Esobiologia

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===Energetici===
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Versione delle 20:25, 2 lug 2019

Simboli inseriti nella sonda Pioneer 10, con indicazioni sul nostro pianeta nel caso la sonda venga intercettata da una civiltà extraterrestre

L'esobiologia (o xenobiologia, astrobiologia) è un campo della biologia che considera la possibilità della vita extraterrestre e la sua possibile natura. Necessariamente include anche il concetto di vita artificiale (vedi clonazione e ingegneria genetica), poiché qualunque forma di vita che potrebbe evolvere naturalmente in modo concepibile, potrebbe essere creata altrove in laboratorio usando una tecnologia futuribile. Include anche l'ipotesi di un'origine della vita sulla Terra tramite panspermia, teorizzata dal biologo premio Nobel Francis Crick e dall'astronomo Fred Hoyle.

Indice

Origine e sviluppi

Rappresentazione artistica di una ipotetica forma di vita basata sul silicio

Il termine fu coniato negli anni cinquanta dello scorso secolo dal biologo statunitense Joshua Lederberg in preparazione allo sbarco dell'uomo sulla Luna. Eventuali batteri extraterrestri presenti sul nostro satellite avrebbero potuto contaminare la Terra al ritorno degli astronauti. L'ipotesi fu in seguito confutata.

Sebbene quello dell'esobiologia sia attualmente un campo speculativo, l'assenza di vita nel resto dell'universo è un'ipotesi falsificabile (nonostante debba ancora essere provata falsa); quindi, secondo il falsificazionismo di Karl Popper, appare un campo valido di esplorazione scientifica.

Parallelamente, le simulazioni al computer di processi di vita fondamentali hanno reso possibile l'esplorazione di forme di vita alternative (come il DNA levogiro o la vita basata sul silicio invece che sul carbonio), al fine di determinare quali potrebbero essere le loro caratteristiche.

L'equazione di Drake

La ricerca di vita extraterrestre è, ovviamente, di grande interesse per gli esobiologi.

Alcuni sostengono che il numero di pianeti con vita intelligente extraterrestre possa essere valutato dall'equazione di Drake, se e quando i valori delle sue variabili potranno essere determinati. Il radioastronomo statunitense Frank Drake sviluppò un'equazione in cui il numero di civiltà extraterrestri è in funzione del prodotto di una serie di fattori. Tuttavia le incertezze nei termini dell'equazione rendono impossibile predire se la vita è rara o comune. Il problema, infatti, sta proprio nella assoluta mancanza di valori di riferimento per alcune delle variabili coinvolte (ad esempio, la percentuale di pianeti della Galassia in cui si evolvono forme di vita). Siccome, in pratica, le probabilità vengono determinate sulla base delle proporzioni osservate, alcuni dei fattori dell'equazione sono indefiniti, rendendo indefinito il risultato. Come afferma lo scienziato della NASA Chris McKay:

« L'unico esempio che abbiamo è quello della vita qui sulla Terra: se soltanto trovassimo il più semplice insetto su un altro pianeta, e se quell'insetto fosse diverso da quelli che abbiamo qui, sarebbe la dimostrazione che c'è vita in ambedue i posti; e se c'è in due posti, è evidente che l'universo è pieno di vita.[1] »

Tuttavia, finché non verranno osservate forme di vita extraterrestre, non sarà possibile stabilire se la vita sulla Terra sia il frutto di un miracolo unico e mai più ripetuto (statisticamente un caso aberrante), oppure il risultato di un processo tutto sommato abbastanza comune nell'universo.

Forme di vita extraterrestre

Un altro soggetto associato all'esobiologia è il paradosso di Fermi, il quale suggerisce che se la vita intelligente è comune nell'universo ci dovrebbero essere ovvi segni di essa.

