Enuma Elish
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Versione delle 18:40, 27 mar 2009
L'Enuma Elish (in italiano Quando in alto [1]) è un poema mesopotamico che tratta il mito della creazione e le imprese del dio Marduk. Veniva recitato durante l'akītu, la festa del capodanno di Babilonia. L'opera risale probabilmente al XIII o al XII secolo a.C., al tempo della prima dinastia di Babilonia; se ne conoscono alcune versioni assire del VII secolo a.C. trovate ad Assur e a Ninive.
Il poema consta di sette tavole e, oltre a quello celebrativo, ha anche lo scopo di descrivere una cosmogonia. L’autore quindi parte dal tempo dei primordi, da prima dell’origine del tutto, come accade in Genesi.
Probabilmente, accanto alla versione “canonica”, presso i babilonesi esistevano altre versioni di questo mito, soprattutto se si pensa alla consuetudine di trasmettere oralmente la cultura (le tavolette cuneiformi erano un lusso, riservato agli archivi di stato e a pochi ricchissimi, e la scrittura cuneiforme non era poi così diffusa, perché molto difficile da apprendere). Dell’autore nulla sappiamo, perché presso i babilonesi non si teneva conto della paternità delle opere letterarie di nessun tipo. L’epoca di composizione è fissato dagli studiosi verosimilmente al tempo della prima dinastia di Babele, ma non vi sono riferimenti certi: altri ad esempio la collocano nell’ottavo secolo, al tempo del re assiro Tiglatpileser III, che dominò anche su Babilonia, e individuano l’autore in un assiro e non in un babilonese.
Sino a noi sono giunte quattro redazioni del poema: una neobabilonese, una neoassira (dalla biblioteca di Assurbanipal a Ninive) e una assira più antica, ai tempi in cui fioriva la capitale Assur, e infine una prebabilonese, di cui si conosce solo un piccolo frammento rinvenuto negli scavi di Kish. Ma anche i frammenti più antichi, di epoca prebabilonese, non possono comunque essere più antichi del regno di Hammurabi (1955 – 1913), periodo storico nel quale Marduk fu proclamato dio nazionale. E’ certo in ogni caso che il poema fu modellato su un racconto dedicato a Enlil, il dio della terra, il più potente prima di Marduk. La struttura e lo stile mostrano caratteri di forte unitarietà, e da qui vien da congetturare che l’opera sia stata scritta da un solo scriba. Molti racconti circolavano in Babilonia, intorno all’origine del mondo, la comparsa degli dei, degli animali, dell’uomo, le lotte primordiali fra i principi del bene e del male simboleggiato da mostri terribili. L’autore dell’Euma Elish aveva quindi molto materiale da rielaborare. Il poema si chiude, al settimo canto, con un inno ai 50 nomi di Marduk, ed è questo un elemento che rafforza l’ipotesi che esso sia una rielaborazione del poema dedicato a Enlil: infatti il numero 50 era sacro a questo dio.
Abzu e Tiamat, personificazioni divine delle acque dolci e delle acque salate, si mescolarono dando origine a nuovi dei che, a loro volta, ne generarono altri. Questi giovani disturbavano il sonno di Apsû che decise di ucciderli, contro il parere di Tiāmat, ma venne invece ucciso da uno di loro, Ea/Enki. Tiāmat, irata per il destino del suo sposo, mosse guerra agli altri dei alleandosi con il mostro Kingu e con altre divinità; soltanto Marduk, figlio di Ea/Enki, osò affrontarla, chiedendo in cambio di diventare re di tutti gli dei, e la uccise con una freccia. Poi ne tagliò in due il corpo: una parte diede origine al cielo e l'altra alla terra. Con il sangue di Kingu formò gli uomini perché servissero gli dei.
