Teoria della correlazione di Orione

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Rappresentazione del principio della teoria della correlazione di Orione, la posizione delle piramidi di Giza sovrapposta ad una foto della cintura di Orione

La teoria della correlazione di Orione (o correlazione Giza–Orione[1]) è un'ipotesi della piramidologia. La sua principale rivendicazione sta nel fatto che ci sarebbe una correlazione tra la posizione delle principali tre piramidi della necropoli di Giza e le tre stelle centrali della costellazione di Orione, e che questa correlazione fu volontariamente creata da chi costruì le piramidi. Le stelle di Orione erano associate dagli egizi ad Osiride, il dio-sole della rinascita e dell'oltretomba.[2][3][4] A seconda della versione di questa teoria, possono essere incluse altre piramidi per la ricostruzione della costellazione di Orione, mentre il fiume Nilo rappresenterebbe la Via Lattea. Questa teoria fu pubblicata la prima volta nel 1989 all'interno di Discussions in Egyptology, volume 13. Nel 1994 fu il soggetto di un bestseller, The Orion Mystery (Il mistero di Orione),[5] e di un documentario della BBC, The Great Pyramid: Gateway to the Stars (febbraio 1994), oltre ad apparire in alcuni libri New Age.[6][7]

Indice

Storia

La teoria della correlazione di Orione fu accennata la prima volta da Robert Bauval nel 1983. Una notte, mentre stava lavorando in Arabia Saudita, portò la propria famiglia e quella di un amico sulle dune del deserto Arabico, per una campagna esplorativa. Il suo amico indicò Orione, dicendo che Mintaka, la più piccola ed occidentale stella della cintura di Orione, era leggermente fuori asse rispetto alle altre. Bauval fece quindi il collegamento tra le tre stelle di Orione e le tre piramidi di Giza. Pubblicò questa idea nel 1989 in Discussions in Egyptology, volume 13. Il concetto fu poi esposto da Bauval in collaborazione con Adrian Gilbert (The Orion Mystery, 1994) e Graham Hancock (Custode della genesi, 1996), e in altre pubblicazioni separate. L'idea base della teoria è che la posizione relativa delle tre principali piramidi di Giza siano per scelta legate alla posizione delle tre stelle che formano la cintura di Orione, come apparivano nel 10Template:Sp000 a.C.

Il concetto originario riguardava l'allineamento delle piramidi di Giza con Orione ("…le tre piramidi erano una mappa terrestre delle tre stelle della cintura di Orione", "the three pyramids were a terrestrial map of the three stars of Orion's belt"— Hancock's Impronte degli dei, 1995, p. 375) fu in seguito affiancato da speculazioni riguardo l'età della Sfinge di Giza (Hancock e Bauval, Custode della genesi, pubblicato nel 1996, e nel 1997 negli Stati Uniti d'America col titolo di The Message of the Sphinx). Secondo queste opere, la sfinge fu costruita attorno al Template:Tutto attaccato (Paleolitico superiore), e la sua forma a leone è un riferimento alla costellazione del Leone. Inoltre, orientamento e disposizione di sfinge, piramidi e fiume Nilo fu indicata come accurata rappresentazione di Leone, Orione (per la precisione della sua cintura) e Via Lattea. Questa idea fu esposta da Hancock nel 1998 in The Mars Mystery (con Bauval come coautore):

Template:Citazione

Il riferimento alle dato di Template:Tutto attaccato anni fa è significativo per Hancock, dato che sarebbe l'era che tenta di assegnare ad una civiltà precedente, poi scomparsa, ma che secondo lui esistette, e la cui tecnologia avanzata influenzò e modellò lo sviluppo delle civiltà conosciute dell'antichità. Egittologia e archeologia affermano che le prove dimostrano che le piramidi di Giza furono costruite durante la IV dinastia egizia (III millennio a.C.[8]), mentre la datazione esatta della sfinge non è ancora precisa. Hancock non mette in dubbio le prove di datazione delle piramidi, ma sostiene invece che furono progettate grazie alla conoscenza di come le stelle apparivano circa otto millenni prima (dato che la teoria della correlazione di Orione sostiene che siano allineate in quel modo), il che richiede l'esistenza di una conoscenza superiore a quella disponibile a chi costruì le piramidi.

Critiche

Le affermazioni di Hancock, Bauval e di altri (come Adrian Gilbert e Anthony West) riguardanti l'importanza di queste correlazioni sono state poi rielaborate da vari scienziati, i quali hanno poi pubblicato critiche dettagliate e confutazioni di queste idee.