Al momento (2007) non c'è alcuna evidenza a sostegno dell'esistenza di forme di vita intelligenti extraterrestri [2] quantunque se ne sia iniziata la ricerca fin dagli anni Sessanta con il progetto di radioascolto astronomico SETI.

Possibili microfossili di batteri rinvenuti in una meteorite di origine marziana

Una prova a sostegno dell'esistenza di forme di vita extraterrestre di tipo elementare potrebbe venire dall'esame di meteoriti cadute in Antartide, che si presume provengano dal pianeta Marte.
Don Bogard, uno scienziato della NASA [3], esaminò alcuni granuli di cristallo presenti nelle meteoriti, scoprendo che il gas in essi contenuto aveva una composizione identica a quella rilevata su Marte dai lander Viking alla metà degli anni Settanta. Questa era una prova diretta e inconfutabile che quelle rocce erano di origine marziana [1] e al contempo forniva anche un metodo per stabilire sperimentalmente quando un meteorite era stato, precedentemente, una roccia di Marte [3].

Nel 1997, un gruppo di scienziati della NASA sostenne di avere scoperto, in alcune meteoriti provenienti da Marte, microfossili di batteri extraterrestri. Questa potrebbe essere la prova che la vita si è sviluppata almeno in un altro posto, oltre alla Terra.

Come è possibile che tali batteri si siano sviluppati sulla superficie di un mondo freddo e desertico come Marte?
Per rispondere a questa domanda, bisogna considerare che, alcuni miliardi di anni fa, il pianeta rosso si presentava in modo molto diverso dall'attuale. Durante l'esplorazione di Marte con la missione Mars Exploration Rover è stata rintracciata l'ematite, un minerale che si forma solamente in presenza di acqua, e inoltre si sono osservate zone sedimentarie che soltanto un liquido può aver formato. Il rover Opportunity ha ottenuto riscontri che, in un antico passato, l'acqua esisteva allo stato fluido sulla superficie di Marte, mentre le sonde Viking, in orbita negli anni Settanta, rilevarono una serie di strutture geologiche, sulla superficie del pianeta, legate alla presenza di antichi fiumi e oceani. Gli indizi della presenza di acqua allo stato liquido costituiscono una prova che Marte, molto tempo fa, abbia potuto ospitare un ambiente adatto alla vita.

Tuttavia l'interpretazione dei microfossili nelle meteoriti provenienti da Marte resta dibattuta: il campione potrebbe essere stato contaminato dall'interazione con l'atmosfera o con la superficie terrestre. Una conclusione certa, riguardo a questo problema, non è stata ancora raggiunta [1].

Forme di vita terrestre nello spazio

La telecamera del Surveyor 3 al National Air and Space Museum.

In ogni caso, l'originaria ipotesi di Lederberg riguardante la possibilità che batteri trasportati da un mondo a un altro potessero sopravvivere, ha ricevuto, indirettamente, almeno una conferma parziale.

Streptococco

Nella contesto della missione Apollo 12 del 1969, l'astronauta Charles Conrad, aveva, fra gli altri, il compito di riportare sulla Terra pezzi del Surveyor 3, una sonda automatica atterrata sulla Luna nel 1967. Questo modulo - un lander - era rimasto esposto al freddo e al vuoto dello spazio (la Luna non ha quasi atmosfera) per ben 33 mesi, con oscillazioni termiche dell'ordine di 500 gradi, da circa -250° a +250° Celsius (rispettivamente quando la sonda era immersa nella notte lunare o, viceversa, esposta alla luce diretta del Sole).

La missione era finalizzata a verificare quale fosse stato l'effetto, sugli strumenti, dell'esposizione prolungata in ambiente spaziale. Conrad raccolse la telecamera del Surveyor 3 e la riportò sulla Terra. Su di essa gli scienziati rilevarono microscopici organismi, ormai disseccati:

« Quando l'hanno aperta, sembrava che il tecnico che l'aveva montata tre anni prima avesse avuto il raffreddore e avesse starnutito sul polistirene [1]»

La cosa sorprendente fu che, una volta che un microbiologo ebbe effettuato un preparato di questi organismi (bacilli di Streptococco) essi ripresero ad essere attivi, come se nulla fosse accaduto in quei 33 mesi trascorsi sulla Luna. Questa esperienza dimostrò che i batteri possono sopravvivere nel vuoto spaziale [4].