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Testo del Poema
- «Quando in alto il cielo non aveva ancora un nome nè in basso la terra chiamata per nome, Apsu, il primo [2], il loro generatore (del cielo e della terra) e madre Tiamat, che generò tutti loro, mescolavano insieme le loro acque, nè banchi di canne vi erano ancora raggruppati, nè ha scoperto letti di canna [3]; quando ancora nessun dio si era manifestato, nè i loro nomi pronunziati, nè i destini decretati, allora in Apsu-Tiamat alcuni dèi furono creati. Lahmu (e) Lahamu emersero, i loro nomi pronunciati. Prima che fossero maturati e formati pienamente, nacquero Anshar e Kishar, superiori a loro [4]. Quando ebbero prolungato i propri giorni, moltiplicati i propri anni, Anu fu il loro figlio primogenito e divenne simile ai suoi genitori: come Anshar aveva fatto simile a lui Anu, suo rampollo, Anu ugualmente ha generato Nudimmud a sua somiglianza. Egli, Nudimmud, era superiore ai suoi antenati: profondo di comprensione, era saggio, era molto forte con le armi. Più possente da lontano del creatore di suo padre Anshar, non aveva nessun concorrente fra gli dèi i suoi pari [5]. Gli dei di quella generazione si misero insieme e il riverbero del loro clamore disturbò Tiamat. Fecero sussultare la pancia di Tiamat, con i loro svaghi turbarono l'interno della sua dimora divina. Apsu non poteva reprimere il loro rumore e tuttavia Tiamat rimase impassibile davanti a loro; comunque i loro maneggi le erano sgraditi, ma lei fu indulgente con loro per la loro condotta biasimevole [6]. Finalmente Apsu, generatore dei grandi dèi [7], ha chiamato fuori indirizzando il suo Mummu: "Oh Mummu, tu, mio paggio che mi appaghi l'anima! Vieni, andiamo a trovare Tiamat!" Quindi se ne andarono, sedettero di fronte a Tiamat e discussero gli affari riguardanti gli dei loro figli. Apsu fece sentire la sua voce e parlò a Tiamat con voce forte: "Le loro vie sono divenute molto angosciose a me, di giorno non posso riposare, la notte non posso dormire. Abolirò le loro vie e li disperderò! Affinchè sia ristabilito il silenzio, così che possiamo dormire." Quando Tiamat sentì questo, era furiosa e ha gridato al suo sposo; ha gridato orrendamente ed era accanto a lui con ira, perchè le aveva insinuato del male nell'animo: "Come possiamo permettere di far perire quello che noi stessi abbiamo creato? Sebbene le loro vie sono così angosciose, dovremo sopportare essi pazientemente." Mummu allora parlò e consigliò Apsu, il paggio non era d'accordo col consiglio di sua madre: "O padre, metti una fine alle loro vie fastidiose, così che possiamo permetterci di riposare di giorno e dormire di notte." Così Apsu si è compiaciuto con lui, la sua faccia illuminata divenne corrucciata per gli dèi suoi figli. Mummu si sedette sul suo grembo e Apsu l'abbracciò. Ora, tutto ciò che avevano tramato tra di loro fu riferito agli dèi loro figli. Gli dèi ascoltarono e si agitarono; poi, abbattuti e zitti, si sedettero muti. Superiore in comprensione, saggio e capace, Ea che tutto comprende intuì il loro piano. Contro i progetti di Apsu progettò e dispose un piano d'insieme: adottò contro di lui il suo puro incantesimo, che era superbo. Ielo recitò e, con un filtro, lo fece riposare. Ha versato sonno su lui così che dormiva sonoramente, ha messo Apsu a dormire, l'ha inzuppato con il sonno. Mummu il consigliere era in uno stato di stordimento e non stava in guardia. Egli (Ea) quindi ha slegato la sua cintura, ha messo via la sua corona, ha preso il suo manto di radianza e l'ha messo su di sè. Abbattè Apsu e lo uccise; legò Mummu e sbarrò su di lui la porta. Installò la sua abitazione sulla cima di Apsu e, afferrato Mummu, l'ha legato ad una corda [8]. Quando quando ebbe immobilizzato ed ucciso questi malvagi, Ea ebbe riportato il suo trionfo sopra i suoi nemici. Allora riposò molto quietamente dentro i suoi alloggi privati e li chiamò Palazzo Apsu; vi creò cappelle (sale da cerimonia [9]) e vi stabilì la sua residenza ed Ea e la sua sposa Damkina abitarono nello splendore. Nella camera di destini, sala dei disegni, fu procreato il più intelligente degli dèi, il più saggio degli dei, il signore degli dèi. E dentro l'Apsu, Marduk è stato creato; dentro il puro Apsu, Marduk è nato [10]. Ea suo padre l'ha creato, Damkina sua madre l'ha fatto nascere. Egli fu allattato ai capezzoli di dee; la levatrice lo ha riempito di meraviglie. La