Tra queste critiche molte arrivano da due astronomi, Ed Krupp dell'osservatorio Griffith a Los Angeles e Anthony Fairall, professore di astronomia dell'università di Città del Capo, in Sudafrica. Grazie a strumentazione da planetario, Krupp e Fairall studiarono in modo indipendente tra loro l'angolo tra l'allineamento della cintura di Orione ed il nord nell'epoca citata da Hancock, Bauval e da altri (diverso dall'angolo osservabile oggi o nel III millennio a.C., a causa della precessione degli equinozi), scoprendo che l'angolo era diverso dalla "corrispondenza perfetta" sostenuta da Bauval e Hancock nella teoria della correlazione di Orione (47-50 gradi nelle misurazioni del planetario, contro i 38 gradi delle piramidi).[9]

L'allineamento delle tre piramidi con la Costellazione del Cigno secondo Collins è quello più perfetto

Krupp fece anche notare che la linea leggermente piegata formata dalle tre piramidi fu deviata verso nord, mentre quella della cintura di Orione fu deviata a sud, e quindi una delle due sarebbe stata capovolta.[10] Infatti, questo è quello che fu fatto nel libro originale di Bauval e Gilbert (The Orion Mystery), che paragona le immagini di piramidi e Orione senza specificare che la posizione delle piramidi era stata invertita.[11] Krupp e Fairall trovarono altri problemi nella teoria, tra cui il fatto che se la sfinge debba rappresentare il Leone, allora dovrebbe trovarsi sulla riva opposta del Nilo (la Via Lattea) rispetto alle piramidi (Orione),[9][10] che l'equinozio di primavera del Template:Tutto attaccato si trovava nella Vergine e non nel Leone,[9] e che in ogni caso le costellazioni dello zodiaco nacquero in Mesopotamia ed erano completamente sconosciute in Egitto prima della tarda epoca greco-romana.[11] Ed Krupp raccontò l'errore della mappa invertita in un documentario della BBC intitolato Atlantis Reborn (1999).

Secondo Bauval e Hancock, alcuni astronomi (tra cui Archie Roy, Percy Seymour, Mary Bruck, Giulio Magli) respinsero le argomentazioni di Krupp. La correlazione, sostennero, deve considerare le piramidi viste da nord. Archie Roy, professore emerito di astronomia alla Glasgow University, e Percy Seymour, astronomo ed astrofisico della Plymouth University, hanno pubblicato numerose smentite della tesi di Krupp, tra cui l'accusa del fatto che Bauval e Gilbert invertirono volutamente la mappa delle piramidi.[12][13]

In una sentenza della Broadcasting Standards Commission (Regno Unito), la giuria diede ragione a Robert Bauval, e quindi l'accusa di Krupp fu "slealmente" presentata nel documentario della BBC Atlantis Reborn, senza che a Bauval fosse stato permesso di ribattere.[1] Le risposte di Bauval e Hancock alle accuse di Krupp furono incluse nella versione modificata del documentario (Atlantis Reborn Again) andato in onda il 14 dicembre 2000.

Secondo Andrew Collins infine, che notò come l'allineamento con le tre stelle della costellazione di Orione non fosse per nulla perfetto, le tre piramidi di Giza corrisponderebbero invece a un altro gruppo di stelle nella costellazione del Cigno: le cosiddette ali del Cigno (le stelle ε, γ e δ Cygni), che corrispondono alla perfezione con le tre piramidi.

Reperti archeologici

Nel 2009 un museo archeologico italiano acquista all'asta un piccolo scarabeo egizio ritenuto da alcuni archeologi del periodo Hyksos. Lo scarabeo inizialmente fu tenuto nell'archivio del museo con il codice di inventario A162, fino a che Evan De Vilde, fondatore dell'archeorealismo e studioso di antiche civiltà, non si accorse che sul suo retro vi erano incisi tre disegni a disco con punti concentrici i quali erano l'allineamento geografico delle tre piramidi della Piana di Giza e che rappresentavano esattamente la costellazione di Orione. Secondo De Vilde Evan lo scarabeo di Orione rappresenta il punto di congiunzione tra un autentico reperto egizio e la famosa teoria della correlazione tra piramidi della piana di Giza e la costellazione di Orione, nonché il primo vero reperto egizio che testimoni una vera correlazione tra questi due concetti: l'allineamento delle stelle nella cinta di Orione e l'allineamento topografico delle piramidi. Questa ipotesi però non è ancora confermata dalla comunità scientifica ed è ancora al vaglio di alcune commissioni di egittologi che lo stesso Daphne Museum ha incaricato di esaminare.

Leone e sfinge

La grande sfinge è una statua con testa di uomo e corpo di leone. Scolpita direttamente nel calcare, è lunga 57 metri, larga 6 metri, ed altra 20 metri, il che la rende la più grande statua monoblocco del mondo. La grande sfinge è una delle statue più grandi ed antiche del mondo, anche sono tuttora in discussione cose come il riconoscimento di chi fece da modello, quando fu costruita e da chi. Queste domande, col tempo, si sono guadagnate il nome di "indovinello della sfinge", anche se non va confuso con l'originale leggenda greca.

