Gudea
Da Ufopedia.
- « Il pastore costruisce il tempio con metallo prezioso... Egli costruisce l'Eninnu con pietre preziose... Egli costruisce il tempio con rame e stagno »
Cilindro A - Gudea
Gudea [1] (2144 - 2124 a.C.) è stato un sovrano (ensi) della città di Lagash, nella Mesopotamia meridionale.
Regnò dal 2144 al 2124 a.C. circa. Molto probabilmente non era originario della città, ma avendo sposato Ninalla, figlia del governatore Urbaba (2164-2144 a.C.) di Lagash, entrando così a far parte della famiglia reale di Lagash. Sul trono gli succedette il figlio Ur-Ningirsu.
Gudea sembra avere svolto un ruolo politico non legato soltanto alla propria provincia, di cui doveva far parte anche l'antica Girsu, ma sembra che il sovrano di Lagash abbia controllato anche la Mesopotamia centro-meridionale prima dell'ascesa di Utukhegal di Uruk. Le sue attività militari, scontri con la federazione elamita, sono solo parzialmente documentate. Numerose sono invece le iscrizioni che celebrano la costruzione del tempio del dio Ningirsu.
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Iscrizioni
Molte iscrizioni ricordano i templi costruiti da Gudea nelle città di Ur, Nippur, Uruk e Bad-Tibira. Questo indica la crescente influenza di Gudea in Sumer. Il suo predecessore, Urbaba, aveva già proclamato sua figlia Enanepada alta sacerdotessa della dea Nanna a Ur.
Titolo
Gudea scelse il titolo di ensi (re cittadino o governatore) e non quello di lugal (accadico sharrum), sebbene egli si presentò come dio di Lagash. Gudea sostenne di aver conquistato Elam e Anshan, ma le sue iscrizioni enfatizzano la costruzione di canali d'irrigazione e templi e la realizzazione di preziosi doni per gli dèi. I materiali utilizzati provenivano dal Libano, dall'Arabia, da Canaan, dall'Egitto, dall'Oman e dal Bahrain.
Col declino del potere accadico, Lagash riconquistò la sua indipendenza con Puzer-Mama, che si dichiarò lugul, o re, di Lagash. In seguito, almeno fino alla fine del periodo gudeo, questo titolo non sarebbe più stato utilizzato. I sovrani di Lagash, compresi Ur-Ningirsu e Ur-Bau, che precedettero Gudea, si definirono ensi, o governatori, di Lagash, riservando il titolo di lugul solo ai loro dèi.
Statue di Gudea
Ventisei statue di Gudea sono state trovate nel corso di scavi ad Adad-nadin-ahhe e Telloh con molti altri reperti provenienti dai commerci. All'inizio furono utilizzati il calcare, la steatite e l'alabastro, mentre in seguito, come conseguenza della creazione di rapporti commerciali, fu usata la più esotica e costosa diorite (che era già stata utilizzata dagli antichi re sumeri (vedi statua di Entemena). Queste statue recavano iscrizioni che descrivevano i commerci, il regno e la religione.
Religione
Le invocazioni alle divinità furono molto creative e oneste al tempo di Gudea, che prestò attenzione soprattutto al dio della guerra Ningirsu, in considerazione e a dimostrazione del fatto che la situazione della Mesopotamia meridionale era molto violenta dopo la fine del potere accadico.
Riforme
Le riforme sociali di Gudea, tra cui la cancellazione dei debiti la concessione alle donne del permesso di detenere le terre di famiglia, potrebbero essere state davvero nuove, oppure, secondo alcuni, potrebbero in realtà essere state un ritorno alla tradizione sumera. Sebbene Gudea diede molta attenzione al dio della guerra Ningirsu, il suo regno fu pacifico ed egli fu un restauratore della tradizione.
Dopo di lui, Lagash entrò in crisi e decliò, apreno la strada alla terza dinastia di Ur, che conquistò il potere nella Mesopotamia meridionale.
Note
1^ Il nome Gudea deriva dal sumerico e significa il chiamato (dalla radice composta gù-dé che significa "emettere suoni" e la -a del participio passivo).
Voci correlate
Bibliografia
- Flemming Johansen, “Statues of Gudea Ancient and Modern”, Mesopotamia. Copenhagen Studies in Assyriology, 6 (1978), Copenhague ;
- André Parrot, Tello, vingt campagnes de fouilles (1877-1933), Albin Michel, Paris, 1948 ;
- Georges Roux, La Mésopotamie, Seuil, coll. « Points histoire », 1995 (nouv. édition) (ISBN 2-02-023636-2) ;
- W.H.Ph. Römer, « Zum heutigen Stande der Gudeaforschung », Bibliotheca orientalis, 26 (1969), p. 159–171 (recension bibliographique).