Letteratura egizia antica

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Il vastissimo patrimonio letterario dell'Antico Egitto ci è pervenuto in gran parte su rotoli di papiro, spesso conservati in anfore, ma anche grazie a iscrizioni monumentali e decorative che abbellivano le tombe dei defunti. Di questo genere fanno parte opere come i Testi delle Piramidi o il Libro dei morti, al quale si pensava che si potesse far riferimento per dimostrare ad Osiride l'innocenza del defunto, nel momento in cui la sua anima sarebbe stata pesata dal dio. Al di là di queste opere di carattere funerario o religioso, hanno avuto grande successo testi come la Satira dei mestieri, quindi una novella a sfondo satirico, nella quale si polemizza contro i privilegi dei nobili e Le istruzioni di Ptahotep, dove sono raccolti insegnamenti di tipo etico e filosofico da tramandare ai posteri. Veri e propri romanzi possono essere considerati Il racconto del naufrago e Le avventure di Sinuhe, che tanto influenzarono i successivi scrittori di racconti di avventure e di viaggi. Non mancarono opere di carattere spiccatamente poetico, come i Canti d'amore e i Canti dell'arpista; il primo è una raccolta di ritratti di coppie di innamorati, il secondo un vero e proprio poema della malinconia, emblema di quella crisi sociale che ha caratterizzato il primo periodo intermedio della storia dell'Antico Egitto. Infine non è da trascurare l'apporto delle fiabe, come la Storia dei due fratelli che risentono anche di elementi antichi trasmessi oralmente; nel caso specifico la fiaba in questione tende addirittura a diventare un mito. Sono presenti anche numerose fiabe sugli animali [1].

I funzionari di stato: gli Scribi

Statua di scriba

Per amministrare l'Egitto il faraone ricorreva all'aiuto di suoi rappresentanti, con un ampio sistema di funzionari, dei quali il più elevato era il "visir". Fino alla XVIII dinastia vi fu un solo visir per tutto l'Egitto, ma nel regno di Thutmose III la funzione si sdoppiò e vi fu un visir del sud che risiedeva a Tebe e un visir del nord che aveva la sua sede a Eliopoli. Al visir facevano capo tutte le branche amministrative dell'Egitto ed era inoltre quel che oggi chiameremo ministro della guerra, ministro degli interni, capo della polizia egiziana, ministro dell'agricoltura e ministro di grazia e giustizia. Vi erano comunque molti altri tipi di funzionari come ad esempio i "grandi maggiordomi", dediti ad amministrare le terre di proprietà del faraone, comandanti militari, architetti reali, come ad esempio il famoso Imhotep che venne divinizzato dopo la morte e, tra i funzionari meno conosciuti, i sementi.

L'Egitto riusciva inoltre a conservare la propria economia grazie all'aiuto di funzionari, trascrittori di tutte le derrate alimentari, delle importazioni e delle esportazioni, del numero di capi di bestiame, di vino o altri prodotti che entravano nei magazzini: erano gli scribi. Chiunque poteva diventare scriba, sebbene generalmente fosse un mestiere che veniva tramandato da padre in figlio. Durante l'Antico Regno era lo scriba a insegnare personalmente al proprio figlio; tuttavia, a partire dal Medio Regno, in alcune città comparvero le prime scuole degli scribi dette "case della vita". I bambini vi entravano all'età di quattro anni e il loro apprendistato finiva verso i dodici. Iniziavano copiando frammenti di calce o ceramica, o di legno ricoperto di gesso, dato che il papiro era un materiale molto costoso. Oltre a saper scrivere dovevano anche conoscere le leggi e avere nozioni di aritmetica per calcolare le imposte. Questa casta era talmente importante da avere una propria divinità tutelatrice: il dio Thot. Questi, rappresentato sia come babbuino che come ibis, poemetto imprecatorio scritto da Ovidio, era ritenuto inventore della scrittura e del calendario, scriba supremo, presenziava personalmente alla cerimonia del giudizio dell'anima, trascrivendo le dichiarazioni come in un qualsiasi processo.

Note

1^ "Favole e racconti dell'Egitto faraonico", a cura di Aldo Troisi, ed. Fabbri Editori, Milano, 2001 pag.1-21

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