Tardigradi

Esemplare di tardigrado al microscopio elettronico

Un esperimento di sopravvivenza di forme di vita nello spazio e' stato effettuato nel corso della missione europea Life, sulla sonda russa Foton-M3, nell'ambito del progetto Tarse dell'Agenzia Spaziale Europea [5]. Quattro specie [6] di tardigradi, un gruppo di invertebrati in grado di sopravvivere in condizioni estreme, sono stati lanciati nello spazio il 17 settembre 2007, in orbita terrestre e, collocati nel modulo Biopan 6, esposti per 12 giorni alle radiazioni cosmiche e alle condizioni di vuoto cosmico e quindi recuperati dopo il rientro della capsula il 26 settembre 2007 [7].

Le successive analisi sugli animali ha rivelato un alto tasso di sopravvivenza degli individui, maggiore in quelli in condizioni deidratate, indicando una elevata capacita' di resistenza alle radiazioni ed al vuoto cosmico [8] [9].

Forme di vita in ambienti estremi terrestri

In realtà, la vita è capace di resistere e proliferare in siti in cui le condizioni ambientali possono essere definite "estreme". Anche questo argomento è di interesse per l'esobiologia, in quanto l'analisi degli habitat terrestri può orientare gli studiosi nella selezione degli ambienti extraterrestri da analizzare allo scopo di cercarvi la vita.

Fino a qualche decennio fa, si riteneva che la vita potesse svilupparsi esclusivamente in presenza di una combinazione di fattori molto rigida: l'irraggiamento opportuno da parte di una stella, la presenza di acqua allo stato liquido, la presenza di ossigeno nell'atmosfera e di condizioni di temperatura e di umidità variabili entro livelli prestabiliti. Ma, negli ultimi trentacinque anni [10], gli scienziati hanno scoperto una quantità di esseri viventi, detti organismi estremofili, adattati a vivere nelle condizioni più proibitive, come ad esempio:

Aver trovato la vita sulla Terra in ambienti inaspettati ha aumentato i limiti dei parametri ambientali entro i quali è possibile la sopravvivenza degli organismi viventi, e di conseguenza ha aperto nuove frontiere di esplorazione spaziale alla ricerca della vita extraterrestre, all'interno dello stesso sistema solare. Negli ultimi anni, mondi particolarmente interessanti da questo punto di vista sono stati ritenuti la luna maggiore di Saturno, Titano, e soprattutto una luna di Giove, Europa.

L'esobiologia in Italia

In Italia il Centro studi di esobiologia (CSE), un'unità operativa della Società italiana di scienze naturali (SISN), ha come scopo lo studio e la divulgazione dell'esobiologia, intesa come la disciplina scientifica che si occupa della ricerca della vita nello spazio, dall'individuazione dei prerequisiti per la sua nascita, ai possibili ambienti per la sua evoluzione e il suo mantenimento, alla ricerca di eventuali segni di vita intelligente.

La prima cattedra di Esobiologia

All'Università Laurentina di Toronto, in Canada, ha sede l'unica Cattedra di Esobiologia esistente al mondo, gestita dal Vaticano, ove si insegna che "L'esistenza di esseri extraterrestri non richiederebbe la revisione dell'essenza della dottrina cristiana, ma solo del suo contesto. Non costituirebbe nulla più che una manifestazione 'diversa' della stessa Verità; negarne la possibilità significherebbe, al contrario, limitare l'onnipotenza della Divina 'vis vitalis'".

