisi dello spettro dell'atmosfera di HD 209458 b, ottenendo risultati molto simili a quelli del team di Richardson.
Rappresentazione artistica di Gliese 581 c
2007, Gliese 581 c[1]
Annunciato su Space.com il 24 aprile 2007 alle ore 04:23pm (ora U.S.A.), è stato detto che questo pianeta sia in grado di supportare la presenza di acqua allo stato liquido e, quindi, la vita. Sebbene non vi siano dati evidenti che segnalino la presenza di acqua, la posizione del pianeta— nella cosiddetta zona abitabile del sistema—permetterebbe all'acqua di esistere.[4] Seth Shostak, un astronomo del SETI, ha fatto notare come nelle due precedenti osservazioni approfondite, Gliese 581 era già stato identificato come pianeta in grado di supportare una forma di vita extraterrestre, ma (in entrambi casi), non fu trovata alcuna prova di tali supposizioni. La conferma della posizione dell'esopianeta è stata ottenuta grazie all'HARPS dell' European Southern Observatory; per l'occasione fu utilizzato un telescopio di 3,6 m di diametro e usando il metodo della velocità radiale. Gliese 581 c, secondo le stime, dovrebbe essere circa il 50% più grande della Terra, e avere una massa pari a 5 volte quella terrestre. Alcuni ricercatori sostengono che Gliese 581 c potrebbe essere caratterizzato da una sorta di effetto serra e se così, il pianeta somiglierebbe come aspetto (non come dimensioni) a Venere, e non sarebbe in grado di ospitare la vita.[5] Tuttavia, gli stessi sostengono che Gliese 581 d, altro pianeta del sistema, sarebbe vicino al bordo esterno della zona abitabile, avendo quindi maggiori probabilità di sostegno della vita rispetto a Gliese 581 c.
2007, HAT-P-2b
La scoperta del più grande pianeta extrasolare fu annunciata dagli astronomi dell' Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics il 2 maggio 2007. [6] Il pianeta ha un'orbita estremamente ellittica, facendo sì che il perielio porti il pianeta a soli 5 milioni di chilometri dalla sua stella, mentre l'afelio si trova tre volte più lontano, a 15,6 milioni di chilometri.
2007, COROT-Exo-1 b
Il 3 maggio 2007 viene annunciato il primo pianeta scoperto dalla missione COROT[7] Il pianeta è un classico gioviano caldo con periodo di 1,5 giorni, di massa circa 1,3 masse gioviane e un raggio tra 1,2 e 1,8 raggi di Giove. Le incertezze sui parametri di questo pianeta sono destinate a diminuire quando il follow-up spettroscopico avra' fornito ulteriori dati.
2009, COROT-Exo-7b
Attualmente il più piccolo pianeta roccioso extrasolare scoperto, scoperto dal satellite francese COROT il 3 febbraio 2009; è distante 457 anni luce dalla Terra.

Note

1^ Interactive Extra-solar Planets Catalog, The Extrasolar Planets Encyclopedia, Schneider Jean, 23 dicembre 2007, accessdate 23 marzo 2009

2^ Working Group on Extrasolar Planets: Definition of a "Planet", IAU position statement, 28 febbraio 2003, accessdate 9 settembre 2006

3^ Marcy, G.; Butler, R.; Fischer, D.; et.al., Observed Properties of Exoplanets: Masses, Orbits and Metallicities, Progress of Theoretical Physics Supplement, 2005, vol.158, pag.24 – 42

4^ Jacob, W.S. (1855). "On Certain Anomalies presented by the Binary Star 70 Ophiuchi". Monthly Notices of the Royal Astronomical Society 15: 228.

5^ See, Thomas Jefferson Jackson (1896). "Researches on the Orbit of F.70 Ophiuchi, and on a Periodic Perturbation in the Motion of the System Arising from the Action of an Unseen Body". The Astronomical Journal 16: 17.