Gli egittologi accettano comunemente il fatto che la sfinge rappresenti Chefren[14] spesso indicato anche come il costruttore. Questo daterebbe il termine della costruzione tra il 2520 ed il 2494 a.C. Dato che le prove che porterebbero a Chefren sono ambigue e circostanziali, l'idea di chi e quando costruì la sfinge è ancora oggetto di dibattito. Un'argomentazione sostenuta da Bauval e Hancock per supportare la teoria è che la costruzione della sfinge sarebbe iniziata nel 10500 a.C., che la forma di leone sarebbe un riferimento all'omonima costellazione, e che piramidi, sfinge e Nilo rappresenterebbero Orione, Leone e Via Lattea.[15]

La data del 10500 a.C. fu scelta perché essi sostenevano che fosse l'unico periodo della precessione degli equinozi in cui l'era astrologica era quella del Leone, e la costellazione nasceva perfettamente ad est della sfinge durante l'equinozio di primavera. Ipotizzarono anche che in quest'epoca gli angoli tra le tre stelle della cintura di Orione e l'orizzonte fosse una "perfetta coincidenza" con gli angoli tra le tre grandi piramidi di Giza. Questi concetti, assieme ad altre teorie, furono usati per sostenere l'esistenza di un'antica civiltà sconosciuta, tecnologicamente avanzata e oggi scomparsa, che fece da progenitore a tutte le civiltà.

La teoria di una sfinge più antica ricevette sostegno da alcuni geologi. Il più famoso, Robert Schoch, sostenne che gli effetti dell'erosione dell'acqua sulla sfinge dimostrano che parti del monumento furono scolpite almeno nel 7000–5000 a.C.[16] L'analisi di Schoch è stata ampiamente condivisa da un altro geologo, David Coxill, il quale sostiene che la sfinge fu duramente colpita dalla pioggia, e che quindi deve risalire al periodo predinastico.[17] Mentre un terzo geologo, Colin Reader, ipotizzò una datazione antecedente di molti secoli a quanto comunemente accettato. Queste opinioni, comunque, sono state quasi universalmente rigettate dai principali egittologi che, assieme a numerosi geologi come James Harrell, Lal Gauri, John J. Sinai e Jayanta K. Bandyopadhyaym,[18][19] sostengono la datazione classica della sfinge. Le loro analisi attribuiscono l'apparente decadimento accelerato della sfinge al moderno inquinamento industriale, alle differenze qualitative tra gli strati di calcare del monumento, all'erosione della sabbia spinta dal vento, e/o agli sbalzi climatici che portano a fratture nella roccia.

Note

  1. 1,0 1,1 Template:Cita libro
  2. The Oxford Guide: Essential Guide to Egyptian Mythology, Edito da Donald B. Redford, p302-307, Berkley, 2003, ISBN 0-425-19096-X
  3. Template:Cita libro
  4. http://www.coldwaterschools.org/lms/planetarium/myth/orion.html; http://www.constellationsofwords.com/Constellations/Orion.html
  5. Robert Bauval, Adrian Gilbert, The Orion Mystery: Unlocking The Secrets of the Pyramids (Londra: Heinemann, 1884). ISBN 0-434-00074-4
  6. Template:Cita libro
  7. Template:Cita libro
  8. (2006) The Seven Wonders. The Great Pyramid of Giza.
  9. 9,0 9,1 9,2 Template:Cita pubblicazione
  10. 10,0 10,1 Template:Cita pubblicazione
  11. 11,0 11,1 Template:Cita web
  12. "http://www.antiquityofman.com/Krupp_refutes_Bauval_and_Roy.html"
  13. Percy Seymour, The Birth of Christ: Exploding the Myth, Virgin Books, 1998, pp.66-7]
  14. Zahi Hawass, The Secrets of the Sphinx: Restoration Past and Present, pag 24 (Columbia University Press, 1999). ISBN 977-424-492-3
  15. Programma BBC Horizon (2000) sulle teorie alternative di Hancock e Bauval
  16. Sinossi di uno scritto del 1999 di Schoch
  17. Coxhill, David (1998) citato da Robert Schoch
  18. K. Lal Gauri, John J. Sinai, e Jayanta K. Bandyopadhyay, "Geologic Weathering and Its Implications on the Age of the Sphinx". Geoarchaeology, Vol. 10, No. 2 (aprile 1995), pp. 119-133
  19. James A. Harrell, "The Sphinx Controversy: Another Look at the Geological Evidence," KMT: A Modern Journal of Ancient Egypt, Vol. 5, No. 2 (estate 1994), pp. 70-74.

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