sua natura era orgogliosa, penetrante il suo sguardo fisso, il suo sguardo fulminante, era potente sin dalla partenza. Anu il generatore di suo padre lo vide e fu allietato, radioso; il suo cuore si riempì di gioia. L'ha fatto così perfetto che la sua divinità è stata raddoppiata. Elevato lontano sopra gli altri dèi (gli Anunnaki), era superiore in ogni via [11]. I suoi lembi erano ingegnosamente fatti oltre ogni comprensione, impossibili da capire, troppo difficili da percepire. Quattro erano i suoi occhi, quattro erano i suoi orecchi [12]; quando le sue labbra si mossero, il fuoco è arso avanti. I quattro orecchi erano enormi e similmente gli occhi; percepivano ogni cosa. Più alto fra gli dei, la sua forma era notevole. I suoi lembi erano molto lunghi, la sua altezza (?) notevole. Anu piange fuori: "Mio figlio è un'Utu, mio figlio è un Sole, il vero Sole degli dèi!" Vestito nel manto raggiante dei dieci dèi, porta alto sopra la sua testa cinque (cinquanta?) raggi terribili raggruppati sopra lui. Anu allora creò i quattro venti e ha dato loro nascita, li mise nella mano di Marduk: "Figlio mio, lasciali giocare! [13]" Ha forgiato la polvere ed fatto un forte vento che la porta; ha provocato l'onda che ha disturbato Tiamat, Tiamat è stata svegliata e il cielo fu agitato giorno e notte. Gli dei, incapaci di riposare, hanno dovuto sopportare i colpi del vento. Hanno quindi ordito del male nei loro cuori e si sono rivolti a Tiamat la loro madre, dicendo: "Quando hanno ucciso Apsu tuo marito, non sei stata dalla sua parte lato ma hai seduto muta ed ora, avendo Anu creato i quattro venti terribili, le tue viscere sono state fortemente disturbate e noi non possiamo più dormire! Non è più in te il tuo amoroso Apsu, nè Mummu che è stato catturato: nessuno si meraviglia che siedi sola! Non sei tu nostra madre? Tu sei agitata dallo sforzo ma chi di noi, chi può riposare? Tu dunque non ci ami più? La nostra presa è allentata, e i nostri occhi sono incavati. Liberaci da questo giogo senza riposo e lasciaci dormire! Alzati in piedi contro di loro (i venti [14]) e vendicati! Conquista il nemico e riducilo a niente!" Tiamat ascoltò e questo discorso le piacque: "Già che abbiamo deciso insieme, creiamo tempeste! Gli dèi in lui (Apsu) saranno disturbati, perchè hanno adottato la cattiveria per gli dèi che li hanno generati. Si sono accalcati attorno e correvano accanto a Tiamat. Essi erano fieri, intriganti e inquieti notte e giorno. Lavoravano per la guerra, ringhiosi e furiosi. Sono convenuti a un consiglio e hanno creato un conflitto. Hubur madre, che modella tutte le cose, ha offerto un'arma non fronteggiabile: ha annoiato serpenti giganti, affilati di denti e generosi di zanna (?). Ha riempito i loro corpi con veleno invece di sangue. Lei ha coperto con un mantello dragoni feroci con terribili raggi e fatto loro nascere mantelli di radianza, ha fatto loro divini, (canta questa imprecazione): "Chiunque guarda su loro crollerà in terrore assoluto! I loro corpi arretreranno continuamente e non girano mai via!" Ella ha collocato un serpente cornuto, un mush-hushshu-dragon, ed un lahmu-eroe, Un ugallu-demone, un cane rabbioso, ed un uomo-scorpione, umu-demoni aggressivi, un pesce-uomo, ed un toro-uomo che porta armi spietate, senza paura in battaglia. I suoi ordini erano così potenti, che non avrebbero potuto essere disubbiditi. In più ella ne ha creato undici così. Sopra gli dei suoi discendenti che erano convenuti a un consiglio per lei ha promosso Qingu e fatto lui il più grande fra loro, ha conferito su di lui il comando dell'esercito, il comando dell'assemblea, Alzata l'arma per segnalare l'impegno, chiama a raccolta le truppe combattenti, su tutta l'intera forza di battaglia comanda. Ed ella messa su un trono: "Io ho gettato l'incantesimo per te e ti ho fatto il più grande dell'assemblea degli dei! Io ti ho messo al potere al di sopra tutti gli dei! Tu sarai il più grande, per te sono il mio solo amante! I tuoi comandi prevarranno sempre sopra tutti gli Anukki!" Allora gli ha dato la Tavoletta dei Destini e lo ha messo stretto alla sua mammella: "La tua espressione non sarà alterata mai! La tua parola sarà legge!" Quando Qingu è stato promosso e ricevette il potere di Anu e aveva decretato destini per gli dei suoi figli, (egli disse): "Quello che scaturisce dalle tue bocche estinguerà il Fuoco! Il vostro veleno accumulato paralizza il potente!" .»