6^ Journal for the history of astronomy, A Career of controversy: the anomaly OF T. J. J. See, Sherrill Thomas J., 1999, vol.30, accessdate 2007-08-27

7^ The Astronomical Journal, Alternate dynamical analysis of Barnard's star, van de Kamp Peter, 1969 August, vol.74, pag.757-759, accessdate 2007-08-27

8^ Latham, David W. et al, The unseen companion of HD114762 - A probable brown dwarf, Nature, 1989, vol.339, pag.38-40

9^ Alan Hale, On the nature of the companion to HD 114762, Astronomical Society of the Pacific, 1995, vol.107, pag.22-26

10^ Marcy et al, Two New Candidate Planets in Eccentric Orbits, Astrophysical Journal, 1999, vol.520, pag.239-247

11^ Misure successive più precise condurrano a valori di 4,3+/-0,2 e 3,9+/-0,2 masse terrestri. Konacki, M. and Wolszczan, A. Masses and Orbital Inclinations of Planets in the PSR B1257+12 System Astrophysical Journal, Volume 591, Issue 2, pp. L147-L150, 2003..

12^ Wolszczan, A., and D.A. Frail. A planetary system around the millisecond pulsar PSR 1257+12. Nature 355(6356):145-7, January 9, 1992.

13^ Mayor, Michel; Queloz, Didier, A Jupiter-mass companion to a solar-type star, Nature, 1995, vol.378, pag.355 – 359

14^ Temperatura dei pianeti extrasolari

15^ Il colore delle piante extrasolari, Le scienze, accesso 12-04-2007

16^ Sato, B.; Fischer, D.; Henry, G.; Laughlin, G.; Butler, R.; Marcy, G.; Vogt, S.; Bodenheimer, P.; Ida, S.; Toyota, E.; Wolf, A.; Valenti, J.; Boyd, L.; Johnson, J.; Wright, J.; Ammons, M.; Robinson, S.; Strader, J.; McCarthy, C.; Tah, K.; Minniti, D., The N2K Consortium II: A Transiting Hot Saturn around HD 149026 with a Large Dense Core, The Astrophysical Journal, 2005, vol.633, pag.465 – 473

17^ Konacki, M., An extrasolar giant planet in a close triple-star system, Nature, 2005, vol.436, pag.230 – 233

18^ NASA Scientist Finds World With Triple Sunsets (News Release), JPL website, July 13, 2005, accessdate 2006-05-07

19^ Eggenberger A., Udry S., Mazeh T., Segal Y. & Mayor M., No evidence of a hot Jupiter around HD 188753 A, Astronomy & Astrophysics, 2007

20^ Maciej Konacki home page, Feb. 22, 2007, accessdate 2007-02-23

21^ Quel pianeta lontano, gemello della Terra (intervista sito ESA)

22^ J.-P. Beaulieu; D.P. Bennett; P. Fouque; A. Williams; M. Dominik; U.G. Jorgensen; D. Kubas; A. Cassan; C. Coutures; J. Greenhill; K. Hill; J. Menzies; P.D. Sackett; M. Albrow; S. Brillant; J.A.R. Caldwell; J.J. Calitz; K.H. Cook; E. Corrales; M. Desort; S. Dieters; D. Dominis; J. Donatowicz; M. Hoffman; S. Kane; J.-B. Marquette; R. Martin; P. Meintjes; K. Pollard; K. Sahu; C. Vinter; J. Wambsganss; K. Woller; K. Horne; I. Steele; D. Bramich; M. Burgdorf; C. Snodgrass; M. Bode; A. Udalski; M. Szymanski; M. Kubiak; T. Wieckowski; G. Pietrzynski; I. Soszynski; O. Szewczyk; L. Wyrzykowski; B. Paczynski, Discovery of a Cool Planet of 5.5 Earth Masses Through Gravitational Microlensing, Nature, 2006, vol.439, pag.437 – 440

23^ Kiwis help discover new planet, Jan 26, 2006, One News, accessdate 2006-05-07

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