Le prove dell'Ufologia scientifica

Teschio Starchild
Impianto alieno espiantato

In effetti prove provate in ufologia scientifica non ce ne sono molte, ma gli ufologi ribattono che ogni volta che si trova un oggetto probante, esso viene sequestrato dai servizi segreti (vedi teoria del complotto). In ogni caso almeno una prova c'è: è il Teschio Starchild, trovato in Messico nel 1930. Esso è un teschio apparentemente di un bambino malformato (affetto da dolicocefalia). Per dirimere il contenzioso sulla natura aliena o terrestre del cranio in questione, ne è stata fatta l'analisi del DNA mitocondiriale. Il DNA materno dello Starchild è risultato presentare maggiori differenze rispetto al DNA umano rispetto a quanto possa avvenire normalmente e da ciò si deduce che lo Starchild avrebbe origine aliena. In effetti il dna mitocondriale umano è estremamente più costante di quello nucleare e gli esami del dna mitocondriale di bambini malformati di dolicocefalia è sempre assolutamente normale, mentre il dna mitocondiale dello Starchild aveva moltissime variazioni (800 circa). Quindi lo Starchild era sicuramente alieno, forse un Grigio o un Arancio andromediano. E visto che effetivamente noi terrestri non abbiamo mezzi per arrivare alle stelle prossime della Via Lattea, si suppone che sia venuto con mezzi propri dalla propria stella. Dal che si deduce che è possibile viaggiare più veloce della luce e che probabilmente le teorie fisiche di Miguel Alcubierre sul ripiegamento dello spazio del motore a curvatura sono esatte. Il problema è che anche fosse costruito un motore a curvatura, esso necessiterebbe di un'alimentatore elettrico piccolo e leggero dalla potenza elevatissima, cosa di cui non disponiamo attualmente. Però ci sono ricerche che indicano la possibilità di costruire dei generatori elettrici ad antimateria, basati sull'ununpentio, un elemento artificiale superpesante (il 115) dell'isola di stabilità della tavola periodica di Mendeleev (vedi testimonianza di Bob Lazar). Per la cronaca a Dubna, in Russia, si sta cercando di sintetizzare questo elemento al Joint Institute for Nuclear Research. Comunque gli ufologi sostengono che tutta la materia UFO in tutti i paesi della terra è secretata e gestita dai servizi segreti e dai militari, che porterebbero avanti degli studi di retroingegneria sui velivoli alieni catturati. Da queste ricerche ci sarebbero delle ricadute anche per i civili, in quanto si sostiene che i forni a microonde, le fibre ottiche e i chip siano prodotti di questi studi di retroingegneria. Inoltre gli ufologi sostengono che, visto che i laboratori e le università e dipartimenti scientifici sono quasi totalmente pubblici, e che dallo stato si viene rarissimamente licenziati ma non se si sostiene chiaramente l'esistenza degli ufo (per le ragioni militari e politiche suddette), è probabile che lo scetticismo sugli ufo in tali ambienti venga più da necessità lavorative che da convinzioni reali. Per questo in ufologia si dà più credito al Principio di mediocrità che all'Ipotesi della rarità della Terra. Altre prove sono i chip sottocutanei alieni (e questi sono prove tangibili, probabilmente sono capsule emettitrici di segnale per tracciamento simili a quelle che gli zoologi mettono agli animali da studiare nei parchi nazionali africani, per es.), le mutilazioni animali, la scoperta di moltissimi pianeti extrasolari, gli avvistamenti collettivi. Gli stessi ufologi concordano con gli scettici che le foto, i filmati e le testimonianze di singoli individui non possono essere considerate prove perchè possibili falsi.