Note
1^ Dal nome delle prime due parole di apertura del poema.
2^ Il primo del Sistema Solare, in quanto Apsu indicava il Sole, centrale e primo del nostro sistema stellare (che era indicato probabilmente dal termine "cielo").
3^ Il riferimento alle canne è importante, in quanto la prima colonia aliena di Enki sulla Terra fu ad Eridu, nei canneti paludosi della mesopotamia meridionale, di fronte al Golfo Persico.
4^ Il fatto che Anshar e Kishar sono definiti superiori a Lahmu e Lahamu, conferma la traduzione di Zecharia Sitchin che indica in questo testo sumerico che i pianeti Saturno e Giove sono più grandi di Marte e Venere.
5^ Nell'interpretazione "astronomica" di Zecharia Sitchin, Anu e Nudimmud erano pari ad Anshar in quanto Urano e Nettuno erano pianeti gassosi come Saturno.
6^ Nell'interpretazione "astronomica" di Zecharia Sitchin, i pianeti citati del Sistema Solare orbitavano vicino al pianeta Tiamat, modificandone l'orbita, ma senza riuscire a farla uscire perennemente da essa e senza collidere con lei (vedi la Battaglia Celeste, testo sumerico sulla teoria dell'impatto gigante).
7^ Nell'interpretazione "astronomica" di Zecharia Sitchin, il fatto riportato che Apsu generò gli altri dèi indica che il Sole generò i pianeti del Sistema Solare (vedi la creazione planetaria dal disco di accrescimento che si divide in stella principale e pianeti).
8^ Continuando con la linea dell'interpretazione astronomica, il rapporto Apsu-Mummu sembra la descrizione metaforica di un Sistema binario quale evidentemente era una volta il Sole, degenerato poi in un sistema ad una sola stella (per fusione delle due).
9^ Qui il testo sembra essere passato alla descrizione della edificazione di Eridu, prima colonia aliena degli Anunnaki installata sulla Terra dal gruppo di astronauti-coloni Enki, Ulmash, Ningirsig, Mushdammu, Guru, Engur, Enbilulu, Enursag, Kulla e Enkimdu (vedi livello XVI degli scavi di Eridu).
10^ Qui il riferimento è doppio: sia alla figura storica di Marduk figlio di Enki, sia al pianeta Marduk (o Nibiru o Pianeta X, patria degli Anunnaki).
11^ Nel senso astronomico può alludere alla lunghissima orbita di Marduk-Nibiru rispetto a quella degli altri pianeti del Sistema Solare.
12^ Nel senso astronomico è forse un'allusione alle lune di Marduk-Nibiru (chiamate i sette Venti) ed ai suoi anelli.
13^ Forse 4 delle 7 lune di Marduk-Nibiru provenivano da Urano (indicato da Anu nel testo).
Bibliografia
- L. Cagni, La religione della Mesopotamia, in "Storia delle religioni. Le religioni antiche", Laterza, Roma-Bari 1997, ISBN 9788842052050
- J. Bottèro e S.N. Kramer, Uomini e dèi della mesopotamia, Einaudi, Torino 1992, ISBN 8806127373
Collegamenti Esterni
http://www.poiein.it/autori/L/Lucini/enuma_elish.htm
http://www.instoria.it/home/Enumaelish.htm
http://xoomer.virgilio.it/bxpoma/akkadita/enuma1_trans.htm
http://brunelleschi.imss.fi.it/galileopalazzostrozzi/oggetto/TavolettaTestoLetterarioEnumaElish.html