I risultati dall'analisi documentale, che è quindi solo indiziaria finchè non sarà confermata con analisi mediche su soggetti di sicura origine extraterrestre (analisi che gli ufologi sospettano già effettuata dai governi, ma non resa pubblica ufficialmente al pubblico), ha prodotto la seguente classificazione:

Umanoidi (parte dei mammiferi, probabilmente si possono incrociare generando discendenza non sterile)

Derivati da umanoidi ma energetici:

Anche umanoidi (misti ad altri tipi):

"Vita" androide

In comunità mista (con biologici):

Mammiferi

Insetti

Anfibi

Acquatici

Di prima generazione da ingegneria genetica

Di seconda generazione da ingegneria genetica

Terrestri (eccetto energetici)

Nel senso che calcano la terra solida, non che hanno per pianeta la Terra:

Rettili

Aerei

Derivano dai volatili (uccelli e pterodattili) ma col tempo hanno perso la capacità di volare (si presume):

Derivati da carnivori (eccetto energetici)

Derivati da erbivori (eccetto energetici)

Energetici

"Etnie"

Gruppi

Singoli

L'esobiologia nella narrativa fantascientifica

L'esobiologia o xenobiologia figura anche in molti scritti di fantascienza come la scienza fittizia della biologia di organismi alieni. Quest'uso del termine dimostra la generazione speculativa di modelli possibili di tale vita, per esempio basate sul silicio. Il filone della fantascienza che ha per protagonisti forme di vita e intelligenze extraterrestri è talvolta chiamato xenofiction.

Alcuni universi narrativi della fantascienza presentano una dettagliata serie di specie aliene (in genere umanoidi):

Dal punto di vista narrativo, si possono distinguere le specie extraterrestri in:

Tra le forme di vita di dimensioni planetarie, si possono citare:

Note

1^ Life, in The Planets. Coproduzione BBC A&E Network 1999. Ed. it: Alla ricerca della vita, in L'Universo. ©2005 De Agostini editore, Novara.

2^ i cerchi nel grano, i cerchi di luce, i filmati degli UFO, e così via, sono considerati prove controverse e non definitive.

3^ Astromaterials Research & Exploration Science - People - DON BOGARD. NASA. URL consultato il 14-05-2008.

4^ in verità bisogna segnalare che, dal momento che non si trattò di un esperimento controllato, quanto piuttosto di una sorta di scoperta per serendipita', le conclusioni derivanti dall'analisi della telecamera debbono essere assunte come prime evidenze sperimentali, non come conclusioni definitive.

5^ Tardigrades In Space (TARDIS)

6^ Richtersius coronifer, Milnesium tardigradum, Echiniscus testudo, Ramazzottius oberhaeuseri

7^ Foton-M3 experiments return to Earth

8^ Rebecchi Lorena, Guidetti Roberto, Altiero Tiziana, Rizzo Maria Angela, Bertolani Roberto, Tardigrade resistance to extremes, including space environment stresses

9^ K. Ingemar Jönsson, Elke Rabbow, Ralph O. Schill, Mats Harms-Ringdahl, Petra Rettberg, Tardigrades survive exposure to space in low Earth orbit, Current Biology, Vol 18, R729-R731, 09 September 2008 online

10^ Martin Rees (a cura di) Universo, Milano, Mondadori Electa, 2006. p.52

11^ forme di vita del genere furono scoperte dal sommergibile scientifico Alvin nel sul fondo dell'Oceano Pacifico nel 1978. Si trattava di vermi e piccoli crostacei.

12^ Martin Rees (a cura di) Universo, Milano, Mondadori Electa, 2006. p.53

13^ questi organismi, rinvenuti in tempi recenti, sono ancora allo studio e non hanno ricevuto ancora un nome scientifico

14^ si tratta di microscopiche alghe che vivono circa un millimetro sotto la crosta salata.

15^ furono scoperti nel 1976 dal biologo E. Imre Friedmann: http://bio.fsu.edu/~friedm/. URL consultato il 24-06-2008.

16^ non tradotto in italiano; il titolo significa Il lato oscuro del Sole.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

http://www.universita.it/universita-edimburgo-corso-on-line-gratuito-ufo/

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